Quel tendone da circo che vuole pensionare l’Old Trafford

Un progetto adatto a Doha o all’Arabia Saudita più che a Manchester. Il folle doppio tocco di Madrid, la Uefa: “Valutiamo di cambiare la regola e di non annullare più in caso di involontarietà”

Più breve della corsa scudetto della Juventus, l’illusione dei romanisti di vincere l’Europa League è durata il tempo che ci metto io a bere una pinta di birra: pochissimo. Hummels farebbe bene a cambiare sesso e connotati e non farsi più vedere per le strade di Roma, così come ai varisti di Atletico-Real non conviene andare in vacanza nella capitale spagnola per un po’. Io non lo so come si faccia a vedere in pochi secondi il doppio tocco di Alvarez sul rigore poi annullato, là dove per vedere che forse qualcosa c’è abbiamo dovuto attendere i replay della Nasa in 8K e comunque il dubbio resta a seconda della telecamera utilizzata. So però che quei gran paraculi della Uefa hanno detto che “il doppio tocco c’è, ma valutiamo di cambiare la regola e di non annullare più in caso di involontarietà”. Intanto però Simeone l’ha presa nel posto che non posso più nominare pena le shitstorm social, e sono abbastanza sicuro che se la regola verrà cambiata la prossima volta il Real passerà il turno grazie a un rigore col doppio tocco.



E a proposito di doppio tocco, ho bisogno di affondare nella mia bionda la tristezza per le dichiarazioni di Sir Jim Ratcliffe. L’uomo più ricco della Gran Bretagna e proprietario – tra le altre cose – del Manchester United ha annunciato tutto orgoglioso che presto i Red Devils manderanno in pensione lo storico Old Trafford e costruiranno un nuovo stadio ancora più grande: 100.000 posti, l’impianto sarà “sormontato da un vasto ombrello, che raccoglie energia e acqua piovana, coprendo una nuova piazza pubblica grande il doppio di Trafalgar Square”. Le immagini del rendering che circolano sono terribili: una specie di enorme tendone da circo, una buffonata architettonica buona al massimo per Doha o l’Arabia Saudita, pinnacoli che sembrano disegnati da uno scenografo sottopagato di uno spin off di Star Wars, il tutto accompagnato dalle solite cazzate sullo stadio da usare 365 giorni all’anno per attività che c’entrano con il calcio tanto quanto io con il gin analcolico.



Lo United arriva buon ultimo in questa operazione di smantellamento del passato iniziata dalla Premier League: sabato 17 maggio si giocherà l’ultima partita al Goodison Park, lo stadio dell’Everton, negli ultimi anni abbiamo detto addio a Highbury, Maine Road, Ayresome Park, Upton Park, Ninian Park, Roker Park, Burnden Park, Dell, Filbert Street, Baseball Ground, Highfield Road, e naturalmente Wembley: pezzi di storia abbandonati per impianti più grandi, accoglienti, naturalmente inclusivi, che scaldano il culo e raffreddano l’anima. Ci si vergogna della propria tradizione, ai tifosi che si lamentano si dice di non rompere le palle, di stare seduti composti, non dire parolacce, applaudire durante la sospensione delle partite per far bere e mangiare i calciatori che fanno il ramadam e convincersi che grazie a un’area hospitality più grande il loro club vincerà la Champions League. Se no, daspo. Non mi avrete, bastardi.

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