Sproloqui e confidenze a Washington. E “come chi so’? So’ americani”

La penultima cena, la soluzione dell’articolo 5 “Come Se” di cui Giorgia Meloni è autrice, gli aneddoti postumi su Yalta che impallidiscono di fronte alle chiacchiere di Trump seduto accanto alla riaccolta mascotte Zelensky

La maledizione dei nomi dimenticati. Volevo cominciare la Piccola posta con lui, ce l’avevo sulla punta della lingua, e non voleva venire fuori. Comincia per M, mi pare. E pensare che ancora poco fa non si parlava d’altri che di lui, e del suo referente italiano, come si chiama. Ho cercato: “L’uomo più ricco del mondo”, ed eccolo, Elon Musk. E “referente italiano”: Andrea Stroppa. Ha trent’anni, presto per la pensione. Dipendevamo da loro due, da Giorgia Meloni in giù. Ora, dall’Alaska a Washington, mai che venissero nominati. Nemmeno per aiutare a stendere il tappeto rosso.



Nella penultima cena, Giorgia Meloni in compenso sedeva alla sinistra del padre – alla destra, per chi guardava, il posto dell’apostolo prediletto. E’ fieramente lei l’autrice della soluzione dell’articolo 5 Come Se. Gran colpo, nemmeno il conte di Cavour quando mandò in Crimea 18.058 uomini e 3.496 cavalli, e morirono, gli uomini, in qualche decina, e qualche centinaio di feriti. Però morirono tre generali, ma due di colera, compreso Alessandro La Marmora. “Molto alte furono alla fine le perdite italiane, dovute soprattutto a malattie, 2.278 per colera, 1.340 per tifo, 452 per malattie comuni, 350 per scorbuto, 52 per incidenti, 38 per febbri tifoidee, 3 per suicidio e 32 caduti in combattimento”.



Meglio ricordarlo di nuovo, perché la storia torna sempre sul luogo del delitto, e perché l’ingegnosa proposta rivendicata da Meloni, l’articolo 5 Come Se, è completata dall’impegno solenne a non mandare nemmeno un militare italiano alla forza internazionale di sicurezza e osservanza della pace che dovrebbe fare Come Se. “I nostri ragazzi”. Il Libano basta e avanza. Una volta era il nostro vanto. C’è qualcosa che non ho capito, infatti, come con la storia della capra e dei cavoli, che ogni volta bisogna cominciare daccapo: dunque, prima si carica il lupo, no, la capra, poi… Del resto l’asse fra Trump e Meloni è di acciaio: ieri Trump le ha fatto eco, non uno stivale americano sarà in Ucraina. (“Né un uomo né un soldo”, sono gli eredi dell’internazionalismo proletario). Forse toccherà agli olandesi: sono trent’anni che aspettano un’occasione per far dimenticare il brindisi di Srebrenica.



Quel gentiluomo di Lavrov, cui dev’essere costato di arrivare ad Anchorage con la felpa CCCP come un pagliaccio, si è già rimesso la cravatta e ieri ha spiegato che alla Russia non sono mai interessati i territori. (Ehi, a lui non era stato allestito nessun grande giornalista americano che gli chiedesse se non avesse una camicia). Disinteressati ai territori: vantano i metri quadrati quotidiani attorno a Pokrovsk per una passione da geometri. Quanto al cessate il fuoco, lo escludono per amore del meglio, nemico del bene. Gli aneddoti postumi su Yalta impallidiscono di fronte allo sproloquio di Trump seduto accanto alla mascotte riaccolta Zelensky: buona parte del tempo impiegato a raccontare del figlio di un suo collega di golf che era andato a cena serenamente a Washington grazie allo schieramento della Guardia nazionale. Questo il paesaggio, che fa dire ai più che effettivamente si stanno facendo passi avanti fragorosi. Meloni ha confidato a Trump che anche lei non vuole mai parlare con la stampa italiana, e valle a dare torto. Trump ha confidato a Macron che “Putin vuole fare un accordo proprio per me”: ti rendi conto?

“Come chi so’? So’ americani!”. 131 anni dopo, siamo sempre alla Scoperta dell’America. 50 sonetti. Enrico Deaglio ha ripubblicato, aggiornato, il suo romanzo vero su “Cose che voi umani”, reintitolato: “La presa del potere in America – e come andò a finire” (Marsilio). Un paese di Dio. Il suo modello è Tocqueville, ma Pascarella va altrettanto bene, se non meglio. Lo Sciamano: “E chi ho da esse? So’ un servaggio!” (Lo Sciamano graziato è già scontento di Trump: “E’ un impostore!”, per le carte Epstein). Aggiornato com’è, Deaglio “termina con i primi ‘cento giorni’ di Donald ed Elon, la coppia più paurosa del Ventunesimo secolo”. Solo provvisoriamente. La coppia è scoppiata, ora come ora. Chissà come se la passa il Referente di Musk, come si chiama. Chissà come l’hanno vissuta, al Pentagono, la pratica di Kneeling esibita dai militari americani per srotolare il tappeto rosso.



Bisogna andare alle ragioni profonde del conflitto fra Russia e Ucraina, ha ammonito Putin. Trump ha annuito. Ieri ha chiarito: La ragione profonda è stata la pretesa di far entrare l’Ucraina nella Nato. Chissà che impressione hanno avuto Finlandia e Svezia, nuovissimi entrati nella Nato, e paesi baltici e Polonia, nuovi. Trump fece quei famosi guai a Mosca, che l’hanno reso un ventriloquo di Putin, uno fra i tanti. Solo che è, al momento, presidente degli Usa. Chissà perché si insiste ad attribuirgli una fascinazione per l’uomo forte, piuttosto che una dipendenza dal suo ricatto. “L’uomo più potente del mondo”: bisognerà battere così su Google per ricordarsi come si chiamava.



Risémo sempre lì… Famme er piacere:


Lui perché la scoprì? Perché era lui!


Si invece fosse stato un forestiere


Che ce scopriva? Li mortacci sui!

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