Il responsabile della segreteria dem all’Immigrazione critica la premier danese Mette Frederiksen che con Meloni invita i partner europei a rivedere le convenzione per semplificare le espulsioni degli irregolari: “E’ un errore per contrastare le partenze dei barconi l’unica soluzione è permettere gli ingressi legali”
“La lettera di Meloni è solo l’ennesima azione volta a coltivare l’idea di un’invasione di migranti da cui bisogna difendersi. E’ una dimensione propagandistica che serve a giustificare gli scarsi risultati di questi anni: invece di ammettere un fallimento la premier dice ‘il problema è la Corte europea dei diritti dell’uomo che impedisce i rimpatri dei migranti irregolari’”. Pierfrancesco Majorino, ex eurodeputato, consigliere regionale in Lombardia, ma soprattutto responsabile Immigrazione del Pd di Schlein boccia senza sè e senza ma la missiva che la premier ha inviato ai partner europei per cambiare alcune convenzioni – tra cui quella per i diritti umani – e rendere più semplici le espulsioni dei migranti irregolari. Tra gli otto paesi che hanno cofirmato la lettera c’è anche la Danimarca, la cui la premier, la socialista Mette Frederiksen, ne ha presentato con Meloni il contenuto. “Ho visto – riconosce Majorino – ma per noi resta una richiesta sbagliata. La nostra è una contrarietà di merito, non è un atteggiamento pregiudiziale verso Meloni, e quindi la nostra posizione resta la stessa”. Eppure su questo, come più in generale sul contrasto dell’immigrazione clandestina, in Europa sono tanti i governi socialisti che ormai sembrano più vicini alle posizione della premier che alle vostre. Non c’è il rischio che il Pd si isoli? “Non c’è dubbio che tra i socialisti europei ci siano opinioni diverse. Noi abbiamo votato contro il Patto sull’asilo che è stato approvato anche con l’appoggio dei socialisti. Quello resta un esempio, anche più macroscopico, di come il Pd crede alla sua linea sulla questione, anche in contrasto con il Pse se è necessario. Purtroppo sul piano del consenso, le ricette facili di Meloni sono efficaci, ma su un tema così serio non può essere quello il criterio del giudizio”. Ma quindi non ritenete sia necessario mettere un freno all’immigrazione clandestina? “Non è questo il punto”, replica Majorino. “Io non sono a prescindere contrario al rimpatrio dei migranti irregolari, ma qui si sta lavorando senza affrontare il tema più importante: il superamento della Bossi-Fini e l’avvio di canali d’accesso sicuri per chi vuole venire in Italia e in Europa. Questi sono i veri temi su cui si deve insistere per cambiare radicalmente l’approccio, anche rispetto a quello che ha fatto il Pd in passato e a volte in Europa continua a fare il centrosinistra”.
Ma le due cose non si possono tenere? Non è possibile spingere per aprire canali regolari ma intanto essere inflessibili sul contrasto dei flussi irregolari? Il governo in fondo sostiene di star facendo questo: da un lato approva i decreti flussi per garantire l’accesso regolare e attraverso il Piano Mattei punta alla formazione nei paesi d’origine, dall’altro cerca di utilizzare tutti gli strumenti efficaci per contrastare l’immigrazione clandestina. “Guardi – dice Majorino – prima di tutto i decreti flussi sono di fatto una regolarizzazione ex post di chi è già arrivato, e dunque non sono una garanzia per nuovi ingressi regolari, inoltre ribalto totalmente il ragionamento…”. Ovvero? “Aprire canali regolari per l’immigrazione consentirebbe di rendere davvero efficace il contrasto alla tratta dei migranti, perché se si può entrare legalmente la gente sui barconi non ci finisce più. A quel punto, invece, i veri irregolari e chi commette reati sarà più facilmente rimpatriato perché si tratterà di una numero di persone molto ridotto. Io, lo ripeto, non sono in generale contrario ai rimpatri, ma ad oggi quelli formalmente stabiliti ma di fatto non eseguiti sono tantissimi perché le fattispecie per entrare legalmente nel nostro paese sono solo quelle dell’asilo e della protezioni internazionale”. E quindi qual è la proposta del Pd? Non pensate ci debba essere un criterio selettivo per l’ingresso dei migranti? “Pensiamo che da un lato chi lo desidera debba poter venire regolarmente per cercare lavoro per un determinato periodo di tempo, dall’altro, quando scatta un meccanismo che rende ineludibile il rimpatrio, lo facciamo applicare sul serio. Questa è la filosofia contenuta nella nostra proposta di legge che supera la Bossi-Fini, con a prima firma quella di Graziano Delrio”.