In che direzione orientare la bussola Ue per le concentrazioni

La revisione delle Linee guida sul tema è attesa per il 2027. Ma è importante impostare da subito la rotta, basata sulla semplificazione delle regole e delle procedure, con l’individuazione di un unico interlocutore istituzionale e di un’unica decisione, trasparente nelle fasi e prevedibile nelle sue conclusioni

Il ritiro dell’offerta di Unicredit su Bpm rende urgente la revisione delle Linee guida, allo stato in consultazione, che da oltre 20 anni guidano Commissione europea e autorità nazionali nella valutazione delle concentrazioni.

A sollecitare un nuovo approccio è la stessa agenda europea. Sul fronte economico, le sfide globali impongono di sostenere il consolidamento delle imprese mentre, sul fronte giuridico, la concorrenza assume una nuova dimensione strategica da bilanciare con rafforzate garanzie in termini di trasparenza del procedimento, certezza del diritto e prevedibilità delle decisioni. Il mandato politico della vicepresidente della Commissione, Teresa Ribera, si snoda lungo queste stesse priorità: perseguire l’autonomia strategica dell’Unione, considerare le pressioni della globalizzazione, della digitalizzazione, della sostenibilità e dell’innovazione, favorendo la semplificazione delle regole e l’abbattimento dei costi per le imprese.

In questo rinnovato scenario, un’operazione non può più essere autorizzata prima alla luce del filtro antitrust e poi, in caso, vietata per tutelare interessi diversi e considerati prevalenti. Nella nuova economia, infatti, se le ragioni della resilienza, della difesa o della sicurezza possono certamente prevalere sulla valutazione concorrenziale, d’altra parte, le prerogative nazionali (legittimamente invocate) devono evitare di esporre le imprese e il mercato a decisioni potenzialmente contraddittorie. Sotto questo profilo, è necessario che ogni operazione di concentrazione venga valutata una sola volta dalla stessa autorità e che i diversi interessi in gioco, anche di rilievo strettamente nazionale come nel caso dell’esercizio di prerogative afferenti al golden power, vengano soppesati senza interferire con le categorie e lo strumentario antitrust e senza comportare notifiche multiple e/o procedimenti paralleli e disallineati.

Diversamente, come testimonia la vicenda Unicredit-Bpm, con il complesso incrociarsi della procedura golden power a tutela della sicurezza con le prerogative europee sulle concentrazioni bancarie, il prezzo che si paga rischia di essere altissimo e a fare le spese di valutazioni diverse, parallele, di dominio pubblico e all’occorrenza divergenti sono il mercato e la sua attrattività per gli investitori insieme all’affidabilità e alla reputazione delle istituzioni europee.

Ancora, nella nuova economia gli effetti da misurare non possono limitarsi alla previsione dei prezzi che verranno praticati a valle della concentrazione, ma dovranno estendersi anche – e anzi soprattutto – ad altre variabili (non di prezzo e di tipo dinamico) come la capacità e la propensione a innovare dell’impresa post-merger o i risultati in termini di efficienza che sarà in grado di realizzare e trasferire sui clienti o anche a livello collettivo (ad esempio in termini di sostenibilità ambientale) in un arco temporale da commisurare al ciclo degli investimenti. In questa prospettiva, non si tratta di rottamarne l’impianto che sino ad ora ha guidato l’assesment europeo o nazionale, quanto piuttosto di modificare approccio (da statico a dinamico), integrare variabili (come l’innovazione e la ricerca, l’affidabilità delle forniture o la sostenibilità) e indici (come i cambiamenti tecnologici e regolatori, la qualità dei prodotti e dei servizi, il peso delle importazioni e i parametri alternativi al valore e al volume delle vendite). Avendo chiaro che le Linee guida devono fissare princìpi e fornire indicazioni generali, valide per ogni settore e tecnologia, mantenendo la flessibilità necessaria a tener conto delle specificità settoriali e dei relativi processi innovativi, come quelli degli ecosistemi digitali.

La revisione delle Linee guida richiederà del tempo (è attesa per il 2027). E’ però importante impostare da subito la rotta. Che indipendentemente dalle scelte di policy che verranno assunte, rimane la semplificazione delle regole e delle procedure, con l’individuazione di un unico interlocutore istituzionale e di un’unica decisione, trasparente nelle fasi e prevedibile nelle sue conclusioni.


Valeria Falce


ordinario di Diritto dell’economia e Jean Monnet Professor in Digital Transformation and AI Policy


Stefano Firpo


direttore generale Assonime

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