I russi scommettono sul fallimento di Trump

Far finire la guerra dipende da Putin, ma la stampa russa accusa l’americano deboluccio di cambiare troppo spesso direzione e di non saper scegliere

Il 30 aprile saranno trascorsi cento giorni dall’inizio del secondo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca. E’ un giorno che molti aspettano per fare i bilanci di una presidenza caotica. Anche i russi attendono Trump al varco dei cento giorni e il Moskovsky Komsomolets, un quotidiano di Mosca, ha dedicato un lungo articolo alle trattative di Steve Witkoff e ai suoi viaggi in Russia. Per il giornale moscovita Trump è un presidente che va di fretta e che dovrebbe manifestare un grande interesse per la conclusione della guerra in Ucraina: se non riesce a concluderla entro Pasqua o entro i cento giorni dall’inizio del suo mandato tutti potranno rimproverargli il fallimento. Il tempo non è gentiluomo, scrive il quotidiano, le date critiche si stanno avvicinando e mettono fretta al leader americano: “Qualunque cosa accada, il 20 aprile e il 30 aprile saranno giorni fondamentali per la crisi in Ucraina, si spera come momenti in grado di portare una soluzione. Ma non ci sono garanzie”.

Vladimir Putin è l’unico che può far cessare immediatamente la guerra. Basta ordinare la fine dei bombardamenti, il ritiro dei soldati, e la crisi sarebbe chiusa. Non lo ha mai fatto, ha continuato ad affibbiare la colpa della guerra ora a Kyiv, ora alla Nato. Neppure Trump lo frena e la stampa russa accusa il presidente americano di cambiare troppo spesso direzione, di essere in balìa delle correnti della sua Amministrazione e di non sapere scegliere. I russi danno a Trump del debole e dell’indeciso. Il presidente americano continua invece a far favori a Mosca, non si offende, non si irrita. Sposa la propaganda del Cremlino e da ultimo si è anche rifiutato di vendere a Kyiv la contraerea richiesta per la quale gli ucraini non hanno chiesto favori, o elemosina, come direbbe Trump. Hanno detto: la paghiamo. Lasciare l’Ucraina senza contraerea non vuol dire smettere di vendere le armi in modo che la guerra finisca prima, vuol dire lasciare le città ucraine indifese sotto gli attacchi russi che non hanno intenzione di fermarsi, neppure entro il 30 aprile.

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