Qualsiasi Papa è buffo per natura. Francesco ne era consapevole e tutto il suo pontificato è stato costellato di episodi in cui ha assecondato questa condizione, sempre con un sorriso. Dalle monache di clausura allo schiaffo alla cinese, fino alle uova regalate a Vance
“L’umorismo non offende, non umilia. Si può ridere di Dio, non è bestemmia”: questo disse Papa Francesco il 14 giugno 2024 a noi comici da tutto il mondo, riuniti in Vaticano per l’udienza che il Pontefice aveva fissato con gli “esponenti del mondo dello humour”, e che raccontai proprio sulle pagine di questo giornale. Forte delle sue parole, mi permetto dunque di fare il mio personale coccodrillo umoristico al defunto Santo Padre, che del resto è stato il primo Papa a essere stato anche un meme sin dall’assalto delle monache di clausura a Napoli dieci anni fa, passando per la cinese che a piazza San Pietro lo strattonò e a cui lui diede uno schiaffo (il 31 dicembre 2019, alla vigilia del Covid), e che ha raggiunto il suo apice nell’immagine del Papa con un piumino bianco da rapper – immagine fake, generata dall’intelligenza artificiale, ma che certificò la memizzazione del pontificato di Francesco.
Il Papa – qualsiasi Papa – è buffo per statuto, per natura, soprattutto per il suo guardaroba (tutto quel bianco, i tessuti svolazzanti, quei buffi copricapi…); Bergoglio è come se ne fosse sempre stato consapevole e non avesse fatto nulla per negare, rifiutare o nascondere la condizione ridicola di essere pontefice; e l’ha assecondata con un sorriso, prestandosi a irritualità come la sua ultima immagine pubblica, fra le più surreali nella storia della Chiesa: il Papa che il giorno di Pasqua regala al vicepresidente degli Stati Uniti J. D. Vance due uova di cioccolata Kinder GranSorpresa.
Ho incontrato personalmente Papa Francesco tre volte – l’udienza di cui sopra fu la seconda. La prima fu l’11 agosto del 2018, in occasione del Sinodo dei Giovani al Circo Massimo di Roma dove, al termine dell’intervento del Papa, Tv2000 aveva previsto un concerto-spettacolo con tanto di esibizione comica: la mia. Accettai per senso dell’umorismo. Il mio intervento consisteva prevalentemente nel commentare con delle battute alcune foto di Papa Francesco, proprio perché si prestavano al commento umoristico sin dalla prima immagine di Bergoglio che circolò dopo la sua elezione al Soglio Pontificio: vi si vede il futuro Papa in abiti da comune sacerdote, seduto in metropolitana, mentre guarda fuori campo con la tipica espressione di chi è senza biglietto e sta controllando se sale il controllore. (Di quella foto faceva molto ridere anche la signora seduta accanto a Bergoglio, che lo guardava con la coda dell’occhio mentre stringeva a sé la borsetta, come temesse che quel sacerdote le potesse fregare il portafoglio).
Tutto il pontificato di Francesco è stato costellato da foto in cui lui non si è mai sottratto al ridicolo al quale il suo ruolo lo “condannava”: dal copricapo indiano in penne di uccello indossato in Canada quando andò a chiedere perdono ai nativi americani, alla volta in cui in Bolivia ricevette in dono e mise al collo la “chuspa”, celebre sacchetto per le foglie di coca; dalla foto con Trump e famiglia (con un muso lungo nel quale ci siamo rispecchiati in tanti) alla foto con Ratzinger, cioè di quando il Papa ha incontrato il Papa. Ci sono le immagini di Papa Francesco con Spider-Man e quelle di quando a Napoli si è preso una pizza da asporto e se l’è mangiata in strada. In un certo senso, Papa Francesco è stato un Papa molto più iconico dei suoi ultimi predecessori, e ha portato all’iconografia cristiana qualcosa che mancava: il bislacco, l’auto-ironia, il kitsch, persino il camp.