Non solo Ciani e Tarquinio. Le correnti del Pd non muoiono mai

Tra vecchie certezze e nuovi esperimenti a geometrie variabili dentro al partito il correntismo è tutt’altro che morto

Ci mancava giusto la corrente pacifista, e ora ce l’abbiamo. Da lunedì, all’interno della galassia Pd – un sistema stellare noto per le sue collisioni frequenti – nascerà un nuovo soggetto politico: “Rete civica solidale”. Un nome che suona già come una carezza sul cuore. Lo promuovono Paolo Ciani (vice capogruppo a Montecitorio, segretario di Demos), l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio e Stefania Proietti, presidente della regione Umbria. Il loro obiettivo dichiarato è la promozione del cattolicesimo sociale. E, naturalmente, la pace e il disaemo.



Ma veniamo al punto. Le correnti del Pd restano un mare agitato. Anche Elly Schlein, che appena arrivata al Nazareno aveva promesso di placarlo, ha dovuto abituarsi. Eletta come outsider alle primarie grazie ai voti dei non iscritti, dopo che i tesserati dem gli avevano preferito Stefano Bonaccini, Elly ci aveva sperato. Ma se le correnti le hanno concesso di stare buone per cercare di garantire all’esterno quello che la segretaria vuole: l’immagine di un partito che non litiga, dentro si continua a brigare. La Rete civica solidale è solo l’ultima perla della collana. E a ben vedere, più che una corrente autonoma, è una sottocorrente: una costola della galassia Demos, cioè Sant’Egidio in versione parlamentare. Già così Demos, che si muove fuori dal Pd ma dentro le sue liste, è una corrente extramoenia. E adesso ha pure partorito una filiazione pacifista. Il miracolo della moltiplicazione delle correnti.


Non è certo la prima volta. Prima delle europee, un’altra alleanza a tempo determinato ha calcato le scene del palcoscenico dem. A metterla in piedi c’erano Claudio Mancini (deputato e padrino della corrente laziale Rete democratica), l’immancabile Goffredo Bettini, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, Nicola Zingaretti e Andrea Orlando. L’obiettivo: spedire Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, al Parlamento europeo. Missione riuscita.



Accanto a queste iniziative di scopo ci sono poi ovviamente ancora intatte le correnti di più lungo corso. Sempre eterna resta Area Dem, la corrente centrista di Dario Franceschini che, al di là del posizionamento politico, al congresso sostenne Elly Schlein. Oltre all’ex ministro conta tra le sue fila la capo gruppo a Montecitorio Chiara Braga, il senatore Alberto Losacco, Deborah Serrachiani e l’ex sindaco di Firenze e ora eurodeputato Dario Nardella. C’è ancora anche Dems, la sinistra che fu di Andrea Orlando, oggi emigrato in Liguria ma sempre spiritualmente presente. Da quelle parti si trovano Peppe Provenzano e Marco Sarracino. Sempre attivi anche i Giovani turchi di Matteo Orfini, che tanto giovani non sono più, ma si chiamano così per non rinunciare alla memoria. A Roma hanno guadagnato un nuovi adepto: il consigliere Andrea Alemanni, fuoriuscito da AreaDem insieme a Svetlana Celli e Antonio Stampete. Loro due però hanno preso una decisione diversa. Indovinate? Hanno fondato una nuova associazione. Si chiama Radici democratiche, un nome che trasuda indubbiamente novità.Sotto il cappello dell’associazione “Compagno è il mondo” ci sono poi gli ex Articolo 1 – da Arturo Scotto a Roberto Speranza e Pierluigi Bersani – rientrati nel partito dopo essersi convinti della fine definitiva della stagione renziana. Dopo l’addio alla segreteria di Enrico Letta, è nata anche CREA – nome da start-up – che raccoglie i parlamentari più lettiani rimasti in circolazione: Marco Meloni, Silvia Roggiani, Anna Ascani. E poi c’è il correntone, quello grosso, Energia Popolare. La minoranza post-congressuale che fu di Stefano Bonaccini e oggi è coordinata dal senatore Alessandro Alfieri. Dentro ci stanno gli ex renziani superstiti, quelli che sono rimasti dopo la diaspora: Pina Picierno, Lorenzo Guerini, e altri ex Base riformista.

Infine gli schleiniani – un nome talmente impronunciabile che la segretaria aveva garantito avrebbe impedito la creazione di una nuova corrente –. Tecnicamente non sono dotati di una struttura, e però, cacofonia a parte, esistono eccome. Anche qui comunque ogni spiffero ha una sua caratteristica. C’è il cerchio magico emiliano con Igor Taruffi (l’uomo macchina) e Gaspare Righi (il capo della segreteria). Poi i lealisti della prima ora, come la coordinatrice del partito Marta Bonafoni e il deputato Marco Furfaro. E infine i fiduciari istituzionali, quelli che devono garantire che il verno della segretaria sia ben tradotto negli atti parlamentari. L’esempio massimo è il capogruppo al Francesco Boccia, mentre in Europa, Schlein si è affidata alle fedelissime Camilla Laureti e Annalisa Corrado.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.