I venti di guerra mettono a rischio 20 miliardi di export delle Pmi

Le crisi internazionali mettono a rischio 61 miliardi di export italiano e il 40 per cento delle forniture energetiche: Confartigianato chiede diplomazia, diversificazione dei mercati e autonomia energetica

Le tensioni internazionali, dai conflitti in medio oriente alla guerra tra Russia e Ucraina, fino agli scontri ai confini tra India e Pakistan, rischiano di ripercuotersi sull’economia italiana. Secondo un’analisi di Confartigianato, è di 61,4 miliardi di euro il valore delle esportazioni italiane che risultano esposte a queste crisi. Si tratta di vendite dirette verso 25 paesi coinvolti in conflitti o situati in aree a rischio – tra cui medio oriente, Nord Africa, Russia, Ucraina, India e Pakistan – che rappresentano complessivamente il 9,8 per cento dell’export nazionale. Il 33 per cento del made in Italy esportato nei paesi a rischio, pari a 20,3 miliardi, è prodotto in settori ad alta concentrazione di micro e piccole imprese. In particolare, si tratta di gioielleria, occhialeria, moda, alimentare, prodotti in metallo, mobili.

Nel dettaglio, Confartigianato rileva che le esportazioni verso il medio oriente ammontano a 27,1 miliardi di euro, quelle dirette ai tre paesi limitrofi – Egitto, Libia e Turchia – a 21,9 miliardi. Le vendite verso Russia, Ucraina e Bielorussia si attestano a 6,6 miliardi, mentre in India e Pakistan in nostro export vale 5,8 miliardi. I dati più recenti, relativi al primo trimestre del 2025, mostrano già segnali di rallentamento: l’export verso i 25 paesi considerati ha registrato una flessione complessiva dello 0,6 per cento. Le perdite più consistenti si osservano nei paesi confinanti con l’area mediorientale: la Turchia ha segnato un calo del 17,8 per cento, la Libia del 5,5 e l’Egitto dello 0,7. In negativo anche l’export verso la Russia, in discesa del 17,1 per cento, e la Bielorussia, con una contrazione del 23,2. Fanno eccezione alcuni mercati in controtendenza, come gli Emirati Arabi Uniti, che hanno registrato un incremento del 21,5 per cento, il Kuwait, con un eccezionale +154,2 per cento, e l’Arabia Saudita, in crescita del 10,1 per cento.

Non meno rilevanti sono i rischi legati all’energia. Confartigianato evidenzia che l’Italia dipende per il 40,7 per cento del proprio fabbisogno energetico da 17 dei 25 paesi coinvolti in crisi, per un valore complessivo di 27,6 miliardi di euro. Nel periodo compreso tra aprile 2024 e marzo 2025, il nostro paese ha importato da queste aree 13,2 miliardi di euro in petrolio greggio – il 50,9 per cento del totale – 8,8 miliardi in gas naturale – il 37,3 per cento – e 5,7 miliardi in prodotti petroliferi raffinati, pari al 47 per cento. Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, richiama l’attenzione su una strategia di risposta chiara e concreta: “In un contesto globale sempre più incerto la tenuta del sistema produttivo italiano, fondato sulle Pmi e sull’export di qualità, necessita, oltre che di un’intensa azione diplomatica per favorire la de-escalation dei conflitti e creare condizioni di stabilità, di misure di supporto per diversificare i mercati di destinazione dei nostri prodotti e di interventi per rafforzare la resilienza energetica del nostro paese”.

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