Una pallottola spuntata, anzi spuntatissima. Un nuovo capitolo si aggiunge alla storica trilogia che consacrò definitivamente Leslie Nielsen come comico, nel ruolo del maldestro poliziotto Frank Debrin. Quello diretto da Akiva Schaffer vede come protagonista il figlio Frank Jr, interpretato da Liam Neeson, volto più incline ad essere associato alle scazzottate d’azione piuttosto che alle porte sbattute in faccia alla first lady americana uscendo dal bagno della Casa Bianca. Quello di oggi, infatti, è un tenente molto più muscolare e massiccio, sebbene profondamente incline a combinare disastri qua e là, nella maggior parte dei casi senza accorgersene.
D’altronde, i punti di contatto con i tre film di David Zucker e Peter Segal sono parecchi: l’intro iniziale scoppiettante, il cazziatone del superiore al tenente – a cui viene sottratto il caso dalle mani per punizione -, la femme fatale (una bravissima Pamela Anderson) legata per vie traverse al cattivo di turno e perfino il cameo di Weird Al Yancovic. Debrin continua imperterrito anche a tamponare e investire chiunque gli si pari davanti, anche se ora con un’auto elettrica a guida automatica. Tutti gli ingredienti per un film vintage e moderno insieme, da infilare nel cofanetto deluxe delle tre pellicole del secolo scorso. Solo che quel secolo è finito da tempo.
Si chiama slapstick quel modo di fare ridere usando il corpo. Gente che cade rovinosamente e botte da orbi, con una altissima dose di nonsense. In questo caso, alle porte sbattute in faccia si accompagnano combattimenti elaborati e inzuppati di effetti speciali. Si cerca di mettere a frutto l’esperienza action e la fisicità di Neeson, anche se, per quanto apprezzabile, la sua prova soffre purtroppo il peso dell’età che porta – 73 anni da giugno – rallentando spesso il ritmo delle scene più comiche, e dunque del film in generale. Col trascorrere dei minuti la storia sembra trascinarsi senza una meta, mentre la noia appesantisce le tempie di chi guarda. Qualche risata, poi, la strappa senza dubbio (non potevano uscire meglio dall’inghippo di O.J. Simpson, l’agente Nordberg della trilogia originale). Se non fosse che le scene più divertenti sono già tutte mostrate nel trailer. Da qui uno spassionato consiglio per chiunque ne sia interessato: entrate in sala a scatola chiusa.
Nel complesso, il film pare più un tributo affettuoso che altro. Ad aver messo i soldi per produrlo è stato anche Seth MacFarlane, creatore de I Griffin e di Ted, mentre il regista è un membro dei Lonely Island, gruppo rap comico nato sugli schermi del Saturday Night Live: prodotti artistici senza dubbio figli di quel caos demenziale e parodistico della trilogia originale (così come di tutti gli altri lavori firmati dal trio di sceneggiatori Zucker-Abrahams- Zucker e Pat Proft). Ma l’amore viscerale per Leslie Nielsen non basta per evitare un sequel stanco e fuori dal tempo: inteso non come eterno, ma in ritardo di qualche decennio. Ciò che trent’anni fa avrebbe piegato in due la platea dalle risate oggi assomiglia di più a un sentito omaggio, ma nulla più.
Non sembrano pensarla così parecchi utenti di Rotten Tomatoes, sito di recensioni molto consultato da spettatori e addetti ai lavori, in cui il film ha esordito con il 100 per cento di voti positivi. Sorvolando sull’attendibilità della piattaforma, non c’è da stupirsi che il richiamo della nostalgia accenda i cuori del pubblico. L’intrattenimento di oggi, infatti, è un orto botanico di sequel, reboot, remake e revival. In assenza di idee fresche, le case di produzione riportano in vita i mostri sacri degli anni ’80 e ’90, puntando a quella grossa fetta di pubblico che non vede l’ora di riavere i brufoli e fare finta che il tempo non sia mai passato davvero. Ed ecco che il 99enne (!) Mel Brooks annuncia il sequel di Balle Spaziali (1987), mentre sembra ormai tutto pronto per il ritorno dei Gremlins dopo 35 anni, per la regia di Chris Columbus, ma anche dei Goonies, usciti al cinema ormai 40 anni fa. Negli stadi del mondo la reunion degli Oasis macina sold out a non finire, quella dei Cccp pure, e accendendo la tv ci ritroviamo la Ruota della fortuna, Sarabanda e fra poco anche Scrubs. L’industria dello spettacolo si è impantanata nel passato, e noi non siamo da meno.