Con una misura unilaterale il governo Lula azzera le tariffe sui beni alimentari eslcusi dal trattato con l’Europa. UnionFood: “L’accordo è un’opportunità, il Mercosur è estrategico per il made in Italy”
L’accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur, finalizzato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen lo scorso dicembre in Uruguay, aveva lasciato insoddisfatti diversi settori. Non solo quello agricolo, che vuole più protezione e rigetta il trattato, ma anche comparti che avrebbero voluto maggiore apertura e un accordo più audace. Durante il negoziato, durato oltre venti anni, si era capito che non c’era modo di arrivare all’abbattimento del 100% dei dazi (si è arrivati al 90%), così alcuni settori ritenuti sensibili sono stati esclusi. È il caso della pasta, un prodotto strategico per l’industria agroalimentare italiana. Ma qualcosa negli ultimi giorni è cambiato: il Brasile ha deciso, con una mossa unilaterale, di azzerare i dazi su diversi beni alimentari, tra cui la pasta. Il governo di Brasilia ha portato a zero l’aliquota fiscale sulle importazioni di undici prodotti alimentari, tra cui carni, sardine, caffè tostato, chicchi di caffè, olio d’oliva, zucchero, olio di palma, olio di girasole, mais, pasta e biscotti.
La misura è stata annunciata dal vicepresidente e ministro dell’Industria Geraldo Alckmin, che ha negoziato e concluso l’accordo tra il blocco dei paesi del Sud America e l’Unione europea. Nella decisione del governo Lula giocano sia ragioni di politica interna sia di politica estera. Nel primo caso, l’abbattimento delle barriere tariffarie dovrebbe contribuire al contenimento dell’inflazione: la riduzione delle tasse sulle importazioni consentirebbe l’ingresso di merci a costi più bassi in una fase di incremento dei prezzi dovuto anche ai problemi di natura fiscale del governo socialista. Sul lato di politica internazionale, invece, c’è la preoccupazione per l’ondata protezionistica innescata dai dazi di Donald Trump. Il Brasile, che con circa 200 milioni di abitanti su 290 è il paese più grande del Mercosur, punta molto sull’accordo con l’Ue sia per le sue esportazioni sia per attrarre investimenti. E pertanto, di fronte alle titubanze europee (tra cui quella italiana), migliora le condizioni togliendo i dazi su prodotti che erano rimasti fuori dall’accordo per non far naufragare un free trade agreement che creerebbe un’area di libero scambio tra 700 milioni di produttori e consumatori.
Dal punto di vista italiano è una notizia positiva, da un lato perché inaspettata, dall’altro perché apre il mercato sudamericano a prodotti agroalimentari come la pasta (su cui attualmente i dazi in Brasile sono al 14%) in una fase in cui rischia di chiudersi il ricco mercato nordamericano degli Stati Uniti. La decisione del Brasile, essendo una misura unilaterale estranea al trattato con l’Ue, potrà comunque essere rivista in futuro ma in ogni caso è un importante segnale per una parte dell’industria che, seppure generalmente favorevole all’accordo di libero scambio, era rimasta un po’ delusa per non poterne cogliere appieno i vantaggi.
“Esprimiamo certamente soddisfazione per il lieto fine di un negoziato troppo lungo e tortuoso” dice al Foglio Mario Piccialuti, direttore generale di UnionFood, l’associazione di Confindustria che rappresenta gran parte dell’industria agroalimentare. “L’area del Mercosur è per la pasta italiana una destinazione importante in termini strategici: attualmente esportiamo pasta per un valore di poco più di 53 milioni di euro, ma questi numeri sono bassi anche a causa dei dazi attualmente in vigore. Per questo i margini di crescita sono molto interessanti, considerata non solo l’estensione di tali nazioni ma anche la loro popolosità e il fatto che molta parte sia di origine italiana, quindi legata alle tradizioni mediterranee”.
La pasta, tra l’altro, è ritenuta un prodotto strategico perché può essere un volano per tutto il made in Italy alimentare, come ad esempio il vino su cui l’accordo con il Mercosur abbatte i dazi che ora sono al 27-35%. Ma i vantaggi dell’accordo riguardano tutti i principali settori industriali, dalla meccanica alla chimica, dall’automotive alla farmaceutica. Nonostante ciò il governo Meloni, che in Europa è ago della bilancia, finora si è espresso contro l’approvazione dell’accordo commerciale con il Mercosur. Una posizione “anti-patriottica” dato che, per proteggere interessi particolari, danneggia l’industria e l’economia nazionale. Dire di no significherebbe imporre un dazio all’Italia e all’Europa.