Costa (FI): “Le intercettazioni di Fagioli sui giornali? Uno schifo. Dove sono gli ispettori di Nordio?”

“Pubblicare quegli atti è un reato, ma nessuno dice nulla. Così la riforma non vale niente, è da buttare. Presenterò un’altra interrogazione, il ministro risponda in Parlamento”, dice il deputato di Forza Italia. Che ne ha anche per la maggioranza: “Attenzione ai sedicenti garantisti”.

“Dove sono gli ispettori del ministero? A cosa servono?”, si chiede Enrico Costa. Nonostante la recente riforma Nordio sulle intercettazioni, chat e conversazioni continuano a finire sui giornali. Questa volta si tratta di atti dell’inchiesta aperta dalla procura di Milano su presunte scommesse illecite effettuate da calciatori. L’indagine parte da uno stralcio di quella condotta a Torino quasi due anni fa, che aveva coinvolto atleti come Nicolò Fagioli e Sandro Tonali, poi squalificati. Ma di nuovo, loro malgrado, sbattuti prima pagina. “Il punto è che questo non si può fare per legge, è un reato, ma se ne fregano tutti”, attacca Costa. “E’ evidente che si stanno usando intercettazioni di giocatori che avevano già pagato il loro debito con la giustizia, sia penale che sportiva, per altri procedimenti. Ma siamo in una fase di indagine, non è possibile riportare testualmente quegli atti. Uno schifo”.

Non è la prima volta che Enrico Costa solleva rilievi di questo genere. Lo aveva fatto anche qualche mese fa a proposito di un’altra inchiesta molto mediatica, quella legata al cosiddetto Salva Milano. Anche allora sui giornali si è letto un po’ di tutto. “Il diritto di cronaca è fondamentale, ma le violazioni dell’articolo 114 del codice di procedura penale sono palesi. Ed è chiaro che se di fronte a tutto questo non ci sono procedimenti penali aperti, c’è qualcosa che non va. Vuol dire che la legge la possiamo buttare nel cestino, non vale niente. O forse c’è qualcuno che preferisce non intervenire”, dice il deputato forzista – che ha lasciato Azione e l’opposizione proprio per continuare la sua battaglia garantista dalle fila della maggioranza. “Nessuno – prosegue il deputato – vuole tarpare le ali ai giornalisti o vietare la pubblicazione di notizie rilevanti. Quello che mi interessa è la salvaguardia della fase delle indagini preliminari e del loro riserbo”. Il rischio, come sempre in questi casi, è il sensazionalismo, la gogna e il giudizio preventivo che può condizionare l’esito dei processi. “E se anche un indagato ne esce indenne certi titoli restano, la sua immagine è compromessa. Anche perché di solito le intercettazioni pubblicate sostengono la tesi dell’accusa. C’è un chiaro sbilanciamento e purtroppo la preponderanza mediatica dei pm mette il giudice in una posizione di assoluta soggezione rispetto alle procure”. E questo, spiega ancora Costa, vale per i casi di rilevanza nazionale “ma anche a livello locale accade spesso”.

Sono temi di cui l’onorevole di Forza Italia si è spesso occupato. Ma i risultati, a quanto pare, sono altalenanti. Come mai? “Il problema è che a sollevare questo tipo di casi dovrebbero essere le procure della Repubblica, le stesse che vedono rafforzare nel link mediatico il loro impianto accusatorio. In questo senso è sacrosanta la separazione delle carriere: è necessario rafforzare la figura del giudice, che durante la fase delle indagini preliminari deve svolgere un lavoro di filtro e di valutazione, senza pressioni né condizionamenti”, risponde Costa.

Le sue perplessità comunque non riguardano solo l’operato di alcune procure ma anche il ministero della Giustizia. “Ho fatto già un’interrogazione parlamentare al ministro Nordio per chiedere quanti procedimenti per violazione dell’articolo 684, quello che appunto regola la pubblicazione delle intercettazioni, sono stati aperti”. Quanti? “Non ho avuto ancora risposta, presenterò un’altra interrogazione”. La sanzione, in questi casi, comporta l’arresto fino a 30 giorni o una sanzione pecuniaria che arriva al massimo a 258 euro. “Sarà anche una pena risibile, ma è la legge e dovrebbe essere rispettata”. Quanto invece agli ispettori del ministero, prosegue Costa, esiste un altro problema. “Sono magistrati fuori ruolo, che domani potrebbero trovarsi dall’altra parte della barricata. Così molto spesso tendono a tutelare i colleghi. Gli ispettori dovrebbero essere invece soggetti terzi. E anche Il disciplinare, così com’è oggi, non funziona e i correttivi che sto cercando di proporre vengono respinti”. Costa chiede per esempio che l’azione disciplinare nei confronti dei magistrati si attivi automaticamente nei casi in cui lo stato paga le ingiuste detenzioni. “Per verificare se esiste una responsabilità da parte dei pm. Mi dicono però che questa proposta non va bene, è molto difficile purtroppo riuscire a scardinare un meccanismo del genere, anche in questa fase”. Così, alla fine, la sensazione è che al netto dei proclami e delle riforme, molti problemi della giustizia rimangano irrisolti. La maggioranza potrebbe fare di più? “Io dico solo questo: attenzione ai sedicenti garantisti”.

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