Porgere l’altra guancia, dopo uno schiaffo, è stato verificato: non funziona. Soprattutto presso i popoli che difendono la propria sopravvivenza, insieme alla dignità, come dimostrano i casi di Israele o dell’Ucraina
Semplici considerazioni senza pretese nel periodo del cordoglio e della riflessione. Preghiamo il Cielo, e il Conclave, di farci dono di un Pontefice capace di predicare per una giusta pace, forse diversa da quella implorata dai corifei della pace odierna. Porgere l’altra guancia, dopo uno schiaffo, è stato verificato: non funziona. Soprattutto non funziona presso i popoli che difendono la propria sopravvivenza, insieme alla dignità, come dimostrano i casi di Israele, o dell’Ucraina, ma insieme a essi molti altri. Nemmeno ha funzionato, addirittura, nel caso del Papa della Pace.
Lo dimostrarono le sue parole a giustificazione della strage islamista contro Charlie Hebdo: “Se insulti la mia mamma, non ti offro l’altra mamma, io ti mollo un bel pugno”. Il Discorso della Montagna di Gesù come lo raccontò l’evangelista Matteo, cioè, non convince. Né ostacola l’idea che si possa, talora perfino si debba, rispondere alla violenza ingiusta con una violenza giusta. Magari la raccomandazione, ma volendo l’obbligo, di rispondere alla storica sberla con un moderno calcio nei coglioni (trattenendolo il più possibile), potrebbe costituire un rozzo eppur discreto viatico per il nuovo pontificato.