Le partenze fuori dal territorio italiano non fanno bene solo all’economia della corsa organizzata da Rcs sport, ma anche al turismo italiano. La voglia di cicloturismo del governo albanese e quello che guadagna l’Italia
Nel luglio del 1903 Emilio Salgari era solito sedersi sul divano di casa sua in corso Casale a Torino, aprire la Gazzetta del Popolo direttamente a pagina due e leggere subito le quindici-trenta righe che arrivavano dalla Francia. Dopo averle lette, restava decine di minuti a provare a immaginare quei luoghi a lui ignoti. Quei brevi articoli che raccontavano il primo Tour de France della storia erano per Emilio Salgari “un’attrazione irresistibile” e “un’evasione da Torino che accende in me ancora una volta la voglia di scrivere”, scrisse all’amico Giovanni Collino, all’epoca condirettore del quotidiano. L’estate e l’autunno del 1903 furono stagioni assai prolifiche per lo scrittore. “Sogno Montgeron e le spiagge di La Rochelle, gli stagni della Camargue, le colline della Provenza. Mi piacerebbe andare a vedere tutto questo”.
Oltre centoventi anni dopo, il ciclismo stimola ancora la voglia di viaggiare, di andare a vedere con i propri occhi i luoghi nei quali passano i corridori.
Certo, c’è meno fantasia rispetto agli anni di Salgari. Le corse sono viste in diretta televisiva e non più lette sui giornali, eppure il ciclismo è ancora capace di attrarre, di mettere in macchina, treno, aereo, bicicletta le persone per condurle altrove. Soprattutto quando si corrono quegli spettacoli itineranti che sono le grandi corse a tappe. Per esempio il Giro d’Italia che inizia oggi.
Lungo le strade del Giro si affollano tra i 2,3 e i 3,1 milioni di persone, oltre ai circa 10 milioni che lo guardano in tv. La visione della corsa rosa muove poi circa 2,9 milioni di persone verso città d’arte e località turistiche attraversate dalla carovana dei corridori.
Numeri che aumentano quando il Giro d’Italia parte dall’estero. Perché le partenze fuori dal territorio italiano non fanno bene solo all’economia della corsa organizzata da Rcs sport, ma anche al turismo italiano. Dopo la partenza del 2022 da Budapest, nel 2023 e nel 2024 i turisti ungheresi nel nostro paese sono cresciuti del 19 per cento, mentre quelli italiani in Ungheria del 13 per cento.
Quest’anno il Giro d’Italia partirà da Durazzo in Albania. Tre saranno le tappe al di là dell’Adriatico: la prima terminerà a Tirana, la seconda sarà una cronometro che attraversa le vie della capitale albanese, mentre la terza inizierà e finirà a Valona.
Secondo i calcoli del governo albanese, l’investimento per ospitare la grande partenza del Giro d’Italia (l’accordo iniziale era di 7 milioni di euro, ma è stato rivisto al ribasso dopo l’affaire migranti) dovrebbe essere ripagato in circa diciotto-ventiquattro mesi, ha detto al Foglio un consigliere della ministra del Turismo e ambiente, Mirela Kumbaro.
Negli ultimi cinque anni il paese ha infatti investito molto nel cicloturismo, settore che è cresciuto nel 2024 di circa il 120 per cento rispetto ai due anni precedenti. Il Giro dovrebbe solo essere l’acceleratore per rendere l’Albania la principale meta cicloturistica della penisola balcanica.