L’idea benevola di preservare l’unità prepara la sconfitta. I Willing denuncino l’accordo di Trump e Putin

Avallare Trump che avalla Putin vuol dire consegnarsi all’insuccesso senza più combattere. Se solo non si facessero incartare dal simulacro di una tradizione atlantista tramontata nel deserto Maga, i leader europei avrebbero tutte le caratteristiche per essere un contrappeso efficace all’asse Washington-Mosca

Detto a titolo personale, spiace per Meloni e per il governo italiano, ma l’idea benevola che si debba preservare a tutti i costi l’unità dell’occidente non sta in piedi. Un mentitore seriale come Trump, un truffatore di professione come lui, uno che convoca e sconvoca, umilia e lusinga, passa da un vertice storico a un vertice iperstorico, e intanto se la fa con Putin, lo subisce, lo teme, lo blandisce, lo rafforza, gli offre ciò che non è suo, la libertà e la sicurezza di Europa e Ucraina, non può essere la guida di un occidente unito, al massimo può essere un dishonest broker, un mediatore disonesto, che prepara la sconfitta. Bisogna però essere realisti, si dice, e in generale è vero, dalla sua intelligence, dai suoi armamenti, dalle sue forze potenziali di pressione, dipende molto del destino di Ucraina e Europa. E lui happens to be il presidente degli Stati Uniti. Dunque si capisce che le persone responsabili, i leader europei, abbiano il dovere di credere alla Befana, se questo significa tenere aperta la porta a soluzioni possibili. Ma noi irresponsabili questo dovere non l’abbiamo.


I leader facciano le loro gabole, i loro truschini, adottino tutti i mezzi e mezzucci necessari per mascherare la realtà nel teatro dell’assurdo messo in scena a Washington, però nella consapevolezza che con Trump a un certo punto bisogna rompere, che l’America bisogna cercarla, come fece Colombo, e scoprirla, almeno l’America della democrazia costituzionale che nel Novecento fu trascinata per ben due volte a difesa delle democrazie europee contro espansionismi, imperialismi, totalitarismi. Avallare Trump che avalla Putin e si allea con lui, lo spalleggia, gli regge il moccolo, vuol dire consegnarsi alla sconfitta senza più combattere. Tutti gli chiedono di mostrare la forza per ottenere la pace dall’aggressore. Lui non lo fa. Non lo farà, se le cose che invece ha fatto finora hanno un senso. Il suo tradimento è completo, parte dalla distruzione dell’establishment americano, dalla formazione di una squadra di presentatori televisivi al Pentagono e all’Intelligence, dalla corruzione e fascistizzazione della società americana, e solo nel caso di Israele e dell’Iran, dove ha subito egli stesso la forza esplosiva del governo Netanyahu, che lo ha portato per mano, riluttante, al bombardamento dei siti nucleari iraniani dopo aver conquistato i cieli di Teheran, Trump ha funzionato in una qualche forma di leadership occidentale.

L’Europa deve unirsi e potenziarsi, riarmarsi e coordinarsi, nel solco dei Willing. E sarà costretta, secondo me, prima o poi, a denunciare l’accordo che le passa sulla testa e che svende con caratteristiche ultramonacensi eroismo e libertà e indipendenza degli ucraini, primo passo per la divisione e l’abolizione come entità europeista, al pari dell’entità sionista, dell’Unione. Qui interviene un realismo di secondo grado. Se l’America che abbiamo conosciuto non c’è più, non c’è più. Punto. Lo schema per cui Trump detta ogni condizione possibile a tutti è la via più sicura per il trionfo che Putin non ha conquistato sul campo. E che ha invece ottenuto con la vittoria elettorale di un uomo ricattabile erratico inaffidabile per le democrazie europee. Le lusinghe hanno le gambe corte. Alla corte di Trump c’è solo l’ombra di Putin, Inghilterra Germania Francia e Italia avrebbero tutte le caratteristiche di un contrappeso efficace, se solo non si facessero incartare dal simulacro di una tradizione atlantista tramontata nel deserto Maga e se non si facessero piegare da un’alleanza di fatto del lestofante e del kagebista che solo la rivolta del popolo americano e del Congresso, stimolati dal “no” e dalla rottura europea, potranno sanare con la caduta di un autocrate da barzelletta che è nelle mani di un autocrate da tragedia.

Di più su questi argomenti:

  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

Leave a comment

Your email address will not be published.