Brucia, rabbino. In Francia incendiate le case degli ebrei

Gli ebrei in Francia ormai non si chiedono “se se ne andranno” ma “quando se ne andranno”. Forse non avranno più di un decennio di tempo, prevede il rabbino Yaacov Bitton di Sarcelles

La prossima volta rischiamo di leggere che hanno bruciato vivo un rabbino dentro casa. L’appartamento di un rabbino e della sua famiglia a Grenoble, in Francia, è stato completamente distrutto in un incendio doloso. Il rabbino Yhia Lahiani e la moglie si erano recati alla sinagoga per una cena con il resto della famiglia quando, meno di dieci minuti dopo, si sono udite tre esplosioni nel loro appartamento. Non è rimasto nulla della casa. La figlia, Sarah Perets Lahiani, ha dichiarato a Radio Shalom: “Qualcuno ha cercato di uccidere la mia famiglia”. L’indagine è ancora in corso e la polizia ha trovato tracce di cherosene sulle pietre all’esterno della casa. La vicina ha detto che suo figlio ha visto dei ragazzi lanciare qualcosa. Impressionante salto di qualità dell’attacco antisemita, dopo le agggresioni a chi indossa la kippà, la rimozione delle mezuzah dagli stipiti delle porte e il timore di rivelare il proprio cognome ebraico.



Il rabbino capo di Grenoble, Nissim Sultan, ha rivelato che la metà dei membri della comunità ebraica nella sua città di 150mila abitanti, nella Francia orientale, se ne è andata a causa dell’antisemitismo. “È un fenomeno inquietante iniziato quindici anni fa”, ha detto Sultan. “Le persone che costituiscono il nucleo della nostra comunità se ne sono andate, comprese le giovani famiglie con bambini. Partono per Israele, per altrove in Francia, per gli Stati Uniti e il Canada. Temiamo per i nostri bambini a scuola, per strada. Quindi, da genitori responsabili, prendiamo delle misure”. Pochi giorni fa, il rabbino Elie Lemmel è stato picchiato da un palestinese a Neuilluy. Poi un altro rabbino vittima di un’aggressione a Levallois-Perret, nel dipartimento dell’Hauts-de-Seine, dove è stato colpito con una bottiglia di vetro e chiamato “sporco ebreo”.



A fine marzo, il rabbino Ariè Engelberg è stato colpito alla testa, morso sulla spalla e insultato a Orleans, mentre rientrava dalla sinagoga in compagnia di suo figlio. Michel Houellebecq da Gerusalemme ha raccontato che gli amici ebrei che vivono in Francia gli chiedono dove sarebbe meglio vivere, in un posto dove non ci fosse antisemitismo, e lui fornisce loro consigli. “Dieci anni fa davo consigli, li mandavo in certe zone rurali. Oggi non so più dove mandarli. La demografia è cambiata”. 6.440 persone hanno aperto pratiche di immigrazione dalla Francia verso Israele, rispetto alle 1.057 dello stesso periodo dell’anno precedente. Per Caroline Yadan, deputata dell’ottava circoscrizione elettorale dei francesi stabiliti fuori della Francia, “gli ebrei non si chiedono se se ne andranno, ma quando se ne andranno”. Quando? Considerando i crescenti livelli di antisemitismo, il rabbino Yaacov Bitton di Sarcelles si è lasciato andare a una fosca previsione e ha detto che “gli ebrei non avranno più di un decennio in Francia prima di dover andarsene”.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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