L’evento segna una svolta nel settore agroalimentare, creando un polo fieristico unico tra Milano e Parma. L’obiettivo è crescere a livello internazionale con 4700 espositori e una strategia condivisa per attrarre sempre più player globali
Nonostante un calendario fieristico superaffollato, “Tuttofood”, previsto dal 5 all’8 maggio, merita un’attenzione particolare. E’ la prima edizione che si svolge dopo la storica alleanza sancita due anni fa tra la Fiera di Milano e quella di Parma che potrebbe rivoluzionare l’agroalimentare italiano e consentirgli un ulteriore salto di qualità. A giudicare dai numeri la risposta è incoraggiante: 4.700 realtà aziendali che animeranno gli oltre 150 mila mq della fiera distribuiti su 10 padiglioni, tre più dell’edizione 2023, con una rappresentatività completa di tutti i settori del food, una serie di convegni, talk, incontri sulle nuove tendenze e culture dell’alimentazione e un rafforzamento del beverage cui è dedicata un’intera area. Ci sarà anche, per la prima volta, Tuttofood Week – Nutrire il futuro, una sorta di Fuorisalone del food con eventi diffusi a Milano che avrà il suo fulcro nell’Adi Museum.
Non erano pochi gli ostacoli da superare per centrare questo traguardo. Il più ostico risiedeva nella storica diffidenza (non infondata) a fare accordi con le aziende locali che poi si rivelano pigliatutto estromettendo di fatto le parti extramilanesi. A complicare questa base di partenza c’era il fatto che la milanese Tuttofood e la parmense Cibus sono due fiere in competizione, non sempre amichevole. Eppure si è proceduto senza pregiudizi, Fiera Milano ha ceduto la sua manifestazione Tuttofood a Parma diventando in cambio il suo secondo azionista privato (18,5 per cento) alle spalle del Crédit Agricole Italia. “Un’operazione sistemica”, come spiega al Foglio il brand manager di Tuttofood, Riccardo Caravita: “Nelle due compagini ha sempre prevalso la volontà di fare il bene del paese, alla fine è stato un win-win per tutti, noi abbiamo ottenuto il brand di Tuttofood e con l’inserimento di Milano la nuova governance ha guadagnato uno sviluppo qualitativo”.
Ora si tratta di fare funzionare un modello che mette insieme l’hardware milanese, con la Fiera di Rho-Pero più grande d’Europa assistita da una rete infrastrutturale moderna con collegamenti internazionali, e il software parmense che vanta una tradizione quarantennale nella food valley emiliana. Un mix che secondo Caravita ha la potenzialità di assicurare una centralità all’Italia nei prossimi anni: “Tuttofood era già un plus prima, ora abbiamo la possibilità di crescere, in questa edizione ci sono circa 4.700 espositori, solo due anni fa erano 3 mila. Non è solo una questione di dimensioni, il nostro obiettivo è trasformare la natura di questa manifestazione che sinora era prettamente domestica aprendo agli stranieri: già oggi il 25 per cento delle esposizioni è straniera, nel 2028 puntiamo ad arrivare al 50 per cento”. Un passaggio importante di questo percorso sarà l’ingresso societario della Fiera di Colonia, al momento leader al mondo per gli alimenti e le bevande, nella Fiera di Parma, a dimostrazione che le sinergie vanno fatte con i soggetti più rappresentativi del mercato. Questa strategia prevede che Tuttofood e Cibus vengano allestite ad anni alterni con quest’ultima, che continuerà a tenersi a Parma, punto di riferimento per il made in Italy alimentare.
Grande soddisfazione anche sul versante milanese, secondo il presidente di Fiera Milano Carlo Bonomi: “L’accordo tra Fiera Milano e Fiere di Parma rappresenta una testimonianza concreta di come la collaborazione strategica possa generare valore, rafforzare la competitività e offrire risposte efficaci alle sfide globali. Unire le forze non significa rinunciare alla propria identità, ma moltiplicare le opportunità, mettendo a sistema le eccellenze di ciascun territorio”. Un esempio che potrebbe valere anche in altri campi: “In un momento in cui i mercati globali sono in continua evoluzione e la competizione si gioca sempre più sulla capacità di attrarre investimenti e capitali, dimostrare coesione e visione industriale significa rafforzare non solo il comparto fieristico, ma l’intera economia del paese”.