In Etoile ci sono moltissimi ingredienti, ma rimane l’amaro in bocca

A volte troppi ingredienti non danno un piatto pienamente riuscito. Sembra un po’ accadere questo per Etoile, la nuova serie Amazon Prime di otto episodi da circa un’ora creata dall’oleato sodalizio creativo e umano di Amy Sherman Palladino e Daniel Palladino (già creatori di Una mamma per amica e The Marvelous Mrs Maisel). Siamo nel mondo della danza classica e i direttori di due scuole/teatri – di New York e di Parigi – decidono di scambiarsi i rispettivi migliori talenti per cercare di limitare l’emorragia di pubblico di cui stanno soffrendo. Jack (Luke Kirby) e Geneviève (Charlotte Ginzburg), i due direttori dai caratteri decisi e dalle prassi naif, si contendono come se fossero a un’asta coreografi e ballerini quali Cheyenne, etoile francese di enorme talento ma dal temperamento difficile che alterna successi nei grandi teatri a spedizioni ambientaliste per i mari in difesa delle balene.

Si aggiungono un finanziatore pedante, una certa chimica tra i due direttori e coreografi eccentrici e di difficile gestione. Tutto il resto, come un po’ da marchio di fabbrica dei Palladino, è dialogo frenetico e a macchinetta, inseriti poco realistici e commistione di registri. Ci sono moltissimi ingredienti, alcuni dei quali al limite dello schizofrenico, che non sembrano però coagulati attorno a un nucleo narrativo forte (un cuore della storia chiaro e dal respiro – almeno idealmente – ampio). Il mondo della danza è indagato con precisione nelle sue dinamiche anche tecniche ma rimane una storia piccola, quasi di nicchia. Un respiro più ampio e coinvolgente non pare venire neppure dai personaggi che mancano di un guizzo particolarmente originale e anche nelle relazioni tra loro risultano un po’ prevedibili.

Peccato perché le penne degli sceneggiatori sono di prim’ordine così come alcune intuizioni di messa in scena e la matrice teatrale del racconto, molto congeniale alla sensibilità degli autori. La serie è comunque godibile e siamo ben lontani da un prodotto di grossolana fattura. Rimane però un po’ l’amaro in bocca per un racconto che partiva da buone premesse ma sembra faticare nel trovare un proprio equilibrio narrativo. Troppi ingredienti, non così ben amalgamati. Speriamo si possa riassestare il tiro via via.


Qual è il tono della serie in tre battute?

“Lei è poesia in movimento”

“Cos’ha ottenuto, poveraccio? Un ballerino con problemi d’anca, una ballerina alcolizzata e un direttore sordo”.

“Nessuna risposta è una risposta”

Leave a comment

Your email address will not be published.