Il debito pubblico sale molto, ma scende lo spread e aumentano le entrate fiscali. Le previsioni dei prossimi sei mesi del 2025
La cattiva notizia è che il debito pubblico dell’Italia continua ad aumentare (3.070 miliardi, secondo l’ultima rilevazione della Banca d’Italia relativa a giugno, più 18 miliardi rispetto al mese precedente). La buona notizia è che il costo del debito continua a scendere grazie alla riduzione dello spread tra btp e bund tedeschi, arrivato a 80 punti base, livello che non si vedeva da almeno 15 anni. Sono due facce della stessa medaglia, che rivela una congiuntura particolarmente favorevole per il governo Meloni e la sua capacità di tenere sotto controllo i conti pubblici. Il rendimento dei titoli di stato decennali italiani, infatti, è sceso di quasi un punto percentuale rispetto a metà agosto del 2023 quando lo spread era a 160 punti base.
Da allora è cambiato il mondo: la Bce ha avviato la riduzione dei tassi di interesse, che ha contribuito ad alleggerire la pressione sui rendimenti del debito sovrano di tutta l’area euro, ma soprattutto la Germania ha varato un ampio programma di spesa fiscale superando i rigidi vincoli di bilancio. Questo ha generato un aumento dei rendimenti dei bund a 10 anni del 22 per cento nell’ultimo anno portando il loro tasso attuale al 2,7 per cento. Insomma, se la forchetta btp-bund si è ristretta è merito soprattutto della politica monetaria e del nuovo approccio fiscale del Cancelliere Merz.
Ma poco importa perché l’effetto è ugualmente positivo per Palazzo Chigi. Un aspetto, però, fa riflettere. Secondo i dati della Banca d’Italia, che analizza il fabbisogno finanziario dello stato diviso per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è aumentato di 19,7 miliardi a giugno mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 1,7 miliardi e il debito degli enti previdenziali è rimasto invariato. La tendenza alla spesa dell’apparato centrale (ministeri e governo) è maggiore delle sue propaggini territoriali. Ma a salvare capra e cavoli c’è un’altra buona notizia: l’aumento delle entrate fiscali. Nei primi sei mesi del 2025, 8,5 miliardi di tasse in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.