Trump, sempre il solito Taco

Aveva detto di volere un cessate il fuoco in Ucraina, ora preferisce un accordo rapido. Aveva minacciato la Russia di conseguenze se il vertice in Alaska fosse finito senza un accordo e si è fatto portavoce dell’accordo di Putin. “Trump always chickens out” (Trump si tira sempre indietro) non vale solo con i dazi

Quando Robert Armstrong, giornalista del Financial Times, aveva coniato per il presidente americano l’acronimo Taco, Trump always chickens out (Trump fa sempre marcia indietro), lo aveva fatto per descrivere le sue decisioni sui dazi, fatte di minacce e marce indietro. Durante l’incontro con Vladimir Putin ad Anchorage, in Alaska, il capo della Casa Bianca ha fatto la stessa cosa: chickened out, si è tirato indietro. Prime del vertice, salendo sull’Air Force One che lo avrebbe portato in Alaska, aveva dichiarato ai giornalisti che, se non avesse ottenuto un cessate il fuoco, sarebbe stato molto deluso. Qualche giorno prima, durante l’ultima conversazione avuta con gli europei in preparazione al vertice con il capo del Cremlino, aveva minacciato gravi conseguenze per la Russia se l’incontro con Putin non avesse prodotto risultati.

I risultati, a oggi, non ci sono risultati, se non una proposta di accordo di Vladimir Putin che è la stessa di anni fa. Il presidente russo ha volato per otto ore per raggiungere l’Alaska per dire che il russo deve diventare la lingua ufficiale dell’Ucraina e chiedere le intere regioni ucraine di Donetsk e Luhansk e dare come concessione il congelamento del resto della linea del fronte nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson. La penisola di Crimea che occupa dal 2014 la dà per scontata. L’esercito russo, il 24 febbraio del 2022, puntava a occupare Kyiv, è arrivato fino alla periferia della capitale e si è ritirato quando era ormai chiaro che non sarebbe riuscito a conquistarla. Dall’aprile del 2022 ha concentrato i suoi sforzi nella parte sud orientale dell’Ucraina, senza riuscire a conquistare tutte le regioni. Nel Donetsk controlla il 70 per cento, Mosca non è riuscita a prendere le città nella parte occidentale della regione, che Kyiv ha difeso e fanno parte della cintura di sicurezza dell’Ucraina: perché ora dovrebbe cederle?

Trump però, parlando con Zelensky e con i leader europei per spiegare l’accordo di Putin, si è dimenticato delle minacce intimate al capo del Cremlino qualche giorno prima. E’ uscito dal summit di Anchorage senza risultati e senza un cessate il fuoco: secondo le sue dichiarazioni precedenti dovrebbe essere deluso e aver imposto “gravi conseguenze” a Mosca. Invece no, il capo della Casa Bianca ha detto che una pace veloce è meglio di un cessate il fuoco. Ha fatto marcia indietro. La difficoltà di Kyiv nell’accettare un congelamento della linea del fronte, non è una questione di territori, ma di garanzie di sicurezza per evitare che la Russia riesca a lanciare una nuova invasione tra qualche anno. Se tutte le dichiarazioni sui territori sono molto nette, quelle sulle garanzie di sicurezza sono ancora molto vaghe.

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