Da Jovic a Shomurodov fino a Ikoné e Isaksen. La trentunesima giornata celebra, forse come mai prima, una congerie di declassati, disgregati, posposti, sopportati: tra gol e grandi prestazioni impreventivabili si sono presi la scena per un weekend
La domenica dei figli unici. La trentunesima giornata di Serie A celebra, forse come mai prima, una congerie di declassati, disgregati, posposti, sopportati: sono i protagonisti del fine settimana calcistico, autori di reti salvifiche e prestazioni importanti, del tutto impreventivabili. Quelli in bilico se essere inseriti nella lista dei 25 o meno, i taciturni che dove li metti stanno, e per questo nelle griglie non compaiono mai: anzi, li si dimentica. I già venduti, i trattenuti a forza, offerti a mezzo mondo e rimasti nel campionato italiano a dispetto dei santi. Gli occasionali, i perenni discussi, chi matura rabbiosa ironia per la troppa panchina accumulata, chi vuol dimostrare qualcosa. Ecco a chi devono dire grazie, stavolta, le loro società.
Luka Jović, scuola Real Madrid, ha sempre sofferto di venire dopo altri centravanti, sia alla Fiorentina che al Milan: così tanto fuori dai radar, anche per recenti infortuni, che al mercato di gennaio è riuscito a trovare interesse, figurarsi un compratore. Eppure è lui ad aver segnato a Napoli, è lui ad aver riequilibrato la partita proprio contro la sua ex squadra. Il primo goal ai viola lo ha segnato Tammy Abraham, uno finito a Milano solo perché la Roma voleva Alexis Saelemakers (che il Milan non sa evidentemente valorizzare) e bisognava pur trovare una contropartita, individuata nel centravanti “di scorta” all’iniziale Álvaro Morata. Abraham che a Roma ne insaccò anche diciassette in una stagione, stile da smargiasso di Twitter in gioventù, tanto casino dentro e fuori dall’area, ma sempre con il fuoco dentro.
E che dire di Eldor Shomurodov, praticamente riacciuffato per i capelli quando era già stato promesso al Venezia, in quanto a Trigoria si sono accorti che una riserva per Artem Dovbyk non ci sarebbe più stata? Da allora, anzi da poco prima, l’uzbeko ha cominciato a fornire prestazioni di livello e di sacrificio, trovando anche la rete con relativa continuità: e ora addirittura sta quasi per raggiungere un’incredibile qualificazione ai Mondiali con la sua nazionale, della quale ovviamente è la stella e l’immagine. A proposito dei lagunari, ce n’è voluto a convincere Eusebio di Francesco che quel Christian Gytkjaer rimasto nei ripostigli dello stadio Penzo magari avrebbe meritato una chance da titolare dopo oltre sette mesi, una volta appurato che Daniel Fila ne deve mangiare di saor per valere la massima serie…
C’è chi non ci ha pensato due volte a scaricare gli esuberi al primo venuto: la Fiorentina oggettivamente non sapeva più cosa farsene di Jonathan Ikoné, spedito a svernare in riva al lago di Como, dove volge a mezzogiorno trovando spazio e reti nonostante la forte concorrenza offensiva. Ben altra pasta di Eljif Elmas, che abbandonata Napoli – dove, a suo vedere, scaldava troppo la panchina da dedicarle meme saporiti – per l’emarginazione di Lipsia, sta determinando la seconda parte di stagione del Torino: e magari, sotto il Vesuvio, a qualcuno fischiano le orecchie, immaginandolo a sostituire Kvicha Kvaratskhelia. Panchina dalla quale, a Bergamo, ha preso le mosse la partita di Gustav Isaksen: sono bastati pochi minuti dal suo ingresso in campo nella ripresa, all’ala danese della Lazio, per trovare un goal pesantissimo nella corsa alla qualificazione per la prossima Champions League.
Così Jacob Ondrejka a Parma, tirato in ballo dal suo allenatore Christian Chivu solo quando si è accorto che dagli attuali Dennis Man e Pontus Almqvist non era possibile trarre più di quanto stanno dando, probabilmente non sufficienti alla tranquilla salvezza: ed è arrivato il prestigioso 2-2 contro l’Inter. Nerazzurri che dal canto loro devono tributare il dovuto encomio a Matteo Darmian, capace di tornare utile quando Denzel Dumfries non c’è, ora che il ruolo di braccetto è affare conteso tra Yann Bisseck e Benjamin Pavard: l’esterno della Nazionale azzurra, diligente e coscienzioso, sbuca sempre non visto nelle aree di rigore, e dopo il blitz di Venezia ha aperto le danze pure in Emilia.
Essere messo in discussione è una costante anche per Manuel Locatelli, spesso dato con la valigia in mano per lasciare la Juventus, e ora nuovo capitano con l’avvento di Igor Tudor alla conduzione tecnica: il “volante” di centrocampo lo ripaga con un goal d’autore, nello stadio che lo vide doppiettista agli Europei 2021. Eccoli, i reietti della Legione Straniera, la raccogliticcia armata del calcio che leva gli scudi e per un weekend si prende la scena, tra creatività al potere e un orgoglio che non paga dazio a nessuno.