Tutto quel che sta emergendo su Epstein ora che “i mostri” non sanno più da che parte del complotto devono stare

Già nel 2016 Steve Bannon diceva a Epstein: sei la mia preoccupazione più grande. Le contraddizioni nel mondo Maga

Una delle “mie specialità”, dice Michael Wolff in un video su Instagram, “è raccontare i mostri della vita americana, e in particolare Donald Trump, quattro libri, Rupert Murdoch, due libri, Jeffrey Epstein, cinque anni di interviste”. Wolff, 71 anni, giornalista e saggista, è stato bloccato su X nel 2024 perché ha condiviso una piccola parte delle sue conversazioni con Epstein, il finanziere pedofilo che si è ucciso in carcere nel 2019: sua moglie Victoria gli ha consigliato di spostarsi su Instagram e pubblicare video dalla loro villa al mare, ad Amagansett. Lui l’ha ascoltata (lei ha aperto un account in cui parla dell’arredamento della villa) e da quando i mostri su cui si è specializzato nell’ultimo ventennio sono tornati a essere la-cosa-di-cui-si-parla, pubblica tre o quattro video al giorno, pericolosissimi. Perché anche Michael Wolff è un mostro, è stato accusato spesso di aver inventato delle dichiarazioni, di non essere rigoroso nelle sue ricostruzioni, di scrivere quel che era off the record, insomma di manipolare le persone e gli eventi che racconta: nessuno sa spiegarsi, però, perché uno come Murdoch, che non è un ingenuo, abbia dato a Wolff un accesso incredibile, ritrovandosi poi sputtanato con le sue stesse parole.

Eppure Wolff ha continuato ad avere fonti e accesso, con alcuni si è scusato, con Epstein si sente in colpa: nel luglio del 2019, il finanziere lo chiamò da Parigi, dopo che Wolff aveva pubblicato parte delle loro conversazioni, e gli disse che forse aveva detto troppo, in particolare su Trump, e che si era messo nei guai. Pochi giorni dopo, rientrando negli Stati Uniti, Epstein è stato arrestato, è stato messo in carcere in attesa del processo e il 10 agosto è stato trovato morto nella sua cella. Wolff dice di essere con tutta probabilità l’ultima persona ad aver avuto contatti con Epstein: il 9 agosto gli ha mandato un messaggio per chiedergli se resisteva, “still hanging around”, ha risposto Epstein, e il giorno dopo è stato rinvenuto cadavere, secondo la versione ufficiale si è impiccato con le lenzuola, Wolff non ci crede, ma non crede nemmeno al fatto che Epstein possa essere stato ucciso senza che nessuno lo venisse mai a sapere (intende: senza che io lo venissi a sapere).

Wolff è il narratore-mostro di una storia di mostri, misteri e complotti che ha dentro tutto: sesso, modelle, minorenni, ville, liti, persone famose, telecamere, filmati distrutti, fotografie conservate in cassaforte, agenti del Mossad, cadaveri. E’ per questo che Donald Trump non riesce a scrollarsi di dosso questa faccenda, pure se ci prova in ogni modo e di solito è bravissimo nell’arte della distrazione. Ma c’è anche un’altra ragione: il presidente degli Stati Uniti vuole passare come vittima di un controcomplotto ai suoi danni, chiedendo ai suoi sostenitori un’acrobazia impossibile visto che è stato lui stesso ad alimentare la pretesa di trasparenza sui clienti e sui video di Epstein. Non ci riesce perché qui le vittime ci sono davvero, sono decine di ragazze che sono state abusate dal finanziere, costrette a fare sesso con lui e i suoi amici, messe a tacere nel 2008, quando Epstein fu arrestato la prima volta ma l’Fbi decise di non procedere con le indagini sui reati federali e fu condannato per reati minori.

Quando fu rivelato da un giornale della Florida l’accordo tra Epstein e l’Fbi, fu chiaro alle vittime che soldi e potere avrebbero avuto il sopravvento sugli abusi subiti. E se hai soldi e potere come Trump – e come tutti i mostri della storia – è difficile che tu possa passare come vittima. Eppure è quello che tentano di fare tutti, in particolare Ghislaine Maxwell, che è stata condannata a vent’anni di carcere nel 2021 perché complice di Epstein nel reclutamento delle ragazze e nel loro sfruttamento sessuale. I suoi avvocati hanno sempre sostenuto che lei fosse stata scelta per espiare le colpe di Epstein visto che lui si era ammazzato e non si poteva più ottenere giustizia, lei si è dichiarata non colpevole per tutto il processo e lo fa anche adesso, soprattutto adesso, che intravede la possibilità, lei sì, di far finalmente giustizia: per sé stessa.

Ghislaine Maxwell vorrebbe fare la vittima ma è, anche lei, un mostro. Dicono che la sua sia una mostruosità ereditaria: suo padre, Robert Maxwell, ricco e potente editore britannico che negli anni Ottanta rivaleggiava, indovinate un po’, con Rupert Murdoch, era un burbero arrogante che umiliava figli e dipendenti (e la moglie Betty, storica dell’Olocausto, tradita di continuo) e che, scappando dalla Cecoslovacchia dove la sua famiglia è stata uccisa nell’Olocausto, è arrivato affamato e ambizioso in Inghilterra, ha fatto la spia per gli inglesi e anche per i russi e poi, già affermato, per Israele, secondo quanto ha scritto Seymour Hersh (piccolo il mondo vero?) in un libro contestatissimo, ma la cui fonte, un agente del Mossad, compare nel documentario “Epstein’s Shadow: Ghislaine Maxwell”. E’ da papà Robert che nasce il filone cospiratorio che riguarda Israele: Maxwell è morto misteriosamente cadendo dal suo yacht (che si chiama Lady Ghislaine) nel 1991 alle Canarie, è stato sepolto a Gerusalemme e al suo funerale c’era tutto il governo israeliano. Il passo verso Epstein – grazie a Ghislaine – è breve: il finanziere raccoglieva materiale compromettente filmando gli amici con le ragazze e li vendeva al Mossad. Secondo Michael Wolff, che Ghislaine l’ha soltanto intravista e quindi su di lei non può esercitarsi granché con i suoi aneddoti, Epstein lavorava in proprio, se mai ha ricattato qualcuno lo ha fatto per interessi suoi, non per quelli di Israele. E da un certo punto in poi, il suo unico interesse è stato: distruggere Donald Trump.

Wolff dice di avere circa cento ore di conversazioni (registrate) con Epstein, il quale gli ha raccontato, tra le altre cose, che: per più di dieci anni Trump è stato il suo migliore amico, che avevano in comune la passione per le donne e in particolare per le modelle, che la prima volta che Trump ha fatto sesso con Melania è stato sul suo aereo privato, che la loro amicizia è finita per via di una casa a Mar-a-Lago (Wolff sostiene che c’è soltanto una cosa più importante del sesso per i suoi mostri di riferimento: il real estate). Epstein voleva comprare questa villa per 36 milioni di dollari, ha portato l’amico Donald a vederla, e subito dopo Trump ha fatto un’offerta di 40 milioni e l’ha presa lui. Ma Epstein sapeva che Trump non aveva i soldi, che l’aveva acquistata per qualcun altro (Wolff dice che si trattò di un lavaggio di denaro sporco: due anni più tardi, la villa fu comprata dall’oligarca russo Dmitry Rybolovlev per 95 milioni di dollari), e minacciò di denunciarlo. Qualche tempo dopo, la polizia iniziò a interrogare le ragazze di Palm Beach che andavano “a lavorare” a casa di Epstein e di Maxwell: il finanziere era convinto che la segnalazione fosse arrivata da Trump. Epstein ha anche mostrato a Wolff una foto, presa dalla cassaforte, in cui c’è Trump con una giovane ragazza in topless e con “una macchia sui pantaloni, davanti”. Quindi Epstein ha deciso di vendicarsi parlando con Michael Wolff.

Nel 2017, si unisce a questa nuova coppia di confidenti Steve Bannon, architetto della prima vittoria di Trump presto allontanato dalla Casa Bianca. Secondo Wolff, la prima frase che Bannon ha detto presentandosi a Epstein è stata: “Tu sei stato la mia più grande preoccupazione durante la campagna del 2016”. Ecco spiegato perché oggi i trumpiani sono in grande affanno su questa storia, tanto che il numero due del dipartimento della Giustizia, Todd Blanche, che è tuttora l’avvocato personale di Trump e lo ha difeso nel processo riguardo a Stormy Daniels, ha violato tutti i protocolli ed è corso a parlare con Ghislaine Maxwell, che ha molta voglia di uscire dal carcere e che sa tutto.

Jeffrey Epstein è la più grande preoccupazione anche oggi, lo sa Trump, lo sanno i suoi, lo sa Michael Wolff che si diverte molto a spaventarlo, lo sa Steve Bannon che governa la rabbia del mondo Maga, può sedarla o può alimentarla, lo sa Rupert Murdoch che a differenza di tanti altri editori ha abbastanza potere da non doversi sottomettere alle minacce del presidente, e lo sa Ghislaine Maxwell, l’unica che forse ci guadagnerà qualcosa. Le vittime vere no, ma nessuno si aspetta un lieto fine, in una storia di mostri.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d’amore – corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d’amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l’Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell’Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi

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