L’equilibrismo della Bce con Trump

L’effetto delle tensioni commerciali sui tassi con un guaio chiamato dollaro

La Bce porterà il tasso ufficiale all’1,5 per cento per settembre a causa delle tensioni commerciali scatenate dall’amministrazione Trump. E’ quanto prevede Goldman Sachs in una ricerca in cui analizza le prossime mosse della Banca centrale europea, a partire dalla riunione di giovedì 17 aprile. D’ora in poi ci saranno tre tagli, stima Goldman, fino a scendere sotto il target del 2 per cento. Una strada obbligata di fronte al peggioramento delle stime di crescita dell’Eurozona e al fatto che il timore di un impatto inflazionistico spinto dai dazi si è ridotto in seguito all’euro più forte. Dunque, lo scenario più probabile è che ci sarà una prima riduzione di 25 punti base nel meeting di dopodomani sulla base della considerazione, da parte del consiglio direttivo della Bce, che i dazi statunitensi annunciati finora, nonostante la tregua di 90 giorni, porteranno comunque a un incremento dell’aliquota tariffaria di 15 punti sulle merci europee esportate negli Usa e che l’economia Ue smetterà di crescere per il resto del 2025.

In pratica, secondo Goldman, il pil europeo aumenterà quest’anno dello 0,7 per cento, al di sotto del consenso e delle aspettative della stessa Bce che sono dello 0,9 per cento. Questo scenario dovrebbe spingere l’Eurotower a eliminare nella comunicazione ogni riferimento alle necessità di restrizione monetaria. Anche perché, la riduzione dei tassi è l’arma che la Bce può mettere in campo per lasciare svalutare l’euro rispetto al dollaro provando a compensare almeno in parte le minori esportazioni. Se c’è un obiettivo che le politiche trumpiane hanno centrato rispetto a tutto il resto, vale a dire sconquassare i mercati a livello mondiale provocando una crisi di fiducia nei confronti degli stessi Stati Uniti, è stato indebolire la moneta americana rispetto a quella europea, cosa che, almeno nelle intenzioni della Casa Bianca, dovrebbe favorire la riduzione del deficit commerciale. Quello che ancora non è chiaro è quanto la Bce dovrà ridurre i tassi per consentire davvero all’euro di competere con il dollaro.

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