Occhio ai rapporti con Le Pen & co. Il rischio di finire in una grande contraddizione e servire la causa degli estremisti che non si sono mai scusati per le posizioni antisemite del passato
Alla Conferenza annuale per combattere l’antisemitismo, il ministro per gli Affari della diaspora, Amichai Chikli, ha invitato dei politici che mai erano stati inclusi tra gli ospiti o i relatori dell’evento. Chikli ha voluto che fossero presenti alcuni rappresentanti di partiti di estrema destra, legati storicamente a posizioni antisemite come il Rassemblement national francese, il Partito per la libertà olandese, i Democratici svedesi e il Vox spagnolo. Jordan Bardella, leader del Rassemblement National, ha definito la sua partecipazione all’evento come la manifestazione dell’impegno del partito contro l’antisemitismo, e le sue parole, se si considera che il Rassemblement natonal è l’erede del Front national di Jean-Marie Le Pen per il quale le camere a gas sono state un dettaglio della storia, suonano in modo strano. Il governo israeliano sta cercando di normalizzare i suoi rapporti con alcuni partiti di estrema destra europei: la necessità di cercare il dialogo con partiti estremisti nasce anche dall’isolamento a cui gran parte dell’opinione pubblica europea vorrebbe condannare Israele e nel caso francese, il Rassemblement national ha smesso di sembrare uno spauracchio da quando La France insoumis di Jean Luc Mélenchon non fa mistero di volere la distruzione dello stato ebraico.
Il rischio però è quello di finire in una grande contraddizione e anzi servire la causa degli estremisti che non si sono mai scusati per le posizioni antisemite del passato. Questi partiti sono alla ricerca di una normalizzazione e di uno sdoganamento che soltanto Israele può dare: se un membro del Rassemblemnt national viene invitato a partecipare alla Conferenza per combattere l’antisemitismo, chi potrà più accusare il partito per le sue origini? Nel cercare alleanze e di sconfiggere il fantasma dell’isolamento si rischia di fare il gioco di partiti per cui Israele è soltanto un mezzo per ripulirsi l’immagine. Ci vuole più di qualche dichiarazione su Gaza per dimostrare di non essere antisemiti.