L’intellettuale laico e curioso viene ricordato a Napoli in un convegno promosso dalla Fondazione Croce e dall’Università Suor Orsola Benincasa. Il ricordo di un gentiluomo nella politica e nella prassi accademica
Conseguì, nella passione scientifica per la storia, la libertà intellettuale di chi saggia la ricerca sul terreno consistente della realtà. Piero Craveri, scomparso nel dicembre 2023, viene celebrato con un convegno di due giorni a Napoli promosso dalla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce e dall’Università Suor Orsola Benincasa. E’ un ricordo articolato su una polifonia di voci per la molteplicità degli interessi che Craveri sviluppò, spinto da una curiosità elegante e insaziata: storico della politica, laico e radicale, esperto di tematiche ambientali, diresse il centro di ricerche economiche della Uil e fece parte del consiglio scientifico di Confindustria; sedette nel consiglio regionale della Campania e comunale di Napoli, fu senatore e da accademico contribuì ai destini dell’ateneo Suor Orsola dove concluse una lunga carriera di docente universitario.
Presidente della Fondazione Biblioteca Benedetto Croce, testimoniava il lascito di una imponente tradizione famigliare cui si nutrì senza restarne soffocato. Il nonno insigne filosofo, la mamma Elena prominente intellettuale, il padre Raimondo animatore del Partito d’Azione e di rischiose imprese nella Resistenza con i servizi segreti americani, di cui si trova testimonianza pure nelle celebri memorie di Peter Tompkins. Sospeso tra il Piemonte dei Craveri e la Napoli dei Croce, amava le passeggiate in montagna quanto la dolcezza vesuviana, grazie a un temperamento che la sorella Benedetta, a doverlo condensare, ci riassume in queste parole: “Uno spirito libero e irriducibile, ma capace di esercitare un’indulgenza intelligente con cui filtrava le qualità e le debolezze proprie e altrui”.
Fu una propensione umana che fruttificò nel mestiere di storico, nel dibattito politico e nella prassi accademica: “Un gentiluomo di spessore che sapeva chiudere le discussioni con la parola giusta, amante del confronto ma non della sterilità dialettica” ricorda il rettore del Suor Orsola Benincasa, Lucio d’Alessandro, che condivise per tre lustri il contributo di Craveri a quell’ateneo. “Corrispose all’idea crociana che sulla storia si forma la classe dirigente e che è sempre necessario un forte ethos delle istituzioni”.
Diagnosticò le fragilità e le incompiutezze della storia politica italiana in una ideale trilogia, che nell’ultimo libro del 2022 fotografa la “postdemocrazia” dove mutevoli leadership prevalgono su parlamenti sempre più svuotati. E’ la perdita di quel centro stabilizzatore che pure lo aveva attratto, in precedenza, verso figure distanti dalla propria formazione laica come De Gasperi: la sua biografia del leader democristiano è reputata irrinunciabile dagli storici cattolici. Ma Craveri si sperimentò con successo per il Dizionario biografico degli italiani anche con le vite di Enrico Berlinguer, Giuseppe Di Vittorio e Aldo Moro, quest’ultimo “emblematico perché il suo dramma è un punto focale della democrazia incompiuta”, osserva Stefano De Luca, ordinario di Storia del pensiero politico, già successore di Craveri nella cattedra di Storia contemporanea al Suor Orsola: “Lo conobbi quando era preside di facoltà e io un semplice ricercatore e ne nacque un rapporto che finì per diventare di amicizia, perché il suo tratto peculiare era la curiosità verso qualsiasi interlocutore gli sembrasse interessante. Questa rara freschezza intellettuale lo tenne giovane fino all’ultimo momento”.
Come la sorella minore Benedetta, si formò quando nelle università vigeva l’anticrocianesimo per ragioni ideologiche e per l’avvento di nuove correnti, “ma Piero e tutti noi in famiglia”, ricorda lei, “vivevamo la nostra tradizione con assoluto understatement. Non formalizzammo mai l’idea che Croce fosse un maestro ineludibile né a casa mia sentimmo parlare di antifascismo, perché certe cose si davano semplicemente per scontate. Piero non assorbì in modo passivo l’eredità che derivava dal nonno o dai genitori, ma la tradusse in maniera indipendente secondo la sua passione civile e di studioso”. Come quando, da consigliere comunale o regionale, s’impegnava per l’ambiente sulla scia della madre fondatrice di Italia Nostra, però “aggiornando le posizioni ai problemi politici e storici con cui volta per volta si confrontava”. Le idee gli interessavano, gli ideologismi lo tediavano, la libertà lo affascinò.