Il gigante cinese delle auto elettriche starebbe valutando la Germania per il suo terzo stabilimento europeo. Altavilla: “Difficile localizzarlo in paesi che non sono friendly con Pechino”. Annunciati accordi con le italiane Brembo, Pirelli e Prima Industrie
“Byd intende localizzare in Europa nuovi impianti”. Lo ha detto Alfredo Altavilla, special senior advisor per l’Europa del produttore di automobili di Shenzhen, durante la seconda giornata della decima edizione del #ForumAutomotive, in corso a Milano. Il marchio cinese sta tastando il terreno per capire dove sorgerà il suo terzo stabilimento europeo, dopo quelli previsti in Turchia e in Ungheria. Secondo un’indiscrezione di Reuters sembra che il paese più papabile sia la Germania. Ipotesi non confermata da Altavilla, che ha però precisato: “Sarà difficile localizzare uno stabilimento in paesi che non sono friendly nei confronti delle auto cinesi e l’Italia ha votato a favore dei dazi. Certo tutto può ancora cambiare”.
Proprio la Germania, lo scorso ottobre, si è schierata contro i dazi del 45 per cento proposti della Commissione europea sui veicoli elettrici cinesi, seguita poi da Ungheria, Malta, Slovenia e Slovacchia. Ma l’ok è arrivato comunque, grazie al supporto di dieci paesi favorevoli, tra cui l’Italia. “La Commissione di Ursula von der Leyen non dovrebbe innescare una guerra commerciale nonostante il voto a favore di possibili dazi punitivi contro la Cina“ ha scritto dopo il voto su X l’allora ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner: “Abbiamo bisogno di una soluzione negoziata”.
Se l’Italia non parte avvantaggiata per l’insediamento di un nuovo stabilimento, nonostante le missioni in Cina del ministro delle Imprese Adolfo Urso, per la filiera della componentistica italiana qualche opportunità c’è. Il gruppo cinese ha siglato contratti con Brembo (specializzata in impianti frenanti per veicoli), Pirelli (produttore di pneumatici) e Prima Industrie (che costruisce sistemi laser per utilizzi industriali): le tre aziende italiane saranno integrate nel ciclo produttivo della fabbrica di Byd in Ungheria, che in autunno avvierà una prima produzione di modelli. Gli accordi arrivano dopo l’incontro del 21 e 22 febbraio al museo dell’Auto di Torino con centinaia di fornitori di componentistica italiana, di cui Byd “ha apprezzato il livello di competenza”, ha spiegato Altavilla.
Anche per la Cina, un futuro solo elettrico è improbabile. “Il Green Deal è sbagliato e complica il percorso di transizione” ha affermato lo special advisor, secondo cui “l’obbligo del tutto elettrico al 2035 è impossibile da raggiungere. L’estensione almeno all’ibrido plug-in è necessaria”. Tuttavia, il ciclo di sviluppo di Byd continua a evolversi con speditezza, tanto che “combattere una guerra con i costruttori cinesi sulle nuove tecnologie è una scommessa perdente” ha aggiunto Altavilla. Per poi lanciare un messaggio chiaro ai produttori occidentali: “Se gli obiettivi strategici di Byd e degli altri due o tre grandi costruttori cinesi si realizzassero anche solo al 70 per cento, qualche costruttore europeo potrebbe sparire”.
Nel frattempo, il costruttore cinese continua a trainare il mercato asiatico. Sulla borsa di Hong Kong il titolo oggi ha guadagnato il 4,10 per cento, all’indomani della presentazione di un nuovo sistema di ricarica per auto elettriche in grado di raggiungere fino a 1000 kW di potenza, che promette di fornire una autonomia di 400 chilometri dopo cinque minuti di ricarica. La nuova piattaforma “Super e-Platform”, ha dichiarato il fondatore e presidente di Byd, Wang Chuanfu, punta a “rendere il tempo di ricarica dei veicoli elettrici altrettanto breve di quello dei veicoli a combustione interna”. Un guanto di sfida per i Tesla Supercharger, stazioni di ricarica rapida dedicati alle vetture elettriche di Elon Musk, attualmente impegnata a fronteggiare risultati deludenti sia in borsa che sulle stime di vendita.