Carotenuto (M5s): “Uscire dalla Nato? Magari”

“Noi siamo succubi della Nato”, dice il deputato del Movimento 5 Stelle. “Il Pd è confuso, non li invidio ma auguro loro un congresso”

“Uscire dalla Nato? Magari. La nostra sarà una piazza contro il riarmo”, dice al Foglio il deputato del Movimento 5 Stelle Dario Carotenuto. “Una piazza che parte dal basso”, aggiunge. A ridosso del vertice Nato a L’Aja, sabato prossimo, che proporrà all’Italia di aumentare le spese per il riarmo fino al 5 per cento del Pil.

Onorevole, quella di sabato sarà dunque una piazza contro la Nato? “La Nato ha gravi responsabilità. Nasceva con un intento eccellente, difensivo, ma ha ampiamente travalicato quel confine”. Dunque lei auspicherebbe l’uscita dall’Alleanza Atlantica? “Uscire dalla Nato temo sia fantascienza. Purtroppo”. Purtroppo? “Se potessimo uscire dalla Nato, saremmo un paese libero e democratico. E in questo momento non lo siamo. Magari potessimo uscire. Non dico precisamente che ‘dovremmo’ farlo, perché alla base dell’Alleanza ci sono buone intenzioni, ma vista la situazione…”. Sì? “Ecco, non lo decideremo noi. Semmai sarà la Nato che si sfalderà. Noi, in questo momento, siamo succubi e non protagonisti, perciò non possiamo scegliere se uscire o restare”.

Lei accenna a gravi responsabilità dell’Alleanza. L’ultima delle quali è quest’idea dell’aumento della quota del pil destinata alla difesa. “E’ solo l’ultima, esattamente”. Si riferisce al rafforzamento nei paesi che confinano con la Russia? Alla provocazione che avrebbe acceso il conflitto in Ucraina nel 2022? “Il 2022 mi sembra troppo recente come riferimento temporale. Lo scenario attuale nasce dalla fine della seconda guerra mondiale. Io penso che il cosiddetto soft power abbia sempre lavorato per disinnescare delle situazioni che potevano diventare scomode…”. Si spieghi, onorevole. “Il soft power ha agito lì dove c’erano mercati floridi, penso all’energia. E quindi penso all’Iraq, all’Afghanistan. Abbiamo fatto passare per ‘democratizzazione’ una serie di realtà che avevano ben altra matrice”. Pensa lo stesso dei conflitti in corso? “Penso lo stesso dell’attacco di Israele all’Iran, certo. E’ da tempo immemore che si parla di Teheran come uno degli obiettivi dell’Occidente… Occidente… Chiamiamolo così…” Vuole dire della Nato? “Della Nato”.

Non c’entra niente, quindi, la bomba nucleare? L’arricchimento di uranio? “Guardi, se ne parla da tempo dell’Iran. Anche per tutti i passaggi dei gasdotti. Oggi stanno cadendo dei capisaldi. E’ molto difficile disconoscere l’ordine dei valori che ci si è sempre dati”. Certo. “Tante volte, anche con persone fraterne, mi trovo a ragionare su una supremazia morale dell’Occidente, che viene sempre data per scontata”. E…? “Ed è talmente endemica che si arriva a legittimare di tutto. Si giustificano fatti in quanto tali ingiustificabili. Ancor più oggi”.

La piazza contro il riarmo che “parte dal basso” – e tiene insieme M5s, Avs e forse una delegazione del Pd – si ritrova in queste ragioni? “Posso dire che mi trovo più a mio agio in questa piazza che nell’altra del 6 giugno”. Perché? “Penso che di fronte all’ecatombe di Gaza avremmo dovuto fare gesti ancora più forti. In ogni caso, sarà una piazza contro il riarmo”. Tema rispetto al quale il vostro maggiore alleato, il Pd di Elly Schlein, pare un tantino confuso. “Diciamo che è in imbarazzo, e lo capisco. La convivenza tra Picierno e Boldrini, Fassino e Scotto…”. Un ircocervo? “Altroché. Schlein cerca di tenere insieme il partito ma ci vorrebbe un congresso”. Un congresso o un miracolo? “Io proprio non li invidio. In commissione Lavoro, dove sono anch’io, ci troviamo benissimo, al punto che spesso loro si impadroniscono delle nostre idee”. Copisti? “Sì, ma le comunicano meglio, perché hanno una struttura più efficiente della nostra. Sul lavoro, comunque, siamo uniti. Ma in Europa…”. In Europa son dolori. “Dovrebbero scegliere da che parte stare in economia come in politica estera. Visto che anche sulla Attività produttive, con loro, siamo in difficoltà. La verità, però, è che il Pd si radica in un seme turbocapitalista. Auguro loro un congresso”.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.