Continuano i problemi per la Scuderia, e il team principal punta il dito sull’ex direttore tecnico. Serve capire su quale area si dovrà lavorare nei prossimi mesi: cercare di raddrizzare questo progetto e portarlo a competere per le vittorie oppure lasciar andare questa stagione per concentrare ogni sforzo sul 2026. La verità sta davvero nel mezzo
Aveva ragione, da vendere, Enzo Ferrari quando ricordava che i punti si fanno alla domenica. Le campane non esattamente pasquali che intonavano un de profundis quasi definitivo per la Ferrari dopo il sabato nero delle qualifiche hanno ripreso qualche timido rintocco dalle parti di Imola. Niente di trascendentale, per carità, impensabile esultare per un quarto ed un sesto posto ma in una situazione di oggettiva difficoltà, per colpe proprie, la Scuderia ha risposto in gara con una condotta quasi perfetta. Il “quasi” riguarda la conclamata sfortuna che Charles Leclerc anche stavolta ha fatto salire nell’abitacolo.
Purtroppo per lui il monegasco deve spesso fare i conti con il fatto che se qualcosa può andargli storto…di solito va esattamente così. Senza stare a cavillare troppo sulla decisione di non mettere una gomma rossa d’azzardo dietro la safety car, il muretto rosso passa la nottata dopo che il processo a Vasseur stava per essere istruito. Intendiamoci, il team principal della Ferrari aveva pestato una…chiamiamola buccia di banana, additando alla responsabilità dell’ex-direttore tecnico, Enrico Cardile, le lacune che palesemente stanno zavorrando le due rosse in questa prima parte della stagione. Onestà imporrebbe, soprattutto dopo una complessivamente buona corsa sia per Hamilton (quarto) che per Leclerc (sesto), che Vasseur avesse detto che anche quella vista in corsa domenica era la vettura progettata e realizzata da Cardile. Fosse stato un signore, non lo è stato, avrebbe dovuto anche dire che la Ferrari della seconda metà della stagione scorsa, quella che spesso batteva le Mc Laren, era comunque (a maggior ragione) una creatura di Cardile. Il quale non può rispondere a causa di un contenzioso con l’azienda modenese che riguarda il periodo di “gardening”, ovvero il tempo che gli inglesi considerano da dedicare al giardinaggio prima di passare da una scuderia all’altra.
Quella di Vasseur è stata certamente una caduta di stile, figlia probabilmente di uno stato confusionale che ha avviluppato il responsabile di un progetto che non sta andando come sperato. Resta il fatto, non equivocabile, che la Rossa non può continuare a prendere schiaffi in qualifica se vuole tornare competitiva quando si contano i punti. E’ chiaro che senza una Virtual Safety Car e una Safety Car forse avremmo fatto conti diversi ma quasi certamente le due Rosse avrebbero comunque passato parecchie vetture che al sabato avevano sbattuto fuori Leclerc e Hamilton dal Q3. Si tratta di capire su quale area la Scuderia intende lavorare nei prossimi mesi. Cercare di raddrizzare questo progetto e portarlo in estate e poi nella seconda parte del Campionato a competere per le vittorie oppure lasciar andare questa stagione per concentrare ogni sforzo sul 2026 e su un progetto nuovo per tutti. La verità sta davvero nel mezzo perché la Ferrari non può prendere nessuna delle due strade in maniera definitiva. Non può, per standing, lasciar perdere 17 gare e far mangiare il fegato ai suoi tifosi continuando a dir loro che le vittorie arriveranno l’anno prossimo. Ma nemmeno può investire tutto il tempo e tutto il denaro del budget cap per inseguire qualche successo parziale con le due Mc Laren e Verstappen che hanno preso il largo.
La Ferrari, al netto dei crolli in qualifica, può ambire a superare la Mercedes nella classifica costruttori (il gap è di 33 punti, non è una voragine) e anche la Red Bull, visto che lì di punti ne fa uno solo, non sembra irraggiungibile (anzi). Chi rimane fuori portata sono i papaya della Mc Laren, che nonostante abbiamo masticato amaro per un altro capolavoro di Max Verstappen (quarta di fila a Imola, come lui nessuno mai) continuano ad ostentare serenità anche nella gestione delle strategie dei due piloti. Piastri ha vinto quattro gare, Norris una. A Imola Lando ha sfruttato la Safety per montare una gomma più fresca e passare il compagno. Che rimane, Oscar Piastri, il vero favorito per succedere ad un Verstappen che però non ci pensa minimamente ad abdicare.