Le principali banche italiane chiudono il primo trimestre con utili in crescita, grazie all’aumento delle commissioni e al trading. Nel frattempo, si intensifica la partita delle fusioni. Il ruolo del governo? “E’ più energico e più esplicito anche rispetto ad altri paesi in Europa”, dice l’economista
Il temuto impatto della discesa dei tassi d’interesse non c’è stato. A guardare i conti del primo trimestre delle principali banche italiane (all’appello manca Unicredit, che ha convocato un cda per domenica che si annuncia piuttosto teso con alcuni consiglieri pronti a chiedere conto all’ad Andrea Orcel della strategia di crescita dopo lo stop di Roma all’ops su Banco Bpm) sembra che l’età dell’oro continui: da Intesa Sanpaolo a Banco Bpm, da Bper a Mps, i profitti sono ovunque in crescita rispetto allo stesso periodo del 2024. Come si spiega? “A ben guardare, i margini d’interesse si sono ridotti, come ci si aspetterebbe in una fase in cui i tassi Bce sono stati abbassati – dice al Foglio l’economista Ignazio Angeloni – Ma le banche hanno più che compensato l’effetto negativo sui conti con l’aumento delle commissioni, che si confermano ancora una volta la componente più dinamica e promettente del panorama bancario italiano”.
In pratica, meno utili dalla tradizionale attività di credito e più dalla gestione della ricchezza privata? “Esatto, ma non escluderei anche una componente da trading su titoli, considerata la grande volatilità dei mercati che ha caratterizzato il primo trimestre di quest’anno”. I conti sono buoni, ma gli istituti stanno anche facendo a gara per mostrarsi forti dentro a uno scenario di risiko agguerrito che vede alcuni di loro preda e altri predatori. E’ d’accordo con chi pensa che ci sia troppa confusione? “Direi che le banche, più solide, profittevoli e risanate rispetto al passato, stanno cercando di espandersi in Italia e a livello internazionale. Ma incontrano difficoltà sul piano delle regole, soprattutto quelle europee, che non facilitano le fusioni cross border, e sul piano politico”. Considera una novità l’intervento del governo italiano nelle partite in corso? “Un certo attivismo nel dirigere le dinamiche del settore bancario si è visto anche in passato, ma mi sembra che il ruolo di questo governo sia più energico e più esplicito anche rispetto ad altri paesi in Europa”. La Germania, però, si è arroccata con la scalata di Unicredit a Commerzbank. “Vero, abbiamo visto la reazione scomposta del governo tedesco, peraltro solo verbale, all’intervento di Unicredit su Commerzbank. Speriamo che il nuovo governo cambi direzione. Ma, ultimamente, gli interventi in Italia per orientare il consolidamento sono più frequenti e sistematici”.
Si riferisce al caso Unicredit-Banco Bpm? Crede vi siano le condizioni per un intervento della Commissione europea? “Le attuali regole comunitarie sulle concentrazioni mi pare siano chiare e offrono margini a una banca per appellarsi alla Commissione nel caso in cui fossero posti ostacoli a un’acquisizione. Se si escludono i rischi per la sicurezza nazionale, in altri casi gli interventi dovrebbero essere discussi dai governi con la Commissione e comunque le legge nazionali non prevalgono sul diritto europeo”. Pensa che le fusioni debbano avvenire tra realtà affini, per esempio tra banche commerciali e basta, oppure è un bene che vi siano unioni miste, anche con realtà più orientate alle gestioni patrimoniali e all’investment banking? Se ne discute intorno al caso Mediobanca-Mps-Banca Generali. “Penso che un’aggregazione ibrida possa funzionare bene, andando verso il modello di banca universale che l’Europa tende a incoraggiare. Ma penso che di regola debba essere la realtà più grande, per dimensione del bilancio e capitalizzazione, ad acquisire quella più piccola. In caso contrario aumentano i rischi”. Era proprio al “modello misto” che i regolatori europei avevano in mente quando hanno potenziato il cosiddetto Danish Compromise, l’agevolazione prevista per le fusioni tra banche e assicurazioni, poi però la Bce si è espressa a sfavore nel caso di Banco Bpm-Anima, creando una certa incertezza tra gli operatori. “Devo dire che in questo caso la posizione espressa dalla Bce ha sorpreso anche me. Una decisione, a mio avviso, non chiara. Spero che col tempo possa esserci un ripensamento”.