La rottura (per mano di una donna) dell’anello del pescatore e del sigillo di piombo, ultimo atto della transizione papale, è stata ripresa e poi diffusa. Forse un evento storico, dato che prima l’evento non era mai stato reso visibile. Ci si avvia al Conclave e ci si rende conto che molto è stato stravolto o non spiegato
Ma come è possibile che una donna sia andata a rompere l’anello del pescatore e il sigillo di piombo del pontificato? La domanda è circolata subito, quando nell’ultima congregazione generale sono state mostrate le immagini di un rito antico, che però un tempo veniva solo comunicato, ma mai mostrato in video. Fa un po’ sorridere che, nella transizione del post Papa Francesco, quanti si sono stracciati le vesti perché il ruolo della donna nella Chiesa fosse riconosciuto, poi si preoccupano di notare la “donna misteriosa” chiamata davanti a un sorridente cardinale Giovanni Battista Re a compiere l’ultimo atto della transizione papale.
La spiegazione, però, è più semplice di quella che si potrebbe pensare. C’è, in Vaticano, l’ufficio del calligrafo, dove ci sono cinque persone, che si incarica di redigere benedizioni papali, bolle, e una serie di documenti. L’ufficio è direttamente alle dipendenze della sezione Affari generali della Segreteria di stato. Da sempre, questo ufficio si è occupato anche degli annulli alla fine dei pontificati. Per esempio, spetta al calligrafo anche l’apposizione dei sigilli in ceralacca degli appartamenti papali, e in questo caso di Santa Marta. Ed è sempre stato il calligrafo a distruggere l’anello del pescatore e il sigillo di piombo. Come è il calligrafo a scrivere, a mano, il rogito del Papa che sarà posto nella tomba – quello di Benedetto XVI fu dattiloscritto, ma si trattava comunque del rogito di un Papa emerito. Questo può succedere in una qualunque congregazione generale dopo la morte del Papa. Sia alla fine del pontificato di Giovanni Paolo II, che di quello di Benedetto XVI si fece nell’ultimo giorno di congregazioni generali, anche per garantire una continuità e portare a termine alcuni lavori già approvati dal Papa. Tuttavia, questo non è stato comunicato nei pontificati precedenti, né l’evento era stato reso visibile. In questo caso, però, la distruzione del sigillo e dell’anello è stata ripresa, e poi diffusa. Momento storico? Forse. Non si sa se l’ufficio del calligrafo abbia avuto altri impiegati donna nel passato lontano.
Mentre ci si avvia al Conclave, si guarda indietro a quello che è accaduto in Sede vacante, e ci si rende conto che, in fondo, molto è stato stravolto o non spiegato. Dal potere accresciuto del camerlengo, alle imprecisioni formali del cardinale Parolin, a persino l’annuncio della morte del Papa. E così, un impiegato che rompe il sigillo diventa una notizia semplicemente perché non viene contestualizzata. Intanto, i cardinali sono entrati cantando il Veni Creator in Conclave. E’ il momento del silenzio. E nella stanza delle lacrime ci sono le tre vesti bianche – piccola, media e grande – che il nuovo Papa dovrà indossare, insieme alla mozzetta rossa e a quella bianca, che si confonde tra le talari, e che il nuovo Papa potrebbe indossare se volesse enfatizzare che ci si trova in tempo pasquale. Comincia un tempo nuovo. E sarebbe bello riprendesse un legame con la tradizione.