Ho visto un tramonto lungo e indimenticabile, con una vista splendida sulle isole dell’Arcipelago toscano. Mi sono interrogato sull’attrazione esercitata dalla visione delle isole, e ho deciso di recuperare quello che di originale e intelligente ne hanno detto antichi sapienti e poeti di tutti i tempi
Domenica pomeriggio, in una bellissima giornata, sono stato trasportato in una Panda lungo la strada, in gran parte costiera, che va da Seccheto a Marciana Marina. La mia squisita accompagnatrice – non ho la patente – mi aveva promesso un tramonto indimenticabile e la vista nitida di molte isole dell’Arcipelago toscano. Il tramonto fu lungo e indimenticabile, e la vista delle isole splendida – Montecristo, Pianosa, una gran parte di Corsica, e Capraia, e un po’ di Gorgona, credo, ho detto di sì, che l’ho vista. Ora, probabilmente voi sì, ma io non mi ero mai abbastanza domandato perché si annetta alla vista delle isole un valore così speciale. Anche quando si guarda già da un’isola, come dall’Elba, e si esclama con emozione: “Come si vede oggi la Corsica!” (La Corsica soprattutto, non ci siamo ancora rassegnati ad averla perduta così stupidamente, come la Russia con l’Alaska).
Mi sono dato un po’ di risposte alla questione dell’attrazione esercitata dalla visione delle isole (naturalmente una parte notevole viene dal loro antico abuso penitenziario, è come spiare in una galera) ma non ve le dico perché sono troppo banali, appena migliori di quella che mi ha dato l’IA automatica, quella dei poveri, “La vista delle isole piace perché evocano sensazioni di isolamento, mistero e tranquillità, offrendo paesaggi unici e un senso di avventura. Le isole, spesso separate dal mondo esterno, possono incarnare un rifugio dalla vita frenetica e un’opportunità per riconnettersi con la natura”, e le mezze stagioni non esistono più. Però voglio pensarci ancora, e intanto recuperare quello che di decisivo ne avranno detto gli antichi sapienti e i poeti di tutti i tempi. Comunque, ora che tutto è visto scrupolosamente dall’alto dei cieli, dei droni o delle stazioni spaziali – “per bombardarti meglio, bambina mia” – il complesso delle terre emerse si riduce a un arcipelago che copre il 29 per cento della superficie terrestre. Tutto il resto è acqua.