Giuseppe Conte rilancia la manifestazione grillina contro armi e guerra del 5 aprile e chiede che il Parlamento si esprima su ReArm Europe. Il Pd: “Vogliono metterci in difficoltà”. La mossa del M5s fa riemergere le ambiguità dem e le divisioni nell’opposizione
Dal quartiere generale di via di Campo Marzio, il M5s assicura che non è una mossa contro il Pd. E però la mozione contro ReArmEurope, annunciata da Giuseppe Conte e depositata alla Camera e al Senato, finisce inevitabilmente per chiamare in causa i dem e le loro ambiguità, mai davvero chiarite, quando si parla di pace e di difesa.
I grillini vanno dritti per la loro strada, chiedono che sia il Parlamento a esprimersi sul piano europeo proposto dalla presidente del Consiglio europeo. Fatto in realtà già accaduto, quando si è votato sulle risoluzioni dopo le comunicazioni della premier Giorgia Meloni prima dell’ultimo Consiglio europeo. Ma la mossa tira la volata alla manifestazione del 5 aprile a Roma organizzata dal M5s, che avrà al centro proprio il no alle armi e la pace. “Non possono portarci a un’economia guerra senza voto cittadini”, ha detto il leader Giuseppe Conte. “In queste ore la Commissione europea ha anche varato un piano per allarmare i cittadini. Ci chiedono riempire le nostre case con scorte alimentari, ma i cittadini non riescono neanche a riempire il carrello della spesa. Ci chiedono di fare scorta di farmaci, ma i cittadini non possono comprare farmaci. Vogliamo un’Europa sociale, contro il caro vita che tuteli famiglie e imprese”.
Il M5s spera forse di evidenziare anche le divergenze che esistono nella maggioranza, con la Lega di Matteo Salvini nettamente contraria a ReArm Europe. Ma la ricaduta immediata riguarda le opposizioni e in particolare un Pd costretto al solito imbarazzo quando si parla si armi e difesa. E infatti: “Conte vuole metterci in difficoltà”, era la convinzione che ieri i parlamentari dem lasciavano trapelare.
Al Nazareno, è noto, convivono varie sensibilità. Prima del Consiglio europeo, i dem avevano trovato una mediazione per evitare di ripetere la spaccatura andata in scena tra Bruxelles e Strasburgo, votando la propria risoluzione in cui si chiedeva una “radicale revisione” del piano europeo. Mentre Schlein (che ieri ha avuto un lungo colloquio alla Camera con Bonelli e Fratoianni) continua a dire “sì alla difesa europea, no al riarmo dei singoli stati”. Una posizione che per ora tiene insieme la truppa democratica ma che prima o poi andrà davvero chiarita e declinata nel merito. Nel frattempo, spiegava ieri Giuseppe Provenzano, responsabile esteri del Pd, la soluzione potrebbe essere astenersi sulla mozione del M5s e presentarne una che ricalca quella già portata in Aula poche settimane fa.
Avs intanto ha salutato positivamente l’iniziativa di Giuseppe Conte, annunciando a sua volta la presentazione di una propria mozione che va grossomodo nella stessa direzione di quella M5s: “Aumentare le spese nazionali in Europa di 800 miliardi per armamenti è una follia”, affermano. “Significa sottrarre risorse decisive alla spesa sociale, alle politiche industriali della transizione ecologica, all’istruzione e alla ricerca scientifica”. Sempre nel campo dell’opposizione, ma di tutt’altro segno, sarà la mozione di Carlo Calenda che vuole invece chiedere al governo di impegnarsi per ReArm Europe.