“Elly non forzare e fai l’europeista”. Parla Alessandro Alfieri

Il capo della minoranza Pd chiede a Schlein di non imporre un nuovo no al Rearm Eu nel testo della risoluzione del partito sulle comunicazioni della premier Meloni in vista del Consiglio europeo oggi al Senato. Le trattative sono ancora in corso. Fortissima tensione

“Spero ci sia la volontà politica per evitare di dividerci di nuovo. Questo è un passaggio storico. Non possiamo sbagliare, è troppo importante. La politica estera e i temi della difesa europea magari non sono decisivi per il consenso elettorale, ma sono fondamentali per la costruzione della credibilità di un soggetto politico e della costruzione di un’alternativa di governo”. Alessandro Alfieri, senatore del Pd e coordinatore di Energia popolare, il correntone della minoranza riformista del partito, ha passato ieri l’intera serata in un lunga riunione insieme agli emissari di Schlein, i capigruppo alla Camera e al Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia. L’obiettivo era limare la risoluzione del Pd sulle comunicazioni del presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo per cercare di evitare che quanto accaduto nell’Aula di Strasburgo, con il Pd diviso in due sul voto al piano di riarmo europeo voluto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, si replichi anche in Parlamento, creando dentro al partito una frattura che diventerebbe ancor più profonda.

Se fosse stato un eurodeputato, Alfieri avrebbe anche lui votato a favore del piano Rearm Eu. “Io – dice – anche se il piano non manca di molteplici criticità, penso non si possa non starci dentro: siamo di fronte a un passaggio epocale e il Pd, con il proprio peso, la propria autorevolezza di prima delegazione socialista a Bruxelles doveva esserci. Anche per modificarlo nelle parti che non ci convincono ovviamente”. Sul punto cruciale, quello del sostegno o meno al piano di riarmo europeo, quando questo giornale stava andando in stampa, a un testo comune non si era ancora arrivati. La segretaria potrebbe forzare. “Lavoriamo a un documento che sottolinei le criticità del piano sulle quali il governo dovrebbe negoziare con la Commissione – dalla necessità di non sbilanciare il costo del riarmo troppo sui bilanci nazionali, alla necessità di investimenti che contribuiscano a far crescere la collaborazione industriale trai i paesi europei e gli acquisti e programmi comuni tra pesi – ma che confermi comunque che questo è oggi un passaggio necessario per garantire la sicurezza dell’Europa”. Ce la farete a convincere la segretaria? “Io – ci dice Alfieri durante una pausa dalle sfiancanti trattative – lavoro per unire”.



Testo della risoluzione di oggi a parte, si dice che adesso, dopo il mancato rispetto della sua indicazione di voto all’Europarlamento, Schlein voglia addirittura arrivare a un congresso straordinario, e dunque a nuove primarie, per far valere con i numeri le proprie ragioni. “Penso che un congresso che parte per rispondere a un comportamento di voto diverso non sarebbe un congresso che parte nella maniera migliore”, risponde il senatore del Pd. “Credo piuttosto che quando ci sono i passaggi così delicati e simbolici ci sia bisogno di un metodo diverso che preveda un supplemento di riflessione con luoghi dedicati in cui prenderci tutto il tempo necessario. D’altronde, lo ripeto ancora una volta, questo è un passaggio epocale: da una parte c’è la politica e l’aggressività russa hanno fatto saltare le regole del diritto internazionale, dall’altra siamo di fronte all’azione di Trump che per la prima volta ha messo in discussione le basi del Patto atlantico, un’alleanza che non è solo politico-militare ma rappresenta una comunità che condivide i principi e i valori in difesa delle democrazie liberali. Il fatto che tutto questo per la prima volta sia stato messo in discussione pone l’Europa di fronte a delle scelte storiche. Ed è proprio per questo che ritengo che i partiti europeisti, come è sempre stato il Partito democratico, non possono mancare questa sfida”.



Anche la maggioranza intanto si è divisa in modo abbastanza clamoroso, solo che la divisione interna al Pd non vi ha messo nelle condizioni di incalzare il centrodestra. “Il centrodestra si è spaccato sul sostegno all’Ucraina, si sono spaccati sull’idea di costruire una difesa europea quindi sono davvero spaccati in maniera decisiva su questioni fondamentali per il futuro del nostro continente. Noi abbiamo avuto delle valutazioni diverse sui comportamenti di voto ma se andiamo sul merito le distanze sono meno lontane di quanto si pensi. Con un po’ di generosità credo e spero si possano costruire posizioni condivise. E’ quello che auspico avvenga oggi pomeriggio”.

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