Proust, romanzo familiare

La recensione del libro di Laure Murat edito da Sellerio, 296 pp., 15 euro

Questa recensione è frutto di un curioso equivoco. Pensavamo di trovarci davanti a un saggio su Proust, e, invece, a lettura iniziata, è diventato presto chiaro che il “romanzo familiare” di cui le pagine trattavano piegavano da un’altra parte. Poco male. Il libro di Laure Murat sprigiona un suo fascino. Il “romanzo familiare” è quello che ruota intorno al suo albero genealogico, la sua stirpe. Murat nasce dall’unione in matrimonio tra la figlia maggiore del duca di Luynes, discendente del favorito di Luigi XIII, e il principe Napoléon Murat, trisnipote dell’imperatore. Matrimonio in cui si intersecano due diverse idee dell’aristocrazia: la nobiltà Ancient régime, con il suo passato feudale e quella più moderna, versante Impero. Al matrimonio, l’unico plebeo invitato è Louis Malle, regista che in quel periodo aveva dato scandalo con “Les Amants”, prodotto dal padre di Laure. La chiesa non aveva gradito la passione da cinematografaro del giovane aristocratico, tanto da bollare il discendente dell’imperatore come “pornografo”. Stessa sorte era capitata a un altro nobile, il visconte di Noailles, all’epoca in cui aveva prodotto il secondo film di Luis Buñuel, “L’Âge d’or”. Espulso dal Jockey Club, rischiò la scomunica papale. I Noailles abitavano in Avenue des États-Unis a due passi dalla casa dei Murat. Cocteau e altri la frequentavano negli anni Venti. Della figlia dei visconti, Laure, il giovane Murat si era invaghito, “tanto che nel 1944 aveva dato lo stesso nome, a mo’ di talismano, al suo carrarmato”, ricorda l’altra Laure, l’autrice del libro.

Insomma, come prendere questo libro? Come una storia di emancipazione. Specialista di Proust, professoressa all’Università della California, lesbica dichiarata (da qui lo stigma della famiglia e del suo ambiente sociale), Murat ritrova in un gesto colto distrattamente in una serie tv qualcosa del suo passato. Un maggiordomo misura con un righello l’esatta distanza tra forchetta e coltello in una scena di “Downtown Abbey”, e qualcosa nella sua mente fa clic. Ecco il “tempo ritrovato”. Tutto un universo fatto di gesti, comportamenti, buone maniere e arte della conversazione riemerge. Preme per essere chiarito una volta per tutte. Cosa nasconde quel mondo sfavillante, tutto concentrato nell’enigma della sua superficie? Nulla di meglio delle pagine di Proust per comprenderlo. La Recherche funge allora da specchio, riverbero e documento di un’epoca. Le sue figure, descritte e glossate, abitano le pagine del libro, vi deambulano e lo attraversano col passo impalpabile dei fantasmi: sono forme di sopravvivenza, riflessi, che Murat interroga per comprendere meglio se stessa e quel mondo di pura forma che ha abbandonato.

Laure Murat

Proust, romanzo familiare


Sellerio, 296 pp., 15 euro

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.