Mentre David Grossman processa il suo paese sulla stampa straniera, lo scrittore algerino continua a scontare la sua pena nelle carceri di Algeri. Nel mondo arabo chi scrive è gettato in prigione, assassinato o costretto all’esilio. Ma gli occidentali che sognano la libertà per la Palestina se ne infischiano
David Grossman, israeliano, e Boualem Sansal, algerino, il 7 ottobre 2012 (data fatidica) lanciarono un appello per una “Unione mondiale degli scrittori per la pace” a Strasburgo, la città della pace ritrovata tra francesi e tedeschi. Sansal era appena stato al Festival della letteratura di Gerusalemme, dove aveva fatto la conoscenza di Grossman. Era tornato “arricchito e felice”. Parole imperdonabili per i regimi arabi che avevano conferito il “Premio del romanzo arabo” al suo “Rue Darwin” (Gallimard): premio ritirato e Sansal entra in tutte le liste nere. Sansal è in un carcere algerino dal 18 novembre, condannato a cinque anni, malato di cancro, accusato di “tradimento” per un’intervista e per quel viaggio a Gerusalemme. Ora l’Eliseo prova a fare pressioni su Algeri per liberarlo.
Intanto Grossman processa Israele sulla stampa straniera. E Kamel Daoud, altro scrittore algerino dissidente, sul Point solleva il paradosso: “Israele è una democrazia dove Grossman può pensare contro il suo stesso popolo”. C’è l’unica democrazia del medio oriente e poi ci sono le dittature. “In un paese non in guerra, una semplice sentenza su una disputa di confine tra Marocco e Algeria ha fatto finire Sansal in prigione per ‘tradimento’, spionaggio, terrorismo…Bisogna immaginare Grossman in Algeria. Impossibile. Nel mondo arabo gli scrittori sono gettati in prigione, assassinati e costretti all’esilio. Eppure, sogniamo la libertà per la Palestina”.
E gli occidentali che sognano la fine di Israele in nome della “pace” si richiamano a Grossman e se ne impipano di Sansal.