Prove d’implosione: così Fratelli d’Italia rischia di saltare in Trentino

Espulsioni, sospensioni e fuoriuscite: i meloniani a rischio estinzione in Consiglio provinciale. Perché l’allontamento di De Bertoldi e l’ostracizzazione della deputata Ambrosi spiegano il caos di oggi

Qualcuno potrebbe pensare siano semplici faccende da periferia dell’impero. Ma a vedere meglio, forse, sono dinamiche locali che dicono qualcosa anche in ottica nazionale. E insegnano che lo scarso radicamento su alcuni territori (soprattutto al nord), Fratelli d’Italia prima o poi rischia di pagarlo. La scorsa settimana il Consiglio della provincia autonoma di Trento ha dato il via libera al terzo mandato per il presidente Maurizio Fugatti, esponente della Lega. Ironia del destino, il voto c’è stato lo stesso giorno della sentenza della Consulta che ha stoppato le ambizioni di De Luca in Campania (e anche di Zaia in veneto). A ogni modo il voto trentino ha terremotato la pattuglia del partito meloniano. Due consiglieri di FdI, Carlo Daldoss e Christian Girardi, hanno detto sì all’estensione dei mandati, in contrasto con la linea nazionale di Fratelli d’Italia. Dopo il voto hanno quindi hanno deciso di mollare il gruppo. Che così da cinque consiglieri che aveva a inizio consiliatura, ne è rimasto solo con due. Il primo a mollare, un anno e mezzo fa, era stato il consigliere Claudio Cia, in contrasto con la composizione della giunta. E ora FdI rimane con una vicepresidente della giunta, Francesca Gerosa, che dalla maggioranza vorrebbero addirittura allontanare con una mozione di sfiducia.

Ma perché FdI in Trentino è imploso? L’ebollizione interna viene da lontano. La parabola dei due referenti sul territorio, il deputato Andrea De Bertoldi e la deputata Alessia Ambrosi, è indicativa dell’incapacità del partito a radicarsi sul territorio. De Bertoldi è stato uno dei pochi espulsi nel corso di questa legislatura (l’altro è Pozzolo). Ambrosi è stata ostracizzata e oramai vive ai margini del progetto meloniano. Questo perché quando FdI stava organizzando il congresso provinciale ad Ambrosi venne l’idea di presentare una propria mozione. Ma la cosa non piacque ai vertici del partito, che avevano affidato la candidatura unica a Alessandro Iurlano, un fedelissimo del commissario regionale uscente, il deputato Alessandro Urzì. Quale fu l’escamotage per costringere Ambrosi al passo di lato? I probiviri le comunicarono una sospensione di 14 giorni, giusto a ridosso del congresso, sì da impedirle di presentare la sua mozione.

Urzì è di Bolzano e come spiegano fonti di FdI sul territorio trentino, “è stato eletto a Vicenza. Chiaro che della realtà di Trento capisca poco”. Una gestione finita sotto accusa anche perché “tutto viene deciso a Roma, con una struttura organizzativa che ha a capo Giovanni Donzelli, che è toscano”. Anche lo stesso De Bertoldi, che da quando è stato espulso si è dato la regola di evitare di gettare fango sul suo ex partito, una considerazione si sente di farla: “Il Trentino ha una storia centenaria di autonomia, di autogoverno. Per questo non digerisce granché bene che certe decisioni vengano prese non tenendo conto del territorio”. Una miopia che lede gli interessi stessi del principale partito di maggioranza, che in questi anni avrebbe dovuto lavorare per travasare voti anche all’interno della coalizione, dandosi un assetto stabile. “La gran parte dei trentini stima Giorgia Meloni, ha un orientamento di centrodestra. Ma non sopporta queste forme di ingerenza da Roma che fanno sì che la nostra autonomia venga intaccata”, spiega ancora De Bertoldi. Fatto sta che il clima magmatico che tanto stride con la quiete alpina della provincia potrebbe presto avere delle ripercussioni locali. Perché Fratelli d’Italia, anche per le sue turbolenze interne, ha evitato di puntare su un proprio candidato alle prossime comunali di Trento, convergendo su una figura civica come quella Ilaria Goio, che però non è sostenuta da tutte le liste di maggioranza che sostengono la giunta Fugatti.

Quando il primo consigliere, Cia, decise di andarsene accusò i vertici meloniani trentini di “prepotenze, dichiarazioni sguaiate, bullismo verbale nei miei confronti e comportamenti estranei alla cultura trentina e all’autonomia”. Al punto che il commissario Urzì lo iscrisse al novero dei “solitari arrivisti disposti a tutto, oltre ogni regola di etica e morale, per una poltrona”. Non esattamente l’immagine di un partito monolitico.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.

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