Le cronache raccontano di diversi ragazzi sotto effetto della sostanza che vagano per il Gra. Sembra una canzone del Truceklan
“Leslie Nielsen, enter the corbelleria/Vai in macelleria, a base rime sinistre e via/Buste di cobret, nelle cuffie Narcosrap/Booster sulla tangenziale est per il Blood Fest”, il rapper Noyz Narcos ha precorso i tempi e, con encomiabile spirito visionario, già nel suo album d’esordio Non dormire del 2005 cantava lo sfacelo che si sarebbe abbattuto sulle praterie degradate di cemento e zombie attorno il Grande raccordo anulare, zona Roma Est. Non ‘Verano Zombie’, come da canzone, ma ormai ‘Gra Zombie’: spesso scalzi, catatonici, vagolanti sotto il sole e tra le macchine sfreccianti altezza carreggiata interna verso Tor Bella Monaca, tra piazzole di sosta e svincoli, in poco tempo gli agenti della polizia locale di Roma Capitale, Gruppo sicurezza pubblica emergenziale (Spe), hanno recuperato e soccorso sei di questi ragazzi. Tutti sotto effetto della cobret, un derivato grezzo e devastante dell’eroina, sintetizzato nella Silicon Valley del disagio e del degrado, Scampia, e poi dalla Campania traslatosi in lungo e in largo per la Penisola, fino a Roma.
D’altronde se il rapper già voce del Truceklan ne cantava nel 2005, quel che è cambiato ora non è tanto il suo arrivo quanto l’aumento dei quantitativi circolanti e il peggioramento della sua composizione: va detto che già nella sua origine primigenia la cobret, nome simbolicamente evocativo e alchemico legato alla forma serpentina assunta dal fumo quando la si inala, non è esattamente un pasto leggero. Si tratta di un alcaloide derivato dal papavero dell’oppio, un’eroina per poveri che si ottiene saltando alcune fasi di lavorazione che trasformano l’eroina in prodotto di consumo per tossicodipendenti; altra caratteristica poco commendevole, la cobret viene tagliata ricorrendo praticamente a qualunque sostanza a disposizione, dalla caffeina ad altre sostanze a notevolissimo impatto tossico. Costa pochissimo e per questo non teme concorrenza, in pochi anni si è affermata come droga lumpen, scalzando l’eroina classica in ogni pertugio del disagio sociale e in ogni periferia dove per affrontare l’esistenza sembra servire sempre un motivo, o un trick, aggiunto. D’altronde, gli effetti che produce sono perfettamente in linea con questa idea di voler scomparire dal reale venendo inghiottiti dal cemento o in alternativa di far scomparire del tutto la realtà, troppo grigia e opprimente: è, nei fatti, un potentissimo sedativo che ottunde i sensi, un calmante artificiale devastante e che finisce in un breve arco temporale per stenderti. La sequenza di “zombie” dispersi e ritrovati in poche ore lungo il Raccordo, tutti grosso modo nello stesso punto, fa supporre la presenza di una piazza di spaccio dislocata a ridosso degli svincoli, in quegli anfratti erbosi e in quei bivacchi abborracciati che cingono il Raccordo al pari di un laccio emostatico. Uno dei ragazzi, in stato più che confusionale, ha dichiarato di aver assunto cobret, poi alcolici ed eroina. Un miracolo che non sia finito sotto le ruote di qualche vettura o di qualche camion.
La preoccupazione maggiore delle autorità è che la droga stia iniziando a diventare popolare e prenda ad attecchire tra i giovani e fuori dai circuiti solitamente riferibili alla tossicodipendenza; il basso costo e soprattutto il fatto che venga assunta a mezzo di inalazione una volta sciolta su un foglio di alluminio, lontano quindi dallo scoglio psicologico dell’ago, sono caratteristiche pericolose perché ne agevolano la circolazione, fornendo anche l’illusione che si tratti di una droga leggera più affine a uno spinello che non al crack o all’eroina. A Napoli è considerata emergenza da molti anni, tanto che alcuni studi organici sul fenomeno e sulle sue conseguenze sociali e psicologiche rimontano addirittura ai primissimi anni Duemila. I suoi effetti neurologici sono gravissimi, quelli psicologici non da meno. Generalmente produce crisi di astinenza decisamente peggiori rispetto a quelle determinate da assunzione di eroina pura, e del pari conosce craving più significativi e dipendenza fisica e psichica maggiorate. Non è quindi, contrariamente a quanto titola vasta parte della stampa, una nuova droga, anzi, è piuttosto risalente: tanto per dare una idea, a Milano, in pieno coronavirus, venne individuata una centrale di spaccio di cobret che riforniva i giovani tappati in casa. C’è solo da capire, ora, quanto si stia diffondendo alle latitudini romane.