Le due notizie che contano dal vertice di Washington: Trump per la prima volta dice che assicurerà garanzie all’Ucraina (con un ma). E con l’articolo 5 dei Volenterosi Meloni non può escludere le truppe (e la Lega?)
La novità più rilevante emersa nell’incontro di lunedì pomeriggio alla Casa Bianca riguarda un fatto politico centrale: per la prima volta da quando è tornato alla guida degli Stati Uniti, Donald Trump ha detto esplicitamente che l’America farà parte della coalizione di volenterosi che si occuperà di dare garanzie affinché l’Ucraina possa essere protetta nel futuro da eventuali nuovi attacchi della Russia. Il passaggio, come ha notato ieri il Wall Street Journal, è decisivo, è una svolta vera maturata, secondo fonti del Foglio che hanno avuto accesso diretto ai dossier sulle trattative di pace, dal fatto che Trump ha capito che se vuole che gli ucraini cedano dei territori deve dargli qualcosa in cambio. Lunedì, passaggio ulteriore che riguarda anche l’Italia, e che riguarda una svolta poco raccontata, un giornalista ha chiesto a Trump se avrebbe escluso l’invio di truppe statunitensi come parte di una garanzia di sicurezza per scoraggiare ulteriori depredazioni da parte di Vladimir Putin e Trump anche qui ha sorpreso: ha detto che gli Stati Uniti saranno “coinvolti” insieme all’Europa anche su questo fronte, riferendosi, come nota ancora il Wsj, a un tema legato alla condivisione di informazioni di intelligence, a un maggior numero di aerei schierati nella regione, all’assistenza al riarmo dell’Ucraina, al potenziamento delle forze armate di Kyiv e escludendo però di inviare boots on the ground per proteggere Kyiv, come ha detto ieri alla Fox (almeno per il momento).
Il Times di Londra, ieri, è stato ancora più netto, e ha riferito che secondo fonti europee, Francia, Gran Bretagna e altri alleati europei guideranno una forza di “rassicurazione” con “diverse migliaia” di soldati sul terreno in Ucraina. Di questa coalizione, con i soldati schierati in prima battuta per sostenere l’Ucraina in caso di attacco, non farebbero parte né l’Italia né la Polonia, ma la novità politica che riguarda il nostro paese, confermata al Foglio da alte fonti della Difesa, è che qualora dovesse prendere forma la strategia di sostegno all’Ucraina suggerita dall’Italia, un articolo 5 della Nato senza il coinvolgimento diretto della Nato ma con il sostegno dei paesi Nato più volenterosi, la possibilità di schierare le forze militari in difesa di Kyiv non avrebbe confini limitati. L’articolo 5 del Trattato Nato stabilisce che un attacco armato contro uno stato membro è considerato un attacco contro tutti. Ogni paese dell’Alleanza si impegna a reagire, ma la forma della risposta è lasciata a ciascuno: può andare dal sostegno politico, alle misure militari, fino all’invio di truppe.
Non c’è automatismo, ma l’impegno di solidarietà è vincolante: ognuno agisce nel modo che ritiene più opportuno per difendere il paese aggredito. La novità politica che riguarda l’Italia è dunque questa: sottoscrivendo un accordo modello articolo 5 passa dallo stato di chi esclude di inviare truppe per difendere l’Ucraina allo stato di chi non può più escludere di inviare anche truppe per difendere l’Ucraina. E la mossa del governo, o meglio di Giorgia Meloni e del ministro della Difesa, è anche una sfida ai propri alleati interni, ovvero la Lega, i cui massimi esponenti, Salvini in primis, non a caso hanno scelto in questi giorni di non esprimere alcun apprezzamento rispetto al possibile successo nelle trattative dell’Ucraina del lodo italiano. La svolta di Trump è importante, naturalmente, ma la svolta italiana lo è pure: essere pronti a mettere nero su bianco l’impegno a proteggere l’Ucraina con tutti i mezzi a disposizione, anche sfidando uno dei tabù del pensiero unico pacifista, con le truppe da mettere a disposizione di un confine ancora più importante di quello ucraino: quello della nostra democrazia.