Il comune di Roma ha puntato e speso soldi sulle piste ciclabili, ma sono tutte già rovinate

Sono scollegate tra loro e non fanno rete. Capita spesso di percorrere una pista che poi finisce nel nulla, un’oasi del deserto, e ci si ritrova in mezzo al traffico. Lo scontro per il tratto finale di Viale delle Milizie scolorito e con la segnaletica che quasi non si vede più

L’hanno soprannominata la ciclabile della “conoscenza”, la pista per le bici che collega la Stazione Termini all’Università La Sapienza, inaugurata lo scorso 12 dicembre, con un costo di 600 mila euro per 750 metri di lunghezza. Ebbene, è già piuttosto malmessa, con il fondo rovinato in più punti. Col Campidoglio a spiegare che è colpa di lavori sulla rete elettrica, ma chi l’ha frequentata fin da subito racconta che il manto ha ceduto presto. Comunque, ora il Comune dovrà rimetterci mano.

Le piste ciclabili sono croce e delizia della città, agognate da chi usa la bicicletta per spostarsi o nel tempo libero e detestate dagli automobilisti più incalliti. Di recente lo scontro è andato in scena per il tratto finale di Viale delle Milizie, ciclabile importante perché collega piazzale degli Eroi alla banchina del Tevere, incrociando quella di Viale Angelico. La parte finale, però, è scolorita, con la segnaletica che quasi non si vede più, e così qualcuno ha pensato bene di parcheggiarci l’auto sopra. Una rivolta simile andò in scena anni fa a Testaccio, con i cittadini contro la ciclabile, che invece ora è usata da tutti.

Altra pista molto attesa è quella sul vecchio ponte ferroviario da Monte Ciocci al Vaticano, che collegherà il tratto San Filippo Neri-Monte Ciocci al centro della città. Realizzata grazie ai fondi per il Giubileo, l’apertura era prevista entro marzo, ma ancora una data non c’è. Il 17, invece, sarà inaugurato il nuovo Ponte dell’Industria, che vedrà il passaggio di auto, pedonale e ciclistico, sperando che la riapertura liberi la banchina del Tevere sottostante, ora interrotta da un cantiere per quei lavori. Mentre è stato riaperto il resto della banchina del Tevere, che da Castel Giubileo attraversa tutta la città, arrivando alla Magliana fino al Parco Leonardo, e si potrebbe addirittura arrivare a Fiumicino, ma mancano 10 km di ciclabile. “Il progetto era pronto, ma è finito in un cassetto. Ci auguriamo che l’attuale giunta voglia riprenderlo e finanziarlo, perché con una spesa ragionevole si consentirebbe ai ciclisti di arrivare al mare in tutta sicurezza, oltretutto passando attraverso uno scenario naturale notevole”, sostiene Fausto Bonafaccia di Bici Roma, società sportiva che dal 2003 si batte per la mobilità su due ruote nella capitale.

Il tasto dolente delle ciclabili cittadine è di essere scollegate fra loro, di non fare rete. Capita spesso di percorrere una pista che poi finisce nel nulla, un’oasi del deserto, e ci si ritrova in mezzo al traffico. Aspettando la realizzazione del fantomatico grab, il grande raccordo delle bici (45 km), occorrerebbe una visione d’insieme per progettare meglio le nuove e collegare quelle esistenti. “Avere una buona rete è fondamentale, perché stimola di più a usare la bici. Ben vengano le nuove piste, ma occorre ben manutenere anche le vecchie: se la segnaletica sparisce o avanza il degrado, ecco che la pista non sembra più tale e scoraggia la frequentazione. E se una pista è vuota, si dà un motivo in più a chi è contro”, osserva Bonafaccia di Bici Roma.

La richiesta, del resto, è in crescita. Negli ultimi anni l’uso delle biciclette in città ha avuto un aumento stimato del 20%, grazie anche al bonus bici che ha incentivato l’acquisto. Durante il covid per molti è stata un’alternativa al mezzo pubblico, poi qualcuno ha iniziato a usarla per sfuggire al traffico dei cantieri del Giubileo. Ma il grande salto è dovuto alla diffusione delle elettriche che, con le dimensioni e le salite di Roma, consentono l’utilizzo senza affaticarsi troppo e arrivare trafelati.

Le bici elettriche, però, possono essere anche un problema: di recente i rider hanno in dotazione mezzi che sono molto più scooter che bici, visto che viaggiano a gran velocità senza pedalare. Sulle ciclabili sono un pericolo. Per non parlare dei monopattini, che non ci potrebbero passare e invece lo fanno. “Anche per questo ci vorrebbe una pattuglia di vigili urbani in bicicletta, come accade in altre grandi capitali come Parigi e Londra”, dicono da Bici Roma. Qualche pizzardone in bici s’è visto solo a fare da scorta a Ignazio Marino, il sindaco-ciclista, e poi più nulla.

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