“Profili poco qualificati e con scarse pubblicazioni. Così dilaga il populismo sanitario. È un oltraggio ai morti di Covid. La sanità non è una partita di calcio”. La versione dell’uomo simbolo della lotta alla pandemia
Ministro Schillaci, prenda coraggio e cambi quelle nomine! Dice Franco Locatelli, già presidente del Consiglio Superiore di Sanita, che aver indicato al Nitag due membri come Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, “sconcerta e risulta incoerente”, che “dimenticare o rimuovere il ricordo e la lezione pandemica è un oltraggio alla memoria, ai morti per Covid” e che in Italia rischia di dilagare “il populismo sanitario. Mi auguro che il ministro riconsideri le sue scelte”. Professore, cosa pensa delle nomine, di cui ora il ministro si imbarazza? “La premessa è che il Nitag, comitato di supporto tecnico per le politiche vaccinali, è un comitato importante, che va valorizzato, e che aver scelto due membri, dalle posizioni almeno di forte dubbio, se non di significativo ostracismo, contro i vaccini, sconcerta. Ecco perché apprezzo, e ci tengo a dirlo, la posizione di Francesca Russo, medico che ho avuto il privilegio di conoscere durante la pandemia”. E’ la coordinatrice delle prevenzione alla Conferenza stato-regioni e si è dimessa dalla commissione. Si può tollerare la nomina di medici che non credono nei vaccini in una commissione vaccini? “Quello che non si può sopportare è sentir dire, da parte loro, che i vaccini anti-SARS-CoV-2 non sono stati supportati da studi rigorosi di farmacovigilanza”.
Dice Locatelli: “La loro è un’affermazione che non corrisponde al vero. Grazie ai vaccini si sono salvate milioni di vite, in particolare le vite dei più anziani e dei fragili. Se c’è stato un vaccino attentamente monitorato quel vaccino è il vaccino contro il Covid”. Al posto del ministro lei avrebbe approvato le due nomine “politiche”? “E’ una scelta che non condivido e che non avrei mai adottato”. Prima Silvo Garattini, sempre sul Foglio, poi il presidente dell’Ordine dei Medici, Filippo Anelli, e ora anche Franco Locatelli. Alle loro voci si aggiungono le 21 mila firme del patto trasversale, scienziati che chiedono a Schillaci di tornare indietro. Dice l’ex presidente del Css al Foglio: “Vorrei partire dal profilo scientifico dei due membri. Basta fare una ricerca e accorgersi che i loro profili sono poco qualificati per la carica che sono chiamati a ricoprire. In un caso, il membro scelto ha solamente due pubblicazioni su riviste sottoposte a revisione tra pari. Mi limito a dire che mi sembrano profili poco qualificati e che creano delle perplessità. Alle proteste della comunità scientifica si aggiunge anche la mancata consultazione del presidente della Società Italiana di pediatria”. Professore, cosa suggerisce al ministro Schillaci? “Di fare una seria riflessione sull’opportunità di mantenere la composizione della commissione”. A suo parere dovrebbe strappare le nomine? “Facendolo il ministro assumerebbe una posizione più autorevole, solida, e avrebbe la condivisione del mondo scientifico. Bisogna valorizzare competenze, merito, professionalità. Inoltre è una situazione al dir poco ossimorica. Si può far parte di una commissione vaccini e avere un pregiudizio sui vaccini? E mi lasci aggiungere: in Italia esiste una scuola pregevolissima di vaccinologia e immunologia. Penso, e solo per fare alcuni nomi, al professore Lorenzo Moretta, al professore Giuseppe Ippolito o ancora a Sergio Abrignani. Ecco perché invito il ministro a riconsiderare quelle scelte”. Professore Locatelli, sta tornando lo scetticismo contro i vaccini? “E’ qualcosa di pericoloso. L’Italia è un paese che non è permeato da cultura vaccinale. L’ex ministro Beatrice Lorenzin dovette ricorrere all’obbligo vaccinale perchè eravamo al di sotto delle soglie che garantivano l’immunità di gregge”. Sul Foglio, il direttore Claudio Cerasa ha parlato di “populismo sanitario”. Ci stiamo ammalando di questo virus? “Corriamo il rischio. Dire che sui vaccini serve la molteplicità di voci è fuorviante. Non siamo al bar a discutere di un allenatore. Discutiamo di salute; la salute di chi vive in questo paese”. Sono passati cinque anni dalle bare di Bergamo: professore, abbiamo rimosso quel dolore? “C’è la propensione a rimuovere quel periodo drammatico a non ricordare che siamo stati il primo paese occidentale ad aver affrontato quella situazione difficile. Siamo diventati un riferimento per altri paesi. Rimuovendo rischiamo di non farci trovare pronti”. Il governo ha detto “no” al regolamento dell’Oms, “no” allo scudo sanitario per i medici. In pratica in compagnia di quali paesi restiamo? “In compagnia di paesi che non spiccano certo per le loro politiche sanitarie. Quei ‘no’ sono passaggi incomprensibili che ci mettono fuori da un’organizzazione, l’OMS, che promuove e tutela la salute, per quanto se ne possa dire”. Locatelli, riceve ancora minacce da no vax? “Per fortuna no e le dico di più. Non mi sono pentito di aver servito il mio paese, di aver formulato pareri che hanno poi aiutato la politica ad assumere decisioni. L’ho fatto con lo spirito del civil servant. Lo rifarei malgrado le minacce, gli insulti, le indagini delle procure. Sono orgoglioso di aver servito l’Italia in quel momento drammatico”.