La maggioranza presenta un testo in cui non viene nominato il piano von der Leyen per accontentare la Lega, contraria alle armi. E l’intervento del leghista Billi (“ci opponiamo a questi 800 miliardi di debiti”) innesca l’applauso delle opposizioni, che tuttavia hanno presentato sei testi diversi
La maggioranza sembra essere ancora timida nell’appoggiare in pieno il Rearm Eu. Questa mattina alla Camera dei deputati sono state votate una serie di mozioni riguardanti il piano di riarmo europeo, i cui estremi sono stati presentati ormai più di un mese fa a Strasburgo dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. L’unico testo che è stato approvato dall’aula di Montecitorio è stato quello presentato dal centrodestra unito. Nessuna sorpresa, in realtà. Se non fosse che il documento approvato è anche l’unico al cui interno non c’è nessun tipo di riferimento al piano di riarmo europeo, tanto da non essere nemmeno nominato.
Non è una strategia nuova in realtà, anche prima del Consiglio europeo la maggioranza aveva presentato un testo vago, per non scontentare nessuno.
In totale le mozioni votate oggi sono state sette: sei presentate dai diversi gruppi di opposizione, mentre una unica per la maggioranza. Il documento è stato frutto di una sintesi interna al centrodestra, che ha avuto come punto di partenza principale la contrarietà della Lega al Rearm Eu. Mentre è nota la posizione molto favorevole di Forza Italia al piano. Così al partito della premier è toccato il ruolo di mediatore.
Alla fine il testo, approvato con 144 voti favorevoli e 105 contrari in un’Aula semideserta durante gli interventi, impegna il governo a “proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale al fine di garantire, alla luce delle minacce attuali e nel quadro della discussione in atto in ambito europeo in ordine alla difesa europea, la piena efficacia dello strumento militare”.
Si tratta a tutti gli effetti di un compromesso, conseguenza di una contraddizione non indifferente ed emersa anche durante gli interventi delle dichiarazioni di voto. Il deputato leghista Simone Billi nel suo intervento ha detto che la Lega si “oppone fermamente a questi 800 miliardi di debiti per la difesa europea”, dichiarazione che stride con molti interventi di altri esponenti della maggioranza sul tema e che, paradossalmente, hanno innescato un applauso delle opposizioni.
Le contraddizioni emerse all’interno della maggioranza hanno spinto il Movimento 5 stelle a chiedere la sospensione della seduta, che però è stata respinta. Dai loro banchi dell’Aula i diversi partiti dell’opposizione hanno invece presentato sei testi diversi, cristallizzando le (non poche) differenze che ci sono sul riarmo. Nessuna delle loro mozioni è passata.
Il M5s si è allineato ad Alleanza Verdi e Sinistra e ha chiesto di “non proseguire nel sostegno del piano di riarmo europeo ReArm Europe/Readiness 2030”. Il Pd continua a sostenere la sua posizione ambigua, frutto delle differenti vedute tra l’area più vicina a Schlein e i riformisti, chiedendo una “radicale revisione del piano di riarmo proposto dalla Presidente Von der Leyen al fine di assicurare investimenti comuni effettivi non a detrimento delle priorità sociali”. Mentre infine, di contro, +Europa, Italia Viva e Azione hanno ribadito il loro sì al Rearm Eu, con il partito di Carlo Calenda che si invita addirittura il governo a “partecipare attivamente al percorso di costruzione di un sistema di difesa europea e di progressiva integrazione politica, industriale e militare tra gli stati membri”.