Regge il patto Cdu-Spd-Verdi. Respinti i ricorsi contro il Parlamento in prorogatio

La scelta del Cancelliere in pectore, Friedrich Merz, e condivisa con quello dimissionario, Olaf Scholz, di far votare l’uscente Camera bassa del Parlamento la revisione costituzionale per derogare il “freno all’indebitamento”. Le conseguenze politiche e l’alleanza di governo che sembra funzionare

La proposta di revisione costituzionale per derogare al cosiddetto “freno all’indebitamento” ove siano previste spese militari e introdurre un fondo speciale per finanziare investimenti in infrastrutture sarà votata oggi dal Bundestag nella sua composizione precedente alle elezioni federali del 23 febbraio scorso. Come emerso subito dopo il voto, la costituenda maggioranza tra Cdu/Csu e Spd ha scelto di utilizzare l’Alt-Bundestag, ossia la Camera bassa del Parlamento in regime di prorogatio, anziché attendere l’insediamento del nuovo Bundestag, previsto per il 25 marzo.

Si tratta di una scelta, rivendicata dal Cancelliere in pectore, Friedrich Merz, e condivisa con quello dimissionario, Olaf Scholz, per sfruttare la circostanza favorevole che i gruppi parlamentari che hanno trovato un accordo sulla revisione – Cdu/Csu, Spd e Grüne (Verdi) – dispongono oggi della necessaria maggioranza dei due terzi, mentre non l’avranno più nella nuova legislatura. Di qui la convocazione del vecchio Bundestag per il 18 marzo da parte della attuale Presidente, Bärbel Bas. Tale decisione, poiché eccezionale, è risultata da subito controversa, anche se non si tratta della prima volta: nel 1998, su iniziativa dell’allora Cancelliere Helmut Kohl, il Bundestag in prorogatio votò, con maggioranza costituzionale, l’autorizzazione all’intervento militare in Kosovo.

In questo caso, però, due gruppi parlamentari di minoranza, AfD e Die Linke, hanno sollevato conflitto interorganico e richiesto l’adozione di misure cautelari al Tribunale costituzionale federale di Karlsruhe. Il 13 marzo il Tribunale ha respinto i ricorsi. L’art. 39 del Grundgesetz è chiaro: il nuovo Bundestag si insedia al più tardi 30 giorni dopo le elezioni federali, ma può riunirsi prima se un terzo dei suoi componenti o il Presidente federale o il Cancelliere ne fanno richiesta. Solo in tal caso, il Presidente del Bundestag è tenuto a convocare prima l’assemblea e qualora fissi una data non può poi rifiutarsi di dare seguito all’impegno preso. Non esiste, però, un diritto dei parlamentari a chiedere e ottenere l’insediamento della nuova legislatura ove non abbiano almeno un terzo dei seggi. Tale ultima ipotesi si verificherà per AfD e Linke soltanto nella nuova legislatura, ma in quella attuale dispongono al massimo di 122 su 736 deputati. Analogamente respinto è stato il ricorso d’urgenza per impedire che il vecchio Bundestag votasse una revisione costituzionale. Per Karlsruhe, infatti, tanto la concessione quanto il diniego di misure cautelari provvisorie avrebbe finito per frustrare del tutto l’autonomia parlamentare di esprimersi sulla revisione.

Dopo il voto del Bundestag, a doversi esprimere con identica maggioranza dei due terzi sarà anche il Bundesrat, la Camera alta rappresentativa dei governi dei Länder. A differenza del Bundestag, però, il Bundesrat è un organo permanente, il cui rinnovo avviene a rotazione sulla base dei risultati delle elezioni regionali e in cui ciascun Land – che dispone di un numero di seggi diversi sulla base della popolazione – esprime i propri voti in maniera uniforme. Stanti i numerosi governi di coalizione presenti nei Länder si è dubitato che una maggioranza dei due terzi potesse essere trovata. Per qualche giorno pareva perfino a rischio l’alleanza regionale tra cristianosociali bavaresi (Csu) e i civici “liberi elettori”, ma questi ultimi, dinanzi alla prospettiva di essere rimpiazzati dai socialdemocratici (Spd), alla fine hanno riconsiderato la propria opposizione. Nella giornata di ieri, sulla seduta in programma oggi, si sono però abbattuti due nuovi ricorsi d’urgenza da parte del gruppo parlamentare dell’AfD, di una deputata indipendente e di tre deputati liberali dell’Fdp. Secondo i ricorrenti, la commissione bilancio, nel licenziare la proposta di revisione costituzionale, non avrebbe dato luogo alle necessarie audizioni di esperti. Nell’attesa che questa notte (?) il Tribunale di Karlsruhe si pronunci, non si può non constatare come la prospettiva che, in base a un nuovo indirizzo politico, la Costituzione possa essere modificata da un Parlamento privo della legittimazione popolare corrispondente ai risultati del voto del 23 febbraio, ha letteralmente scatenato la fantasia delle minoranze ricorrenti.

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