Dopo 16 anni la band di Manchester è tornata sui palchi di Regno Unito e Irlanda. Poi partirà per un tour mondiale: ipotesi San Siro nel 2026. Il racconto dello show allo stadio di Wembley di sabato 2 agosto
“This is not a drill”. Questa non è un’esercitazione. Una voce dagli altoparlanti e una scritta sul maxischermo richiamano l’attenzione degli 81 mila spettatori presenti allo stadio di Wembley, a Londra, sabato 2 agosto. Tutto è pronto per una nuova serata con i fratelli coltelli più amati e odiati della storia del rock. Un rombo di motori e la macchina Oasis si rimette definitivamente in moto, ancora per una sera, nel tempio della Nazionale inglese. Fuckin’ in the bushes accoglie il ritorno sul palco, mano nella mano, di Liam e Noel Gallagher. Intanto si alternano sullo schermo immagini delle prime pagine dei giornali inglesi ed europei che, nell’agosto del 2024, annunciavano la reunion. I due mancunians salutano il pubblico con Hello. “Vi siamo mancati? Anche a noi siete mancati”, dice Liam rivolgendosi ai suoi fedeli sotto palco mentre volano birre in aria e si accendono i primi fumogeni nel prato. “Il rock’n’roll nuoce gravemente alla vostra salute”, dice il cantante con il suo classico bucket, il cappello da pescatore, calato fino agli occhi, le maracas in una mano e il cembalo nell’altra. “Ora giratevi, dateci le spalle e abbracciatevi”, continua il minore dei Gallagher annunciando Cigarettes & Alcohol e Fade Away, “siete un pubblico mai visto prima”. Su Supersonic regala addirittura il suo cembalo alla folla mentre su Roll with It si fa il segno della croce, benedicendo il suo pubblico. È l’ora di una breve pausa per Liam che lascia presentare al fratello “una canzone molto vecchia”, Talk Tonight. Poi, su Half the World Away, chiede “Ci sono mancuniani?” prendendosi qualche fischio dai londinesi presenti. Alle sue spalle come sempre lo stemma del Manchester City, squadra del cuore dei Gallagher. E dopo Little By Little risale Liam per D’you Know What I Mean e Stand By Me, estratti dal loro terzo album Be Here Now. Nonostante gli 8 milioni di copie vendute, il disco, considerato “pomposo” dalla stampa britannica, non riuscì ad eguagliare il successo dei primi due lavori. Sono proprio Definitely Maybe e (What’s the Story) Morning Glory? a comporre il 90% della scaletta. Poi una dedica ai ‘lovebirds’, gli uccelli inseparabili, sulle note di Slide Away. Impossibile non cogliere nel brano il riferimento a suo fratello Noel, a quei “due dello stesso tipo” che “troveranno un modo di inseguire il Sole”. Nuvole e prato all’inglese si espandono sul maxischermo per Whatever, primo singolo della band a non essere incluso in un album di inediti, con coda finale di Octopus’s Garden dei Beatles. Spazio a Live Forever, canzone di speranza e resilienza. Il brano è diventato un inno per tutta la popolazione inglese anche a seguito degli attentati di Manchester nel 2017.
Con Rock’n’Roll Star si torna al 1994 grazie a immagini di repertorio, copertine di singoli e di album, la prima volta a Glastonbury, le risse negli Stati Uniti, la camminata scimmiesca di Liam e i membri della band di ieri e di oggi sul maxischermo: Andy Bell, Gem Archer, Paul Bonehead Arthurs, Paul McGuigan, Alan White. C’è spazio proprio per tutti, tranne per Tony McCarroll, primo batterista degli Oasis. Il musicista, licenziato da Noel nel 1995 per aver “disturbato la sua quiete una notte in un hotel a Parigi”, ha recentemente raccontato di volersi riavvicinare al maggiore dei Gallagher, seppure dietro le pelli per il tour ci sia ormai Joey Waronker (Beck, R.E.M.).
Breve pausa e il palco torna a Noel. “C’è qualche fan della Giamaica? Questa è The Rasta-Plan, il gioco di parole introduce The Masterplan, lato b di Wonderwall che, grazie al successo ottenuto, ha dato il nome alla raccolta omonima di B-side del 1998. Una sezione di fiati accompagna la band. “Potete cantare insieme a me?”, grida Noel mentre il pianoforte suona le prime note dell’inno Don’t Look Back In Anger. Wonderwall prima e Champagne Supernova poi chiudono il sipario sull’ennesimo show a Wembley della band. “Grazie a tutti voi che avete reso possibile tutto questo”.
Ma non solo l’amore dei fan ha reso possibile questa reunion. Si è parlato di cifre astronomiche offerte ai due fratelli per tornare sui palchi insieme. Secondo i tabloid britannici, i due fratelli riceveranno un compenso di 6 milioni di sterline (quasi 7 milioni di euro) a concerto. Le 17 date nel Regno Unito e in Irlanda faranno perciò loro guadagnare 42 milioni di sterline a testa (circa 48 milioni di euro). Per un indotto sul territorio di circa 40 milioni di sterline a data (45.7 milioni di euro). Per evitare colpi di testa, come quello che ha portato allo scioglimento nel 2009 nel backstage del Rock En Seine a Parigi, secondo quanto riportato dal The Sun, l’organizzatore Live Nation ha inserito una particolare clausola nel contratto. Noel e Liam riceveranno i soldi solamente dopo essersi esibiti, al fine di garantire l’esecuzione degli spettacoli. Dal 24 agosto 2025 sono pronti a partire per il mondo: Nord e Sud America, Asia e Australia. E nel 2026? Alcune pagine fan hanno già condiviso le nuove date che potrebbero coinvolgere anche l’Italia con una doppietta allo stadio San Siro di Milano. Si riapre la corsa al biglietto, nessuna esercitazione, questa è storia.