“A morte i sionisti”. L’attentato di Washington e il tripudio di Intifada in America dopo il 7 ottobre
Al Coachella, uno dei festival musicali più importanti d’America, è bastato che un gruppo musicale iniziasse con “Free, free…” che 125mila persone hanno risposto urlando “Palestine!”. Sul maxischermo, a caratteri cubitali: “Fuck Israel, Free Palestine”. Come a piazza San Giovanni a Roma: “Free Palestine”. E ha gridato “Free Palestine” anche il trentenne di Chicago Elias Rodriguez nell’uccidere Yaron Lischinsky e Sarah Lynn Milgrim, la coppia di funzionari israeliani al Museo ebraico di Washington. Un incubo che l’Europa conosce bene tra Tolosa e Bruxelles. “L’ho fatto per Gaza”, ha detto Rodriguez ai poliziotti. Partecipava alle manifestazioni pro-Gaza e ha militato per un periodo nel Partito per il socialismo e la liberazione, sostenitori di Putin, Cuba, Venezuela, Cina e che ieri ha negato ogni legame col terrorista.
Al momento dell’arresto, Rodriguez ha anche detto: “C’è una sola soluzione, globalizzare l’Intifada fino alla rivoluzione”. Chi gli ha instillato l’idea che “Liberare la Palestina” significhi sparare ai diplomatici ebrei?
Rodriguez è uscito dall’album di famiglia del “Free Gaza” occidentale. Un blogger americano, Ken Klippenstein, ieri avrebbe pubblicato il “manifesto” di Rodriguez, dove il terrorista di Washington annunciava di voler “passare all’azione di fronte al genocidio di Gaza”.
Mentre nelle strade di New Orleans un uomo con una bandiera dell’Isis guidava un pick-up tra i festeggiamenti di Capodanno uccidendo 14 persone, a New York c’era una protesta pro terrorismo. Migliaia di persone radunate a Times Square. Oltre ai partecipanti che urlavano agli ebrei che avrebbero dovuto “tornare in Europa”, i dimostranti hanno scandito: “C’è una sola soluzione, rivoluzione dell’Intifada”. Lo stesso slogan del terrorista di Washington.
Sarah Lynn Milgrim, assassinata insieme al compagno dopo al Museo ebraico di Washington, aveva lavorato per promuovere la pace tra Israele e i palestinesi e collaborava con Tech2Peace. Rodriguez è nato a Chicago, ha una laurea presso l’Università dell’Illinois, faceva il ricercatore per un archivio di resoconti di vita afroamericani fondato dalla Carnegie Mellon denominato “The History Makers” ed era un attivista di estrema sinistra, senza farsi mancare niente, dalla lotta contro Amazon alle proteste davanti alla casa dell’allora sindaco di Chicago Rahm Emanuel, considerato “sionista”. Un anno fa la sezione di Chicago del suo partito ha scritto: “Sterminate i sionisti”. “Ebrei tornate in Polonia”
In questi mesi, gli ebrei della Columbia sono stati aggrediti al grido di “Tornate in Polonia”, “Radere al suolo Tel Aviv” e “Hamas ti amiamo”. I filo palestinesi hanno attaccato la mostra a New York con i resti del massacro del Nova Festival, in cui 360 israeliani sono stati uccisi da Hamas il 7 ottobre 2023 e a decine presi in ostaggio. “Lunga vita all’Intifada”, ha esultato la folla fuori dalla mostra, realizzata in un luogo simbolo per New York, dove si ergeva il World Trade Center. I manifestanti hanno cantato “I sionisti non sono ebrei né umani”, uno striscione diceva “Lunga vita al 7 ottobre”. Giovani americani sventolavano le bandiere di Hamas e Hezbollah. Hanno vandalizzato la casa di Anne Pasternak, che dirige il Brooklyn Museum, etichettata come “sionista suprematista bianca”. Professori e studenti ebrei in tutto il paese sono stati aggrediti. Alla Cornell di New York, uno studente ha lanciato un appello a “seguire gli ebrei a casa e tagliargli la gola” e un docente del prestigioso ateneo dell’Ivy League è stato ripreso mentre spiega agli studenti che l’attacco del 7 ottobre è “esaltante”. Alla Columbia, un ragazzo biondo tiene un cartello con la scritta “Il prossimo obiettivo di al Qassam” con una freccia che punta al gruppo di ebrei che tengono una contro-manifestazione dopo il 7 ottobre. Dal fiume al mare passando per il museo. Con i due dipendenti dell’ambasciata israeliana appena uccisi, Thomas Portes, deputato della France Insoumise per la terza circoscrizione di Saint Denis, su X scriveva: “Free Palestine”.