Oliver W. Lembcke, professore all’Università della Ruhr, spiega che la dell BfV ha un forte impatto politico, ma non comporta automaticamente conseguenze legali. Solo la Corte costituzionale può decidere un eventuale scioglimento del partito, attraverso un processo lungo e complesso
Berlino. La classificazione del partito tedesco Alternative für Deutschland (AfD) come “accertata organizzazione di estrema destra” non è stata una sorpresa in Germania. Il BfV, l’Ufficio per la protezione della Costituzione che svolge funzioni di intelligence interna, aveva iniziato la procedura di osservazione del partito già quattro anni fa. Con la valutazione conclusiva, l’Ufficio potrà ora continuare a monitorare l’AfD. La decisione finale del BfV era attesa (e probabilmente la sua ufficializzazione era stata rimandata a causa delle elezioni), ma ha fatto il giro del mondo ed è tornata indietro con enormi critiche dell’Amministrazione Trump e del Cremlino. Si è ricominciato a parlare della possibilità che si arrivi a vietare completamente l’AfD, ma è una decisione che spetterebbe alla Corte costituzionale tedesca (dopo la richiesta di Parlamento e governo e alla fine di un lungo processo). “Il compito del BfV è quello di raccogliere materiale e, su questa base, valutare e descrivere il grado di estremismo di un partito”, spiega al Foglio Oliver W. Lembcke, professore di Scienze politiche dell’Università della Ruhr a Bochum, ma non “c’è alcun automatismo” verso la messa al bando di una formazione, perché la valutazione del servizio interno “è distinta dalla valutazione sull’ipotesi che, e in quale misura, questo estremismo metta anche a repentaglio l’esistenza stessa della democrazia e su come tale minaccia appaia alla luce della libera concorrenza tra i partiti. Spetta alla Corte costituzionale prendere questa decisione, con tutte le relative conseguenze”.
I criteri giuridici per bandire un partito in Germania sono ancora più severi ed eccezionali di quelli su cui si basano le classificazioni BfV. “In Germania l’ostilità alla Costituzione non deve necessariamente comportare l’incostituzionalità. In altre parole, la valutazione del BfV, dal significato politico forte, potrebbe rimanere giuridicamente senza conseguenze”, dice Lembcke, che aggiunge che però la nuova classificazione potrà aumentare le possibilità di successo legale di una richiesta di messa al bando. A ridosso dell’entrata in carica del nuovo governo di Friedrich Merz, l’annuncio del BfV condiziona il dibattito politico. All’interno della coalizione di governo (Cdu/Csu con Spd), diversi segmenti vogliono portare fino in fondo l’estromissione dell’estrema destra, altri sono invece più scettici. Il futuro vicecancelliere Lars Klingbeil dell’Spd ha detto che l’AfD va ridimensionata con l’azione politica. Il ministro dell’Interno designato, Alexander Dobrindt, della Csu, ha detto che l’AfD non andrebbe bandita, ma “allontanata governando”. C’è chi non vuole offrire ad AfD (e ai suoi potenti sostenitori internazionali) l’opportunità di giocare la carta del vittimismo fino alle elezioni del 2029. Come spiega Lembcke, infatti, una sentenza di divieto del partito “richiederebbe anni” e “indipendentemente dal fatto che vi si arrivi o no, da venerdì scorso è chiara una cosa: la semantica sul tema dell’incostituzionalità determinerà la discussione politica e promuoverà la polarizzazione nel paese”. Sul fronte dell’ultradestra, intanto, è stato Maximilian Krah, uno degli esponenti più radicali dell’AfD, a dichiarare che, “con una reazione intelligente”, il suo partito potrà “trasformare l’attacco subìto in un successo”.
La dimensione giuridica si attiverà ugualmente con i ricorsi dell’AfD contro la formulazione finale del BfV. Non solo, altri fronti possono aprirsi sul potenziale ritiro dei finanziamenti pubblici al partito e anche sulla possibile estromissione di iscritti all’AfD da professioni che richiedono la fedeltà costituzionale. Di nuovo, non c’è alcun automatismo, ma i governi di Assia e Baviera hanno già annunciato che esamineranno le conseguenze su funzionari e forze di polizia. La tradizione dell’intelligence interna tedesca di comunicare pubblicamente i propri obiettivi di contenimento dell’estremismo (di destra, di sinistra, religioso o di altra natura) è ancorata nel concetto costituzionale di “Wehrhafte Demokratie”, secondo cui una “democrazia combattiva” deve difendersi proattivamente, scongiurando per sempre la debolezza della Repubblica di Weimar che fu smantellata per via falsamente democratica dal nazismo. Ma se le valutazioni del BfV hanno riguardato per decenni piccole organizzazioni, ora riguardano un partito votato da più del 20 per cento dei tedeschi.