Arginare la teocrazia atomica non è solo giusto. È anche una grande battaglia di sinistra

L’umanitarismo ha creato le condizioni per l’escalation iraniana. Ascoltare il senatore democratico statunitense John Fetterman

Bisogna essere un po’ mattocchi per scegliere di sfidare, da sinistra, il pensiero unico anti israeliano che in giro per il mondo acceca la sinistra mondiale al punto da averla trasformata in una pedina preziosa di uno degli aguzzini più pericolosi del pianeta, ovvero il dottore Ali Khamenei, ayatollah supremo del principale finanziatore dei movimenti terroristi nel medio oriente, dunque l’Iran. Bisogna essere effettivamente un po’ mattocchi per scegliere di sfidare, da sinistra, il pensiero unico anti israeliano, che tiene in ostaggio buona parte delle sinistre mondiali, arrivando a dire, ad argomentare, e a dimostrare che non c’è nulla più di sinistra, in questa fase storica, che sostenere il tentativo portato avanti dallo stato di Israele di neutralizzare la minaccia atomica rappresentata dall’Iran, provando a incoraggiare anche un regime change nello stato culla del terrore globale. Bisogna essere un po’ mattocchi per non cedere, da sinistra, alla narrazione in base alla quale Israele rappresenta il male e tutto ciò che si contrappone a Israele rappresenta il bene.



E bisogna essere un po’ mattocchi, come in effetti è il grande, immenso, enorme senatore democratico americano John Fetterman, per arrivare a dire e a scrivere quello che ha sostenuto due giorni fa. Fetterman, anche se avrebbe potuto, non perde tempo a giocare con le contraddizioni di una sinistra che su con chi stare tra Israele e l’Iran balbetta sul punto se schierarsi o no con tutta la forza possibile contro un paese che nega ogni forma di libertà, che nega ogni forma di diritto, che umilia le donne, impicca gli omosessuali e che alimenta ogni forma possibile di patriarcato. Fetterman si concentra sulla ciccia. E la mette così. “Il nostro impegno nei confronti di Israele deve essere assoluto e sostengo pienamente questo attacco. Continuate a eliminare la leadership iraniana e il personale nucleare. Dobbiamo fornire tutto il necessario – equipaggiamento militare, intelligence, armi – per sostenere pienamente Israele nell’attacco all’Iran. Dobbiamo davvero sostenere pienamente il fatto che Israele colpisca l’Iran a questo punto. Non possiamo permettere che l’Iran sviluppi un’arma nucleare. E dopo che Israele è riuscito a distruggere i proxy come Hezbollah e Hamas, ha davvero un’opportunità irripetibile, che capita una volta in una generazione, per eliminare le strutture nucleari”. Nel fronte variegato delle sinistre mondiali, negli ultimi giorni, per demonizzare Israele, si è fatto spesso riferimento, rispetto al tema della stabilizzazione del medio oriente, alla necessità di interrompere la via della forza militare per usare quella della diplomazia umanitaria. Eppure non dovrebbe essere troppo difficile capire quella che è stata la lezione degli ultimi anni, puntualmente ricordata anche dal nostro eroe Fetterman in ogni occasione possibile, ovverosia che ogni volta che il fronte unico dell’umanitarismo ipocrita ha cercato di lavorare a forme di de-escalation, spingendo Israele lontano dai suoi obiettivi, puntualmente il regime iraniano ha trovato modi creativi e violenti per utilizzare la copertura umanitaria e alimentare le sue escalation.

A Gaza, prima del 7 ottobre, il fronte umanitarista ha chiuso gli occhi quotidianamente di fronte ai terroristi di Hamas che hanno usato lo schermo umanitario come uno scudo per nascondere la propria escalation contro Israele, ignorando il modo in cui Hamas ha trasferito fondi umanitari per costruire tunnel e fabbricare missili. In Libano, prima del 7 ottobre, il fronte umanitarista ha chiuso gli occhi quotidianamente di fronte ai terroristi di Hezbollah che violando le risoluzioni delle Nazioni Unite, nell’indifferenza delle Nazioni Unite, hanno avvicinato le proprie milizie ai confini con Israele, trasformando il sud del Libano in una base missilistica iraniana avanzata. In Iran, in fondo, la storia non è diversa, e non può stupire che la deterrenza portata avanti a parole, contro l’Iran atomico, non abbia funzionato in questi anni, considerando tutto ciò che, per dirne una, ha fatto negli ultimi anni l’Onu per alimentare l’impostura della presenza di un Iran rispettoso dei diritti umani (nel 2021 l’Iran è stato eletto alla commissione Onu sullo Status delle donne, due anni dopo l’Iran ha assunto la presidenza del Forum sui diritti umani delle Nazioni Unite, e nonostante il sostegno dato a gruppi armati come Hamas e Hezbollah, nonostante la repressione nel sangue di manifestanti e dissidenti, è dal 2019 che al Consiglio di sicurezza dell’Onu non vengono proposte, neppure in modo simbolico vista la presenza della Russia, sanzioni contro l’Iran). L’umanitarismo caro al fronte progressista, rispetto al tema del contenimento dell’Iran, ha creato le condizioni per le escalation contro Israele, e dunque contro l’occidente. E di fronte a un medio oriente in cui Israele sta tentando di ristabilire un nuovo ordine all’interno del quale provare a disarmare la fonte del terrore chiamata Iran scegliere da che parte stare, anche per le sinistre mondiali, non dovrebbe essere così difficile. E in questo senso, non capire che con un Iran indebolito vi è “un’opportunità irripetibile”, “che capita una volta in una generazione”, per eliminare le strutture nucleari e tentare di favorire persino un regime change, non è un atto di miopia. E’ un atto di complicità. Viva la linea Fetterman.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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