La risoluzione pro riarmo di Azione, sostenuta da tre dem, è una buona notizia

Malpezzi, Sensi e Casini votano a favore del documento presentato dal gruppo parlamentare di Calenda: dentro il Pd esiste un senso della misura

Con una risoluzione solida, il gruppo parlamentare di Azione è riuscito a fare ciò che la maggioranza non osa fare, e ciò che gran parte dell’opposizione non ha il coraggio di dire: parlare chiaro sul rapporto con Trump, sulla sicurezza dell’Europa, sul senso della Nato, sull’inevitabilità di scegliere da che parte stare. Ed è in questa chiarezza che si è rivelato il gesto politico di tre senatori del Pd – Simona Malpezzi, Filippo Sensi e Pier Ferdinando Casini – che hanno votato a favore della risoluzione, rompendo un conformismo che è diventato nemico della responsabilità politica. Si è detto che la risoluzione è stata “riformulata su richiesta del governo”. E’ vero, ma ciò non ne cambia il merito. Anzi, rafforza il segnale: se perfino un governo che ha paura di dire la parola “Trump” ha accettato un testo che denuncia i suoi attacchi alle istituzioni Ue, le sue ambiguità su Putin e le sue minacce tariffarie, vuol dire che quel testo dice il vero. Ed è per questo che il voto dei tre senatori dem merita di essere sottolineato. Perché mostra che dentro il Pd esiste un senso della misura.

La risoluzione approvata al Senato, che sarà il riferimento per il Consiglio europeo del 26-27 giugno, è importante non solo per quello che dice su Trump e sull’Ucraina, ma anche per ciò che impone all’Italia: investire in Difesa, con fondi veri e non con trucchi contabili, e accettare che l’Europa non può più affidarsi solo alla Nato. Mentre in Italia si discute se le pensioni dei carabinieri contino o no come spesa militare, la Russia ha portato la propria spesa per la Difesa al 7,1 per cento del pil nel 2024, un livello mai visto dalla fine dell’Urss. Più di 140 miliardi di dollari all’anno per alimentare una guerra d’aggressione e per attrezzarsi a nuove escalation. Chi non vede tutto questo, o finge che si possa restare neutrali, contribuisce a disarmare l’Europa proprio nel momento in cui dovrebbe contare di più. Per questo va dato atto a chi ha costruito un testo netto, coraggioso e privo di ambiguità. E va dato merito a chi ha rotto la liturgia del fronte largo scegliendo di votare ciò che riteneva giusto.

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