Nato stanca, la rivoluzione di Trump

Il presidente americano ridisegna la mappa dell’Alleanza (ma si rimangia molte parole). Bastone e carota con l’Italia, Germania di nuovo divisa. Anticipazioni e soffiate per una pazza cronaca del vertice che sarà

Dopo il bombardamento del sito nucleare iraniano nascosto nelle montagne, Donald Trump si presenta al vertice Nato vestito da uomo anziano. Melania era contro tale abbigliamento poco decoroso, ma Trump è stato fermo sulla sua decisione: mi vesto da uomo non anziano, ma molto anziano. Al di là dei formalismi, siamo in grado di anticipare il discorso del Presidente Usa a tutta l’Assemblea. Poi passeremo ai colloqui personali (più belli e completi di sempre). Inizia così. “Dobbiamo sbattere fuori dal Patto atlantico le seguenti nazioni: Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Croazia, Islanda, Macedonia del Nord (e tenere quella del Sud), Montenegro, Slovenia, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia (dispiace dirlo), Norvegia sono indeciso, Finlandia fuori dalla Nato. Amici convenuti, il motivo è semplice: A Yalta si era deciso per i prossimi mille anni. Queste nazioni che ho sbattuto fuori erano state assegnate all’Urss… come sfera d’influenza. E direi di tornare a due Germanie. Quella dell’Est fuori dalla Nato… dispiace dirlo. Con ripristino del Muro, non a Berlino ma a Magdeburgo. Churchill voleva dare, oltre alla Jugoslavia, anche l’Italia al Patto di Varsavia. Ma i patrioti di Gladio convinsero i tre leader mondiali a tenere il Bel paese nella sfera occidentale.

Tanti di voi si lamenteranno di questa decisione. Ho riflettuto molto. Ma è l’unica soluzione per ritornare a un assetto post Seconda guerra mondiale, che ha dato decenni di pace all’Europa (tranne per la guerra civile in Jugoslavia). La decisione è definitiva e irrevocabile. Toglieremo le basi Nato in Europa e faremo un patto con i paesi africani. Tranne i Masai che non sai con chi parlare (per decidere se far usare anche a loro il dollaro o la lira italiana). Dispiace che anche l’Italia venga buttata fuori oggi dalla Nato, ma in questi 80 anni la sua popolazione ha dimostrato di avere il Partito comunista più forte d’occidente e di guardare a Mosca più che a Washington. Per cui, dispiace dirlo a Giorgia… che stimo. Ma anche l’Italia verrà scaraventata fuori dalla Nato.

Facevo prima a dire chi rimane. Semplice: i vincitori della Seconda guerra mondiale, poi Cina, Spagna e Portogallo. Basta, solo questi. Anche il Canada è fuori. Entra il Messico, anche se non ha fatto richiesta in tal senso. Ma viene, giustamente, obbligato anche a sostenere le spese che tale carrozzone comporta. La Nato costa all’anno cinquemila miliardi. Cinquemila. Il 97 per cento li mettono gli Stati Uniti d’America. E’ ora di dire basta!

Il referendum fatto dagli indipendentisti siciliani per fare il 52esimo stato americano per me è valido. Dichiaro la Sicilia territorio Usa, i suoi abitanti cittadini americani e Federico Rampini governatore, in attesa di elezioni che si terranno domani. Con scheda cartacea portata dal messo comunale. Se non bastano i messi comunali per consegnare le schede elettorali, richiamare quelli in pensione, fino alla classe 1940. Dovrebbero essercene in giro per la mia isola preferita un 25 mila. Sarò a Palermo domani per seguire personalmente le consultazioni. Spero vinca Marco Travaglio candidato repubblicano, contro la bellissima Maria Giovanna Elmi per i democratici. I sondaggi danno Maria Giovanna Elmi all’89 per cento. Travaglio allo 0,9. Ma c’è l’incognita dell’affluenza. Spero sia del 100 per cento. Le isole Eolie vengono donate alla Russia, come estrema cortesia per un nuovo dialogo tra superpotenze. La popolazione se non gradisce può migrare nel continente… Come fanno i cubani che vanno a Miami a bere fumare e giocare a soldi. Che comunque puoi farlo anche all’Avana… Ma dispiace”.

Veniamo ai colloqui privati tra il Presidente e i leader dei paesi buttati per strada. Primo: il segretario della Nato. “Buongiorno mister President!”. “Buongiorno Mark, si accomodi su quel comodino di Luigi XVI”. Mark Rutte: “Non si rompe?”. Trump: “Dipende! Se ci salta sopra lo sfonda. E’ sempre un mobile di 350 anni! Se si siede normale il basamento tiene. Al limite se lo rompe c’è di peggio… Da adesso, dispiace dirglielo, ma lei è epurato dalla Nato. Prende il suo posto un generale africano che non risulta in nessuna accademia abbia conseguito le credenziali per esserlo. Ma è onesto e capace”. Rutte: “E io?”. Trump: “Diventa capo della polizia di New York, incarico forse più prestigioso di quello precedente da lei ricoperto”.

Altro colloquio privato con il leader polacco. Trump: “Ciao! Come sai tramite il mio profilo X ho deciso che la Polonia venga gettata fuori dalla Nato”. Donald Tusk: “Donald, ci chiamiamo con lo stesso nome! McDonald’s che ha contribuito a fare grande gli States proveniva dalla Polonia, e adesso ci sbatti per strada”. Trump: “Sì, a volte i sentimenti non devono prevalere sulla ragion di stato, come diceva Filippo il Bello, il più grande re di Francia. Anzi vorrei che la Francia mi dia il permesso di traslare la sua salma nel mausoleo di Washington DC. Dici che Macron ci sta?”. Tusk: “Penso non c’è problema! Tanto lui cosa ne fa!”. Trump: “Amico ci ho ripensato. La Polonia rimane nella Nato”. Tusk: “Grazie Donald, come posso ringraziarti?”. Trump: “Mandami delle vere uova nostrane ruspanti, da noi ormai non si trovano nemmeno a pagarle oro”. Tusk: “Provvedo subito tramite il mio ambasciatore, un carico di cinque quintali di uova. No ogm”. Trump: “Grazie! Il più bel regalo che potevo ricevere!”.

Altro colloquio con il leader canadese. Trump: “E’ inutile che stai nella Nato, ci siamo già noi ed entro il 2027 Canada e Usa diventeranno un unico stato…”. Carney: “Senza referendum immagino”. Trump: “Se vuoi lo facciamo, ma è inutile, il 100 per cento dei canadesi vogliono aggiungere una stella alla nostra bandiera”. E infine: “Carney! Sei fuori! Devi rassegnarti. Hai tantissimo territorio e una popolazione come Malta e Cipro. Che vengono annesse”. Carney: “Annesse dove?”. Trump: “Annesse al Canada, per poi passare agli States. Ciao!”.

Nell’incontro successivo Trump vede insieme i tre leader delle Baltic Republic. Trump: “Prego, sedetevi su quello scrittoio appartenuto a Quintino Sella, già ministro delle Finanze della Real Casa”. Loro: “E’ sicuro?”. Trump: “Secondo voi vi faccio sedere su un oggetto pericoloso? Vedo che avete poca fiducia da chi vi protegge dai mangia-bambini”. Loro: “Siamo qui per ascoltarla Presidente”. Trump: “Ho deciso di sbattervi fuori dalla Nato, in quanto i russi hanno un’enclave di territorio dietro di voi. Non voglio problemi con Vladimir”. Mestamente i tre leader si avviano all’uscita. Trump si alza e fa: “Tengo dentro: Estonia e Lituania. Lettonia fuori”. Il lettone: “Presidente non può fare uno strappo…”. Trump: “Va bene! Anche la Lettonia rimane nella Nato. Vorrei che entrasse anche la Georgia però”. Il lettone: “Come mai Presidente?”. “Da quando nel lontano 1979 sono andato a vedere Tbilisi, la partita Inter-Dinamo, mi sono innamorato della capitale dello stato georgiano”. Il lituano: “Vedo di intercedere perché ciò avvenga”. Trump: “Grazie! Telefoni adesso per cortesia”.

Arriva un altro leader sbattuto fuori: Giorgia Meloni. Baci abbracci. Trump: “Devo comunicarti con rammarico che scaravento per terra l’Italia”. Meloni: “Donald non ti capisco”. Trump: “Sbatto fuori di casa l’Italia”. Meloni: “Per casa intendi la Nato?”. Trump: “Non solo, anche dall’Onu”. Meloni è con Tajani che rimane fisso seduto su un divanetto dello zar datato 1736. Infatti lo sfonda. Giorgia: “Ma scherzi?”. Trump: “Amore, se non scherzo con te a cui voglio bene come una figlia, con chi scherzo? Ma certo. L’Italia è il primo alleato dell’America. Siete dentro tutto. Mica ho ricevuto la Juve alla Casa Bianca per niente. Psg, Bayern, Real e Boca J. si sono lamentati ma a me non interessa. Giorgia! Chiedimi quello che vuoi”. Giorgia: “Donald, se gentilmente puoi schierare la portaerei Gerald Ford presso Ravenna”. Trump: “Telefono subito all’ammiraglio. Adesso è nel golfo di Aden, ma stasera è nella città dei mosaici e rimarrà lì fissa, finché vuoi tu”. Congedata con baci e regali la Meloni (panettone Palvani da 1,5 kg Meloni a lui, Pandoro Bauli Trump a lei).

Ecco arrivare il leader della Macedonia del Sud. Trump: “Amico! Sei in strada! Da oggi devi difenderti se i Tartari ti attaccano. Noi non interveniamo”. Leader macedone: “Le ricordo Presidente che una delle figure più importanti della storia, al pari di Cesare e Napoleone, è Alessandro il Macedone”. Trump: “Era macedone? Alessandro il Grande era macedone? Mi conferma?”. Leader macedone: “Certo! C’è in tutti i libri”. Trump: “Allora cambia tutto. Voi rimanete nella Nato per sempre. Nessun trattato può stracciare questa mia decisione. Grazie si accomodi. Attenzione al tappeto dell’isola delle Antille olandesi. Si rompe subito se lo calpesti”. Leader macedone: “Certo! Certo Presidente! Lo evito”.

E infine arriva il leader della Repubblica Ceca e quello della Slovacchia (insieme). Trump: “Amici oggi è un gran giorno. Viene ricostituita la gloriosa Repubblica Cecoslovacca. Capitale la solita Praga. Stessa nazionale, un solo Parlamento. Nazione espulsa dalla Nato in quanto era comunista fino all’89”. I leader dicono: “No! Presidente!”. Trump: “Va bene! Lasciamo tutto così come è adesso. Inutile continuare a cambiare le cartine di geografia. Gli studenti a scuola non capiscono già niente. Se poi ogni anno tiriamo confini diversi. E l’Azerbaigian e Dagestan e l’isola di Cylon che adesso si chiama Piccola Roma. Ma dove siamo? Piccola Roma? Ma Roma rimane la capitale del mondo. Infatti non escludo di fare una seconda Casa Bianca nella tenuta di Castelporziano. Sempre che il Quirinale sia d’accordo. Ma ho telefonato adesso al generale: ‘Presidente non ci sono problemi’. Io: ‘C’è ancora il 110 per cento?’. Segretario: ‘In prorogatio Quirinale per lei! Sì!’. ‘Iniziamo i lavori già oggi’. Quirinale: ‘Sì! C’è già qui l’impresa edile di due fratelli del Bengala francese’”.

  • Maurizio Milani
  • Nato a Milano il 20 maggio 1961. Vero nome: Carlo Barcellesi. Diplomato terza media presso Camera del Lavoro di Milano nel 1985, corso serale a numero chiuso. Dopo il militare lavora come sguattero in un hotel. Nel 1987 arriva ultimo a “Riso in Italy”, concorso importante a Roma per giovani. Fa ricorso e vince. Ha uno sfratto ma non riconosce la sentenza. Collabora con il Foglio dal 1986 grazie al direttore Giuliano Ferrara. E’ fidanzato con Monica.

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