Un’estate di piagnistei marittimi e scoperta dei monti dopo decenni di terrorismo psicologico contro i pericoli del troppo sole e della vita sedentaria
Visto che troppo sole ti regala il melanoma, che se resti immobile finisci per far esplodere le coronarie, che lo stress – in un modo o nell’altro – ti ammazza, che l’acqua del mare è un brodo primordiale di inquinanti e che le microplastiche ti avvelenano lentamente… uno, cosa dovrebbe fare? Andare al mare? Condannarsi a morte certa sul lettino?
Gli italiani, almeno a sentir loro, non sono fessi. E quindi: che ci vadano i tedeschi, i nordici e tutti quelli che vivono dove il sole si vede una volta ogni tre settimane. Noi, furboni per (auto)definizione, noi che il clima mite ce lo siamo trovato in dotazione, abbiamo scelto la montagna.
Così, stando a tivù, giornali, influencer e ai discorsi che una volta erano da osteria (ora pericolose perché pure il vino “ti accompagna al camposanto”), la spiaggia è stata rimpiazzata dalla baita. Addio vacanze “acqua e sdraino”, benvenute camminate in quota. I balneari piangono la desertificazione turistica, con tanto di melodramma da palcoscenico. Le vere vittime? Forse i vitelloni da riviera, quelli con la lista delle conquiste “in bianco”. Chissà se hanno migrato pure loro verso le cime, ribattezzandosi “stambecconi” o “luponi”. Difficile che abbiano optato per “cervoni” o “orsoni”: termini già utilizzati altrove e in altri contesti.
Fatto sta che la grande novità di questa estate non è poi così nuova, visto che la montagna è da un po’ che fa i conti con presenze in aumento e che è da anni che gli affittasci si sono trasformati in affittabici d’estate e che di pedalate, corse e camminate su Strava, Endomondo, Komoot e Garmin Connect (app che permettono la condivisione delle attività sportive fatte) sono cresciute esponenzialmente. Perché si fa ancora un gran dire che gli italiani sono un popolo di pelandroni, ma poi se si prendono i dati dell’attività sportiva dei nostri compaesani si scopre che il numero persone sedentarie diminuisce da un decennio e che quelle che praticano attività sportive con regolarità è da oltre quindici anni che aumenta. E non di bagatelle.
A prestar fede ai sondaggi poi viene fuori che in Italia è dal 2018 che uomini e donne dicono che vorrebbero muoversi di più e che quindi preferiscono farlo almeno in vacanza (potrebbero iniziare lasciando a casa la macchina e pedalare anche durante gli altri undici mesi e mezzo, ma è un altra storia).
“La pandemia ha accelerato solamente un tendenza che già da un lustro era in atto”, dice al Foglio Enrico Mion, guida alpina e ciclistica d’estate, maestro di sci e guida scialpinistica d’inverno. “In montagna le presenze sono iniziate ad aumentare dal 2015. Camminare, correre, andare in bicicletta lontano dalle città era qualcosa che ha iniziato ad appassionare sempre più persone. E se in città ci sono troppe auto, se nelle località marine si riversano gli automobilisti da città ecco che la bassa e media montagna diventa qualcosa di sempre più appetibile”, aggiunge.
Anche perché permette di giustificare qualche mangiata e bevuta in più. “All’inizio avevo a che fare con quelli che la gente chiama fissati del fitness, che poi in realtà era solo gente a cui piace muoversi”, spiega Enrico Mion. “Ora chi si rivolge a noi (per escursioni a piedi o in bicicletta) è sempre più gente che pratica sport in modo blando ma continuato in inverno e che vuole iniziare a muoversi in territori diversi, più complessi delle zone limitrofi alla città. Gente comunque con la testa sulle spalle, che sa che andare in montagna, a piedi o in montain bike, non è come andare in campagna. Il problema è che non sono tutti così. E a volte, troppe volte, va a finire male”.