Manifestazione contro il riarmo europeo, quarant’anni dopo la protesta contro i missili Cruise di Comiso. Tra nuovi Gandhi e deterrenza poco compresa, il pacifismo cerca una direzione: in piazza, senza una linea chiara, pensionati nostalgici e pochi giovani confusi
Ragusa. A sedici chilometri da Comiso, dove quarant’anni fa si protestava contro i missili Nato, oggi si scende in piazza contro il riarmo europeo. Il tempo passa, le guerre cambiano, ma il pacifismo da passeggio resta lo stesso: pacifico, certo, ma anche disarmato, letteralmente e metaforicamente.
Siamo a Ragusa, in piazza Matteotti, davanti al Palazzo del Comune. Duecento persone – pochi giovani – hanno risposto all’appello di Michele Serra, raccolto dalla sezione locale del Movimento Federalista Europeo. Qualche bandiera dell’Europa, qualcuna della pace, qualche cartellone con scritto “No al riarmo”.
Gianna, 75 anni, pensionata, è avvolta in una bandiera arcobaleno. “Io c’ero a Comiso quarant’anni fa e oggi come allora il riarmo non funziona per niente”, dice. “Il problema è che ci stiamo costruendo un nemico”. Non è un nemico Putin? “A livello ideale sì, ma i contesti globali sono cambiati”.
Dall’altro lato della piazza, Lina, giornalista di una tv locale di sinistra in pensione, ha idee più nette: “Bisogna fare gli Stati Uniti d’Europa e serve un riarmo”. Poi punta il dito contro la segretaria del Pd, Elly Schlein: “Bisogna fare un congresso subito. Se non si ha una linea chiara sulla politica estera, non si può governare un partito”.
Quarant’anni fa Comiso era la capitale del pacifismo internazionale. Pio La Torre raccolse un milione di firme contro i missili Cruise e, insieme all’onorevole Giacomo Cagnes, ex sindaco comunista di Comiso e presidente del Cudip (Comitato Unitario Disarmo e Pace), portò in piazza oltre 100 mila manifestanti. Allora c’era l’Urss, oggi c’è Putin. Allora si protestava contro i missili Nato, oggi contro la possibilità che l’Europa, anziché farsi invadere, decida di armarsi. Il dettaglio che sfugge ai manifestanti – ma non alla storia – è che fu proprio la deterrenza a portare al disarmo, non le manifestazioni con la chitarra.
Ma tutto cambia, e nella piazza di oggi la confusione regna sovrana. Dal cellulare di una ragazza parte la suoneria di Tony Cash: “Mio amore, espresso macchiato, per favore”. Lei risponde: “Pronto, sono in piazza con Claudia”. Poi si gira verso l’amica: “Che manifestazione è?”. Senza alzare lo sguardo dallo schermo, l’amica risponde: “Per la guerra in Europa”.
A ribadire l’ambiguità della piazza ci pensa anche la politica. Tra i presenti c’è Nello Dipasquale, del Partito Democratico, ex sindaco di Ragusa e oggi deputato alla Regione Sicilia: “Stiamo mettendo in discussione 70 anni di pace con una situazione internazionale difficile. Prima di parlare di difesa, serve fare l’Europa. Non sappiamo neppure gestire l’immigrazione e parliamo di riarmo?”.
Dall’altro lato c’è il sindaco di Ragusa, Peppe Cassì (centrodestra), che quarant’anni fa rincorreva un pallone da basket prima di diventare capitano con la Virtus Ragusa portandola in Serie A2.“Avere una forza armata è necessario, per sedersi a un tavolo, prendere decisioni ed evitare così qualsiasi tipo di conflitto”.
C’è chi crede che la parola sia l’arma più forte. “Non serve un riarmo”, dice Paola, 17 anni, presente alla manifestazione con il suo gruppo scout. E c’è chi è pronto a sacrificarsi per la pace. “Sono per la pace, le armi non servono”, afferma Carmelo, 70 anni, ex dirigente amministrativo che manifestava a Comiso contro i Cruise. “All’epoca fu il movimento pacifista a creare più deterrenza delle armi”. E se i russi attaccano? “Faccio la resistenza passiva, come Gandhi. Se il mio sangue può servire a creare un momento di riflessione, ben venga”. Tra i manifestanti spunta Michele Duchi, 90 anni, ex presidente del Tribunale di Ragusa. Negli anni d’oro di Comiso pacifista si ritrovò a giudicare proprio qualche manifestante che aveva creato scompiglio “Sono per la pace”, dice, “ma in tasca bisogna tenere la pistola pronta se qualcuno ci minaccia”.
A Comiso i missili furono smantellati grazie al Trattato Inf, firmato da due leader che si rispettavano perché avevano entrambi il potere di distruggersi. Ma questo, oggi, sembra troppo complicato da capire. Meglio manifestare, tornare a casa e convincersi di aver fatto la propria parte. Poi, magari, andare al mare, perché qui, nel profondo sud, il sole batte forte e le temperature sono già estive.