Il viavai da OnlyFans in un mondo in cui il sesso è ovunque, ma addomesticato

Nel mosaico postmoderno del web, dove tutto si mescola senza distinzioni, il sesso è ovunque, ma annacquato. OnlyFans diventa un inaspettato baluardo di autonomia: le star della piattaforma conquistano il mainstream, le atlete rivendicano controllo e identità

Fa più scandalo una star di OnlyFans che diventa testimonial di prodotti per adolescenti o un’atleta che si finanzia grazie alla piattaforma di contenuti vietati ai minori? Sono entrambi casi di questi giorni e testimoniano un paradosso secondo cui, in condizioni di totale permeabilità reciproca, la vita imita il porno e viceversa. L’Oréal ha causato più di una perplessità fra i benpensanti ingaggiando la starlette americana Ari Kytsya come brand ambassador per la linea di trucchi Urban Decay, di grande successo presso le giovani donne, anche minorenni; di là da qualche gioco di parole appena appena ambiguo, a causare sconcerto è stata l’idea che una produttrice di contenuti per adulti potesse risultare persuasiva nei confronti delle adolescenti, implicitamente proponendo loro un modello di vita che, al solo costo di spogliarsi, sembra permettere guadagni facili ma conta, in realtà, un numero davvero esiguo di storie di successo.



Parallelamente, Newsweek ha dedicato un’inchiesta ad Alysha Newman, saltatrice con l’asta (bronzo alle Olimpiadi di Parigi) che ha deciso di arrotondare aprendo un profilo OnlyFans. La notizia è in realtà molto meno sconcia di quanto sembrerebbe. L’atleta canadese è la più celebre fra le colleghe che hanno compiuto la stessa scelta e che non necessariamente pubblicano contenuti hard, anzi: spesso si limitano a condividere con il pubblico i dati dei propri allenamenti, qualche foto più o meno osé del backstage, riflessioni in forma scritta o filmata, insomma tutto ciò che abitualmente veniva consegnato ai consueti social network. L’autrice dell’inchiesta, Eileen Falkenberg-Hull, spiega che in questo modo OnlyFans diventa “uno strumento per dar voce alle atlete, imporre il loro marchio personale e finanziare i loro sogni”, tanto più in un contesto globale in cui guadagnano meno dei colleghi maschi; un inatteso baluardo del femminismo e l’esatto contrario, insomma, di ciò che ci si aspetterebbe da una piattaforma finora al centro di mugugni per la mercificazione piuttosto dozzinale dell’immagine del corpo femminile.


La nuova testimonial di L’Oréal è soltanto l’ultima tappa di un processo di normalizzazione della pornografia di cui noi italiani siamo stati spettatori privilegiati sin dai tempi di Cicciolina in parlamento, Moana ospite delle trasmissioni domenicali per famiglie, Roberta Missoni castigatissima per sviare il concorrente che doveva indovinare quale mestiere facesse nel famoso quiz che la gente sogguardava masticando la cena, Valentina Nappi corsivista per MicroMega. Proporre Ari Kytsya come testimonial che occhieggia alle adolescenti non è nulla di scandaloso, forse, poiché significa limitarsi a prendere atto che il web è un immane mosaico postmoderno in cui tutto si mescola senza distinzione né gradazione; che, grazie a questo miscuglio, il sesso può permeare di sé qualsiasi aspetto della vita, risultandone però annacquato e addomesticato; che i contenuti vietatissimi oramai esercitano il proprio fascino sì e no sulle persone alle quali sono vietati.



Decisamente più rivoluzionaria è la scelta delle atlete che sbarcano su OnlyFans allo scopo di gestire in toto la propria immagine. Lo fanno per non doversi svendere come influencer per prodotti scadenti sui social che usano tutti e, più ancora, per non venire poste sotto il continuo scrutinio di un pubblico incompetente e potenzialmente ostile. Hanno fatto tesoro del celebre motto del film “The social network” – “Se il prodotto è gratis, il prodotto sei tu” – e ne hanno tratto la giusta conseguenza che la produzione di dati è un lavoro che va pagato, si tratti di fotopiedi, video motivazionali o consigli sui migliori integratori. Così, mentre le star di OnlyFans escono dai suoi angusti confini per andare alla conquista del mainstream, persone già celebri si rifugiano su OnlyFans per salvaguardare la propria autonomia morale e finanziaria. La vera trasgressione non è più farsi vedere nudi, è selezionare le persone che possono osservarci.

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